Agliano: “Mai avuto rapporti con il collaboratore di giustizia Roberto Moio. Sono cresciuto denunciando le porcherie della ‘ndrangheta”

Reggio Calabria. Giuseppe Agliano commenta le dichiarazioni pronunciate dal collaboratore di giustizia Roberto Moio durante l”udienza di mercoledì nell’ambito del processo d’appello “Testamento”.

“Ho appreso, con non poco sgomento, turbamento e indignazione, dagli organi di stampa, che nel corso di un procedimento penale davanti alla Corte d’Appello di Reggio Calabria, denominato “Operazione testamento”, il collaboratore di giustizia Roberto Moio ha dichiarato che io sarei colui che procurava i voti negli ambienti della ‘ndrangheta di Archi per Giuseppe Scopelliti, essendo uno che avrebbe lo zoccolo duro proprio nel quartiere della periferia nord della città. Se così fosse, sarei stato un pessimo “procuratore” per l’allora Sindaco e spiego perché. Sono nato e cresciuto ad Archi e, anche se non vivo più in quel quartiere da molti anni, conservo l’orgoglio e la fierezza di chi sente forte l’appartenenza al territorio dell’infanzia e della giovinezza, dove rimangono ricordi, affetti e sincere amicizie e, dove, senza esitazione alcuna, unitamente alla stragrande maggioranza degli abitanti, ho scelto di stare fin dall’età della ragione dalla parte della legalità, della correttezza e della giustizia sociale, confortato forse dagli ideali politici e dalla militanza partitica, che mi hanno formato civilmente fin da ragazzino. Ad Archi ho iniziato il mio impegno politico, avevo 14 anni e frequentavo assiduamente la sezione del MSI-DN dedicata al Senatore Michele Barbaro ed al povero Giuseppe Santostefano, ucciso a Piazza Duomo nel corso di un comizio della sinistra per aver applaudito il nome di Giorgio Almirante e, parimenti, frequentavo la casa e la bottega di sarto dell’allora Segretario della sezione Enzo Cartisano, il quale non perdeva mai l’occasione per inculcare in noi giovani prima i sentimenti ed i valori morali e comportamentali individuali e poi quelli politici tipo Dio, Patria e Famiglia. Crescevamo così noi pochi giovani al servizio della politica e, a nostro modo di vedere, della società, nel rione a più alta densità criminale, attaccando manifesti con la scopa ed il secchio di casa denunciando il malaffare, il malgoverno, le mafie e le porcherie varie degli anni 70/80, spesso scherniti, derisi e minacciati (quando ci andava bene) dai Moio di turno. Ho fatto questo forse noioso, ma necessario, preambolo per dire che se avessi voluto fare percorsi e scelte di vita diverse quello era il tempo più opportuno e più conveniente. Conosco Moio come conosco quasi tutti gli “arcoti” che hanno riempito le cronache giudiziarie degli ultimi 30 anni, una conoscenza appunto da corrionali, senza ovviamente frequentazioni, contatti o rapporti di qualunque genere, meno che meno elettorali. Al riguardo e per tornare al mio presunto ruolo di “procuratore” di voti per Scopelliti (al quale mi lega, questo sì e, ne sono anche qui fiero ed orgoglioso, una lunga, sincera e affettuosa vicinanza prima personale e poi politica), rendo noto il mio “zoccolo duro” delle preferenze prese ad Archi nelle ultime tre consultazioni per il rinnovo del Consiglio comunale, sottolineando che ad ognuna di esse potrei assegnare un nome e un cognome. Su circa 4.000 elettori, io, arcoto, nel 2002 raggiunsi l’esaltante cifra di 57 preferenze; nel 2007 andò un po’ meglio: 61, ma l’apoteosi l’ho raggiunta nel 2011: 77 voti!! Non per fare pettegolezzo, ma ricordo di altri candidati che presero centinaia di voti di preferenza e credo non conoscessero neanche la strada per arrivare ad Archi. Quindi, per quanto mi riguarda, delle due l’una: o le “famiglie” non contano nulla o Moio ha detto il falso. A scanso di equivoci, pertanto, ho già dato mandato all’Avvocato Michele Miccoli di procedere con tutte le azioni atte a tutelare l’immagine e l’onorabilità mia e dei miei familiari”.

Giuseppe Agliano

 

 

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