Ex Polveriera. Marino (Opera Nomadi): “Politici interessati al vecchio edificio e non alla vita delle persone”

Reggio Calabria. Di seguito una nota di Giacomo Marino, presidente dell’Opera Nomadi.

Il sopralluogo effettuato dal sindaco Arena presso il ghetto dell’ex Polveriera e le sue dichiarazioni sulla stampa, che costituiscono la prima risposta positiva dell’Amministrazione comunale alle richieste di intervento avanzate dall’Opera Nomadi, hanno sollevato l’attenzione di qualche politico, non sulle sorti delle persone, bensì sulla necessità di preservare un presunto bene architettonico che insisterebbe nello stesso ghetto. L’insediamento dell’ex Polveriera è nato nel 1960 intorno ad un vecchio edificio militare. Oggi nel ghetto abitano 28 famiglie in condizioni igieniche e sociali gravissime e una parte di questi nuclei (11) risiedono in baracche che sorgono sul perimetro della vecchia costruzione militare, che da tempo presenta segni evidenti di cedimento strutturale. Questo vecchio edificio, che da pochi giorni è diventato un probabile bene architettonico, è alto circa 5 metri e, da quanto hanno certificato i Vigili del fuoco nel dicembre 2003, presenta gravi dissesti statici sulle strutture portanti e quindi potrebbe crollare, da un momento all’altro, sulle famiglie che vi abitano accanto, seppellendo 11 nuclei familiari e quindi uccidendo circa 50 persone. Negli ultimi anni, l’Opera Nomadi, nel denunciare le condizioni generali del ghetto, ha messo in evidenza, attraverso i media locali, il pericolo del crollo, riportando puntualmente le immagini del supposto bene architettonico, il cui muro perimetrale è chiaramente fuori asse rispetto al tetto e i cui locali sono colmi di tonnellate di rifiuti di ogni genere. Ma in questi anni nessuno si è mai interessato né della vita di questi cittadini e nemmeno di questo vecchio edificio, che oggi è promosso a presunto bene architettonico. Pur considerando importante il rispetto per i beni architettonici, ci chiediamo com’è possibile che, di fronte al dramma umano di 28 famiglie ( 116 persone, 38 minori e 78 adulti) che vivono in condizioni di grave pericolo, per alcuni acquisisca la priorità il preservare un eventuale bene architettonico. L’interesse per questo presunto bene architettonico, espresso in un comunicato stampa, subito dopo le dichiarazioni del sindaco ha coinvolto immediatamente la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici. L’istituzione ministeriale, in modo tempestivo, ha scritto al sindaco Arena mettendo in evidenza che le azioni di riqualificazione dell’ex Polveriera che il Comune intende realizzare, dovranno essere preventivamente autorizzate dalla Soprintendenza dopo che questa avrà verificato l’effettivo valore culturale di questo bene. E’ chiaro che questa attenzione è, in sé, positiva, ma essendo legata alla vita di un gruppo di persone, a nostro parere, non può essere trattata separatamente dalla questione sociale e tantomeno può prevalere su questa. A favore della vita di questi cittadini nessun politico ha mai scritto nulla e tantomeno nessuna istituzione pubblica di livello ministeriale o di altro livello si è mai interessata minimamente delle condizioni disumane in cui questa gente si trova a vivere da decenni . Dunque, un presunto bene architettonico è più importante della vita di un gruppo di persone? Il prevalere dell’interesse su questo presunto bene architettonico e non sulla vita delle persone non è solo un fatto moralmente riprovevole, perché già costituisce un ostacolo concreto all’operazione di sistemazione abitativa di questa gente, operazione che oggi serve a salvarle dal pericolo incombente. Mentre l’Opera Nomadi e le famiglie rom hanno chiesto all’Amministrazione comunale di avviare in tempi brevi la sistemazione abitativa delle famiglie per evitare la strage che potrebbe provocare il crollo dell’edificio, il Comune potrà agire sull’area solo dopo che la Soprintendenza avrà effettuato la verifica del valore culturale del presunto bene architettonico e quindi avrà concesso all’Amministrazione comunale l’autorizzazione ad intervenire sull’area. La Soprintendenza farà tutto questo entro quali tempi? Lo farà prima che il presunto bene architettonico crolli sulle famiglie? Il vecchio edificio militare in questione probabilmente non ha alcun valore culturale, tuttavia l’attenzione concentrata solo su di esso, di sicuro, ostacolerà una operazione sociale importante per la vita di decine di persone. Data la situazione, l’Opera Nomadi invita i politici interessati a questo edificio e la stessa Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici ad impegnarsi concretamente perché venga effettuata, in tempi brevi, la verifica necessaria su questo bene autorizzando subito dopo il Comune ad intervenire sull’area. Pensiamo che una società civile debba sempre mettere al primo posto la vita delle persone, senza eccezione alcuna per la loro appartenenza etnica, sociale e sessuale.

Exit mobile version