Marino (Opera Nomadi): “I candidati a sindaco si impegnino nella lotta ai ghetti della nostra città”

Reggio Calabria. In questi giorni nel quartiere di Arghillà nord  verranno consegnati  90 alloggi e in questo modo si continuerà il percorso di esclusione sociale che negli ultimi venti anni ha portato a concentrare in questo luogo le famiglie più povere della città. Delle 90 famiglie, che avranno un alloggio, 15 saranno nuclei rom che, provenendo da una storia di decennale emarginazione nel quartiere di Ciccarello, si uniranno ai 112 che già risiedono ad Arghillà nord. Si incrementerà così il concentramento dei rom fino a raggiungere i 127 nuclei. Eppure il Consiglio comunale, a più riprese, a partire dall’agosto 1999, aveva deciso che il modello per l’inserimento abitativo dei rom dovesse essere quello dell’equa dislocazione sul territorio e l’operazione battezzata “rom delocation” e avviata nel 2006 doveva andare in questa direzione. Ma, mentre una parte delle famiglie rom è stata dislocata in maniera equa, parallelamente è stata realizzata un’azione di  grande concentramento ad Arghillà nord, che ha portato ad aumentare le famiglie rom dalle 54 del 2006 alle 127 dei prossimi giorni. Tuttavia, la questione Arghillà non riguarda solo le famiglie rom, ma tutti i nuclei che in due decenni sono stati concentrati in questo quartiere con l’assegnazione di un alloggio o che, loro malgrado, si sono auto-concentrati, occupando senza titolo, perché molto poveri. Oggi sono circa 600 le famiglie, (rom compresi) e nei prossimi giorni saranno 690. Concentrare in uno stesso luogo un elevato numero di famiglie a reddito molto basso, com’è accaduto ad Arghillà nord, significa costituire un ghetto ossia un luogo dell’emarginazione sociale, un quartiere dove non vengono garantiti i livelli essenziali di inclusione sociale. Questo concetto, sviluppato dalla Scienza sociale e oggi accettato dalla comunità scientifica internazionale, è poco conosciuto e quando è conosciuto spesso non è  accettato dai politici, perché nega la validità del modello delle case popolari costruite per quartieri. Modello che si è sviluppato negli ultimi 60 anni in tutta Italia, generando una serie di ghetti urbani in tutte le città. Per i sociologi che hanno studiato questo fenomeno, un quartiere diventa un ghetto quando più del 50% dei residenti si trova in uno stato di povertà e in questo modo si determina una condizione di concentramento di nuclei svantaggiati. “Quest’elevata concentrazione territoriale è molto importante perché imprime un’accelerazione ai processi di impoverimento. Quest’accelerazione è stata definita dal sociologo Wilson “effetto concentrazione”. Per Wilson un giovane che nasce in un quartiere in cui la maggioranza della popolazione in età da lavoro è disoccupata, e qui trascorre la sua infanzia e adolescenza, ha molte più probabilità di diventare un emarginato grave di un suo coetaneo nato in un altro quartiere con una composizione sociale più eterogenea. Infatti indipendentemente dalle sue inclinazioni personali, dal livello di coesione e dall’origine sociale della sua famiglia, egli deve colmare uno svantaggio di partenza. Il fatto di vivere in un quartiere in declino gli impedirà di assumere modelli di ruolo positivi e lo porterà a sviluppare relazioni soltanto con soggetti altrettanto svantaggiati che non sono in grado di aiutarlo ad uscire dalla disoccupazione e dal contesto segregante del quartiere. Si determinano così una serie di effetti cumulativi per cui la riduzione delle attività economiche riduce le relazioni sociali e a sua volta questa riduzione inaridisce i canali di accesso alle possibilità occupazionali che, sia pure in misura più ridotta, esistono (o che esistono in altri quartieri). Questo è nella sostanza l’effetto di concentrazione.” (Cfr. Enrica Morlicchio, in “Rapporto su Scampia”, a cura di Enrico Pugliese,1999) Quanto sostiene la Scienza sociale corrisponde con il disagio espresso dalle stesse famiglie che vivono nei ghetti come Arghillà e da quanto accade quotidianamente in questi luoghi Di fronte al fenomeno della ghettizzazione operata ad  Arghillà nord l’Opera Nomadi invita i sei candidati a sindaco ad impegnarsi concretamente a realizzare una politica di “housing sociale” orientata alla dislocazione abitativa delle famiglie svantaggiate, da applicare per Arghillà e per tutti gli altri ghetti esistenti in città. La lotta ai ghetti è oggi una vera emergenza. La  ghettizzazione urbana è uno dei gravi problemi che riguarda la nostra città, problema che è stato ignorato dagli amministratori della cosa pubblica i quali hanno la responsabilità della costruzione di territori urbani inclusivi.

Il presidente
Sig. Antonino Giacomo Marino

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