Martedì torna la storia antica con l’Anassilaos: Agatocle tiranno di Siracusa

Reggio Calabria. Torna la storia antica al centro dell’attenzione dell’Associazione Culturale Anassilaos con un incontro che si terrà martedì 22 marzo alle ore 18,00 presso la Sala di San Giorgio al Corso. Al centro della conversazione del Prof. Daniele Castrizio un personaggio di origine reggina, Agatocle tiranno di Siracusa, ed un anniversario, il XXIII centenario della sua morte, avvenuta forse in territorio reggino, a Catona, nel lontano 289 A.C. Un evento remoto ed un personaggio poco conosciuto la cui attività politica e militare riporta comunque all’attenzione di noi tutti, come dimostrano gli eventi in corso nel Mediterraneo, l’inalterata importanza strategica, ieri come oggi, del mare sulle cui sponde noi viviamo. Agatocle – scrive lo storico greco Polibio – essendo vasaio, venne ancor giovane a Siracusa dopo aver lasciato la ruota, la terra, il fumo. Dapprincipio divenne … tiranno di Siracusa, città che aveva acquistato allora grandissima fama ed immense ricchezze, poi fu … proclamato re di tutta la Sicilia … Agatocle non solo tentò di fare conquiste in Africa, ma morì nel fulgore del suo potere. Si dice che Scipione, il primo che vinse i cartaginesi, essendogli stato chiesto chi egli ritenesse più abili ed assennatamente coraggiosi fra gli uomini, abbia nominato i siciliani Agatocle e Dionigi. Nato nel 361 A.C. (o nel 359), da un esule reggino, Carcino, che a Siracusa aveva trovato ospitalità aprendo una fabbrica di vasellame (la ceramica reggina “calcidese” era rinomata in tutto il Mediterraneo), donde il dispregiativo “vasaio” degli storici aristocratici, fu tiranno di Siracusa e re di Sicilia (un titolo assunto per la prima volta da un tiranno), che egli riuscì, per un breve periodo, ad unificare sotto il suo scettro conquistando le città sicule in mano ai diversi tiranni e scacciando i Cartaginesi dall’Isola portando la guerra persino in Africa. Nel 299 a.C. passò lo Stretto e giunse a Reggio per portare aiuto ai greci di Calabria minacciati dai Bruzi e dai Lucani. Nonostante la spietatezza nel perseguire i propri obiettivi politici e militari ebbe un certo seguito tra il popolo minuto a Siracusa come nel resto della Sicilia. Egli infatti si appoggiò sempre alle classi più umili contro l’aristocrazia. La sua abilità non dispiacque agli storici antichi anche se la sua crudeltà sembrò ad essi eccessiva. Ne derivò un ritratto a chiaroscuro che trova un’eco in Machiavelli che, in un passo del Principe (Capitolo VIII) così scrive: “Agatocle Siciliano, non solo di privata ma di infima e abietta fortuna, divenne re di Siracusa. Costui, nato di uno figulo, tenne sempre, per li gradi della sua età, vita scellerata: nondimanco, accompagnò le sue scelleratezze con tanta virtù di animo e di corpo, che, voltosi alla milizia, per li gradi di quella pervenne ad essere pretore di Siracusa. […] Non può chiamare virtù ammazzare è sua cittadini, tradire gli amici, essere sanza fede, sanza pietà, sanza religione; li quali modi possono fare acquistare imperio, ma non gloria. Perché, se si considerassi la virtù di Agatocle nello entrare e nello uscire de’ periculi, e la grandezza dello animo suo nel sopportare e superare le cose avversa, non si vede perché egli abbia ad essere iudicato inferiore a qualunque eccellentissimo capitano; nondimanco, la sua efferata crudeltà e inumanità, con infinite scelleratezze, non consentono che sia infra gli eccellentissimi uomini celebrato”. Si può comunque ben dire che la Sicilia e la Magna Grecia sotto il suo governo ebbero per l’ultima volta la possibilità di autodeterminarsi e realizzare uno stato unitario.

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