Martedì alla Sala San Giorgio al Corso conferenze sulla poesia risorgimentale

Reggio Calabria. Martedì 14 alle ore 18,00 presso la Sala San Giorgio al Corso prosegue il ciclo di conferenze dedicate all’analisi della Letteratura risorgimentale curato dalla professoressa Francesca Neri nel 150° dell’Unità d’Italia. Al centro della conversazione della studiosa sarà “La poesia risorgimentale”, una poesia che si inserisce ovviamente nel solco di quella “poesia patriottica” risalente a tempi in cui l’Unità d’Italia era un sogno vagheggiato soltanto da poeti e scrittori. Pensiamo alla canzone “All’Italia” di Petrarca con quei famosi versi:“vertú contra furore prenderà l’arme, et fia ‘l combatter corto: ché l’antiquo valore ne gli italici cor’ non è anchor morto”. che lo spregiudicato e disincantato Machiavelli pose a conclusione del suo “Principe” (Cap. XXVI). “A ognuno puzza questo barbaro dominio. Pigli, adunque, la illustre casa vostra questo assunto con quello animo e con quella speranza che si pigliano le imprese iuste; acciò che, sotto la sua insegna, e questa patria ne sia nobilitata, e, sotto li sua auspizi, si verifichi quel detto del Petrarca: Virtù contro a furore. Prenderà l’arme, e fia el combatter corto; Ché l’antico valore. Nell’italici cor non è ancor morto”. O All’Italia di Giacomo Leopardi: (Patria mia, vedo le mura e gli archi/E le colonne e i simulacri e l’erme/Torri degli avi nostri,/Ma la gloria non vedo…) o, nell’Ottocento, a Foscolo e Manzoni. Ma accanto ai grandi nell’età risorgimentale bisogna ricordare una schiera di poeti che visse e interpretò, sia pure con voce diversa, le vicende politiche-militari che portarono all’Unità e che in qualche caso partecipò ad esse prendendo le armi. Pensiamo ad Arnaldo Fusinato (Schio, 25 novembre 1817 – Roma, 28 dicembre 1888) autore, tra l’altro, della struggente “Addio a Venezia” con quell’ossessivo verso che si ripete quasi in ogni strofa “Sul ponte sventola Bandiera bianca!”, a Luigi Mercantini (Ripatransone, 19 settembre 1821 – Palermo, 17 novembre 1872), autore del celebre “Inno di Garibaldi” “Si scopron le tombe, si levano i morti, I martiri nostri son tutti risorti” e della, altrettanto celebre “Spigolatrice di Sapri” dedicata alla sfortunata Spedizione guidata da Carlo Pisacane “Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!”.), a Goffredo Mameli ((Genova Voltri, 5 settembre 1827 – Roma, 6 luglio 1849)1827-1849) autore della Canzone degli Italiani, testo dell’Inno Nazionale. E poi ancora a poeti come il Giuseppe Giusti di Sant’Ambrogio, e a Aleardo Aleardi (1812-1878) e Giovanni Prati (1814-1884), esponenti del cosiddetto “Secondo Romanticismo” o al garibaldino Ippolito Nievo (1831-1861), cui già l’Anassilaos ha dedicato un incontro e Giosuè Carducci (1835-1907), la cui evoluzione personale, artistica e politica, da acceso rivoluzionario, quasi giacobino, a sostenitore della monarchia sabauda, segna anche la fine della fase più vivace del Risorgimento Italiano e il suo ripiegarsi nell’ ”Italietta” che aveva cominciato a cercare il suo “posto al sole”.

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