Museo della Seta al capolinea: sarà asta pubblica

Reggio Calabria. Di seguito una nota di Rosa Furfari, direttrice del Museo della Seta.

Lo avevamo preannunciato poco prima delle elezioni comunali e provinciali ricordando impegni assunti da entrambi gli Enti pubblici rispetto all’assegnazione di una sede per il reggino Museo della Seta e del Costume che raccoglie testimonianze di rilievo di una tradizione antica di mille anni. Sia il Comune che la Provincia, infatti, 3 anni or sono annunciavano piena disponibilità ad assegnare una sede dopo una nostra pubblica comunicazione sulla precarietà delle condizioni in cui operavamo ed il riconoscimento da parte del Ministero per i Beni Culturali che voleva il Museo reggino nella rete del Museo della Moda Italiana che accoglie in sé prestigiose realtà come Palazzo Pitti, il Tessile di Prato e l’omonimo Museo della Seta di Como. Insomma un “prestigio” acquisito solo virtualmente, poiché nei fatti nessuno degli Enti ha mantenuto l’impegno ad assegnare la sede tanto desiderata. E’ di questi giorni la notizia (molto positiva) dell’affidamento dei lavori per la riqualificazione dell’ex Istituto della Visitazione (sopra Reggio Campi) che dovrebbe ospitare il Museo Civico e la Pinacoteca e che, all’origine, avrebbe dovuto accogliere anche lo stesso Museo della Seta con tanto di dichiarazioni pubbliche dell’allora assessore Giovanna Argentino Mazzitelli su questa intenzione programmatica. Di fatto, ci è parso verificare dalle cronache ufficiali che invece non è stata prevista la presenza del museo reggino come ci saremmo aspettati. Dal Palazzo dirimpettaio a Piazza Italia, la Provincia fa sapere che, malgrado una serie di “buone intenzioni” e proclami vari, non esiste alcun atto amministrativo ( come ci avevano voluto far pensare ) che preveda l’assegnazione della Sede assieme al Museo San Paolo che invece l’ha ottenuta presso l’attuale struttura del genio Civile in via Cuzzocrea. Insomma, in questa fiction politica bipartisan ad oggi , dopo 3 lunghi anni, Reggio non vuole una sede che raccolga le importantissime testimonianze della storia della seta. Inoltre i ritardi hanno fatto accumulare debiti divenuti insostenibili per la “piccola” realtà del Museo fintanto che stiamo per optare per la peggiore delle ipotesi da noi immaginata: la vendita dei reperti tramite asta pubblica. Considerato che , per motivi a noi incomprensibili culturalmente e politicamente, nessuno degli Enti interpellati in modo stressante sulla questione ha ritenuto opportuno valorizzare un pezzo di storia significativo della città e dell’intera regione, allora, forse, sarà meglio che queste testimonianze ( abiti, tessuti, strumenti e macchine antiche per la lavorazione delle fibre tessili) siano vendute al “miglior offerente” fra soggetti che coinvolgeremo in eventuale (speriamo di no) asta. Un gesto senza dubbio estremo che la dice lunga sull’amarezza del non avere una sede pubblica come in qualsiasi posto normale del globo in cui la cultura è valore indiscutibile Di trasformazione delle sensibilità umane.

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