Scomparsa di Saverio Verduci. Il ricordo commosso di Paolo Brunetti

Ciao Saverio…
Dare l’ultimo saluto ad un amico non è mai cosa semplice, soprattutto come in questo caso, quando chi, come me è tormentato dal dubbio se è il caso di salutarti nel silenzio egoista delle mie lacrime o di rendere pubblici i tristi sentimenti che oggi mi assalgono.
Alla fine ho deciso di tenere lacrime e tristezza per me ed affidare a queste poche righe il compito di ricordarti. Mi sono convinto che era più giusto così, senza frasi di circostanza, in maniera diretta, come piaceva a te.
Mi ricordo come fosse ieri il giorno in cui ti incontrai per la prima volta, ero un diciassettenne spensierato e assistevo ad una delle tue tante assemblee pubbliche. Subito mi colpì la tua passione nell’esporre le problematiche, la disponibilità nell’affrontarle e possibilmente risolverle. Alla fine della riunione stringesti la mano a tutti i presenti, battesti la mano sulla mia spalla e dicesti “ ciao giovanotto”.
Mai avrei pensato che da lì a qualche anno ci saremmo trovati fianco a fianco a condividere esperienze indimenticabili. Le campagne elettorali, le interminabili riunioni di sezione e di partito, i lunghi consigli circoscrizionali, il continuo rapportarsi con la gente.
Come non ricordare quando, alla fine di una giornata carica di impegni, sull’uscio della Circoscrizione, ci intrattenevi ancora per ore a raccontare aneddoti di gioventù, lotte politiche e sindacali, le imprese lavorative alle Poste.
Ricordo il tuo profondo rispetto verso gli avversari politici, il tuo tifare sempre per gli ultimi, ripetevi in continuazione “tifare per il più forte è troppo semplice”.
Mi sembra di sentire il vecchio squillo del telefono di casa, alle dieci di sera, per dirmi che l’indomani mattina ci saremmo dovuti vedere presto perché c’era tanto da fare. Ricordo la tua ostinazione quando decidevi che bisognava portare avanti una pratica , sollecitare interventi, e alla mia domanda su quanto tempo avessimo, arrivava ferma e categorica la tua risposta “non molto, collega Vice Presidente, siamo già in ritardo” quando in realtà non avevamo alcun termine perentorio.
Ricordo la tua fissazione per la vecchia macchina da scrivere, le pile di lettere scritte a mano lasciate accanto al mio computer, con cortese richiesta di trascriverle, “senza fretta” dicevi “possibilmente per domani mattina”.
E che dire di quando soprattutto noi, giovani inesperti, ci arrabbiavamo nel contraddire qualcuno con la presunzione di avere sempre ragione, “Collega” dicevi “qualche volta possiamo avere torto anche noi”. O quando non perdevi la pazienza neanche di fronte alle offese personali, rispondevi difendendoti con forza ma sempre in modo distinto e signorile. Continuavi a ripetere “le persone vanno prese così come sono”. Quando qualcuno ti chiamava dottore, quasi ti arrabbiavi rispondendo “non sono laureato” e voltandoti verso di me ripetevi “dottore no, Cavaliere sì ma io continuerò a firmarmi Saverio Verduci e basta”.
Ricordo quando, magari stanchi e un po’ scoraggiati, alla fine di qualche giornata nella quale non eravamo riusciti ad ottenere quello che ci eravamo prefissati, ripetevi “in alto i cuori”. Bastava questa frase per ricaricarci, non per il contenuto in sé, ma per come la pronunciavi, sempre con il sorriso sulla bocca, agevolato dai tuoi grandi occhiali che ti aiutavano a nascondere la stanchezza.
E quando, quasi alla fine della tua Presidenza avevi deciso di dire basta alla politica attiva, ripetevi “io ho dato, ora tocca a voi”.
Ricordo la lunga campagna elettorale, i tuoi preziosi consigli, l’orgoglio con cui mi presentavi ai tuoi amici dicendo “lui sarà migliore di me”, il mio orgoglio nel poter dire di averti avuto come maestro politico e di vita.
L’attesa per gli esiti dell’ultimo ballottaggio, le tue continue chiamate per sapere se c’erano novità, la corsa sfrenata con la tua Peugeot 106 tutta ammaccata, il parcheggio a bloccare la strada con le quattro frecce, il tuo caloroso abbraccio, il tuo “ce l’abbiamo fatta” con la voce rotta da un filo di emozione, i tuoi occhiali appannati da qualche lacrima che insistevi ad addebitare al polline. Il tuo primo pensiero alla mia ragazza, oggi mia moglie, quando le raccomandasti pazienza e comprensione per il tempo che avrei dedicato al futuro impegno di Presidente, continuavi a ripeterle “devi averne almeno quante ne aveva avuto mia moglie Gianna per me”.
Ricordo quando, ormai a casa quasi sopraffatto dagli acciacchi, alle nostre domande, “dei tuoi ragazzi”, (come ti piaceva definirci), sul tuo stato di salute, rispondevi “benissimo, solo qualche acciacco” ma sapevamo che dicevi una grossa bugia. E quando prendesti in braccio il mio piccolo Rosario, di appena sei mesi, che, pur di farmi contento dicesti “è identico a te, avrà il tuo stesso carattere”.
Ecco Saverio, questi sono alcuni dei piacevoli ricordi che mi legano a te, frammenti di vita che nessuno potrà mai cancellare dal mio cuore e dalla mia mente.
Grazie per tutto Saverio, grazie per ogni singolo momento che hai dedicato agli altri, grazie per aver lasciato a tutti noi un esempio da seguire, un modello di come ogni vita debba essere vissuta, intensamente, senza un attimo sprecato.
Grazie per aver lasciato questi indelebili ricordi, di un galantuomo della politica, quella con la P maiuscola.

Ciao Saverio, possa Dio accoglierti nel Regno dei Giusti.

Paolo Brunetti
Presidente IV Circoscrizione

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