Legge elettorale. Francesco Alì (Cgil) aderisce al comitato referendario

Reggio Calabria. “E’ da molto tempo che sono convinto che sia necessario modificare significativamente l’attuale legge elettorale, chiamata non a caso “porcellum”, per restituire ai cittadini  l’esercizio del diritto di voto sottratto, appunto, con tale legge. Per questo ho aderito, immediatamente ed in modo convinto, al Comitato Io firmo. Riprendiamoci il voto”. Con queste parole, Francesco Alì, già segretario generale della CGIL di Reggio Calabria e oggi responsabile di un Dipartimento della CGIL Calabria, nonché componente del C.d.A. della Fondazione Di Vittorio, promossa dalla CGIL nazionale, comunica la sua adesione al comitato referendario. “Credo, infatti ” – continua Alì – “che, constatato l’immobilismo del Parlamento sull’argomento, sia giunto il momento di chiedere direttamente ai cittadini di modificare significativamente l’attuale legge elettorale per portare rimedio ai gravi danni che essa provoca al nostro sistema politico”. Il sindacalista della CGIL snocciola, poi, punto per punto, cosa non va nell’ attuale legge elettorale. “Innanzitutto, le liste bloccate che privano gli elettori del diritto di scegliere i propri rappresentanti e ledono irrimediabilmente l’equilibrio tra i poteri. Un Parlamento di “nominati”, infatti, non solo non nasce da una scelta vera e propria degli elettori, ma non ha alcun potere reale nei confronti del Governo e del Presidente del Consiglio. In secondo luogo, un premio di maggioranza, così congegnato, esiste solo in Italia e ha effetti opposti a quelli tanto sbandierati sulla semplificazione e sulla stabilità. Attribuendo, infatti, il 55% dei seggi alla lista che ottiene un voto più delle altre (anche se ha il 35% dei voti), questo meccanismo obbliga anche i partiti maggiori alla ricerca di qualsiasi alleanza utile con la  conseguenza di coalizioni inevitabilmente non omogenee e con buona pace della stabilità del Governo. In terzo luogo, l’attuale soglia di sbarramento al 2% per le liste collegate in coalizione è un ulteriore incentivo alla frammentazione. Mantenere una soglia unica al 4% garantirebbe, invece, la presenza alla Camera dei partiti più rappresentativi, spingendo, per converso, le forze minori ad unioni reali (un unico simbolo, un’unica lista) senza la scappatoia delle coalizioni elettorali che, spesso, esauriscono il loro progetto politico all’indomani del voto. Al Senato, il sistema dei collegi consentirebbe anche la rappresentanza delle forze minori. Infine, l’obbligo di indicazione del candidato premier del Governo, interferisce con le prerogative del Presidente della Repubblica che può e deve scegliere in assoluta autonomia. Inoltre, tale meccanismo tende a trasformare il nostro sistema da parlamentare in semi-presidenziale senza i contrappesi dei sistemi presidenziali”. Francesco Alì spiega, quindi, cosa succederebbe se questi referendum dovessero passare. “Il risultato dei referendum che sono stati proposti dal Comitato referendario per la modifica sostanziale dell’attuale legge elettorale, sarebbe, innanzitutto, quello che gli eletti non sarebbero più nominati dai segretari partito, ma scelti tra i candidati attraverso la preferenza unica. La Camera sarebbe eletta con metodo proporzionale, senza premio di maggioranza e con una soglia di sbarramento al 4%. Il Senato sarebbe eletto su base regionale con metodo proporzionale, senza premio di maggioranza in collegi uninominali, con una soglia di sbarramento determinata dall’ampiezza delle circoscrizioni”. “Mi sembrano ragioni importanti per mobilitare un imponente impegno civile” – conclude Alì –“mi sono già attivato per prendere contatti con chi, a livello locale, ha già aderito al Comitato referendario e invito i cittadini, le associazioni, i movimenti, i rappresentanti delle Istituzioni e, soprattutto, i partiti politici democratici, progressisti e riformisti a sostenere i referendum che restituiscono il diritto di voto ai cittadini. Sono convinto che in tanti, nei prossimi giorni, sosterremo la raccolta di firme con gazebo e banchetti e promuoveremo iniziative per dare gambe e visibilità all’iniziativa referendaria.

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