Squillace. Lunedì l’inagurazione della personale di Simona Severino, “Frammenti della visione”

Squillace (Catanzaro). La mostra dell’artista catanzarese Simona Severino, organizzata dall’ “Associazione Aggregazioni” e “Associazione Culturale Mythos”, con il patrocinio della Provincia di Catanzaro e del Comune di Squillace, sarà composta da un intervento diretto sulla pavimentazione della chiesa. In un linguaggio espressivo apparentemente simile a quello delle griglie di Piet Mondrian verranno realizzate delle sovrapposizione di forme geometriche che daranno luogo a delle “velature” percepibili solo nell’unità della forma stessa.
“[…] Prescindendo dalla sin troppo ovvia e inflazionata ipotesi di dialogo e contaminazione tra culture visuali distanti nel tempo, quale interazione è possibile tra un’architettura antica, destinata al culto cristiano, e un’installazione che traduce ambiziosamente in disseminazione cromatica orizzontale le nobili istanze del formalismo pittorico? Il lavoro proposto da Simona Severino, all’interno della chiesetta gotica di Squillace, sembra rispondere al quesito attraverso una sorta di accattivante sottolineatura, squisitamente cromatica, che ribadisce ed evidenzia, coerentemente con le forme espressive chela giovane artista ha codificato nel suo percorso di ricerca, la destinazione d’uso del luogo, quindi la sua sacralità. E questa sottolineatura, a ben vedere, avviene, per così dire, sotto il segno della sovrapposizione, che consente alle campiture di segnare a terra un percorso intellegibile, di variazione ed evoluzione cromatica, dal freddo del blu al caldo del rosso (colori, dal particolare valore simbolico anche in chiave teosofica), che segna l’avvicinamento fisico del fedele, dall’ingresso all’altare, al cuore del mistero eucaristico. Una sovrapposizione che non si limita, come nel caso delle campiture orizzontali, a determinare i soli passaggi dai valori freddi a quelli caldi, ma che di fatto, più globalmente, crea, tra il gotico e il contemporaneo, un inedito palinsesto di forme, una suggestiva interazione di linguaggi visuali, una complessa quanto articolata coralità di segni, non priva di seducenti dissonanze, che si armonizzano nel senso e nella spiritualità del luogo.[…]”

Andrea Romoli Barberini

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