Lamezia. Dieci arresti per usura: inchiesta avviata dopo l’esposto di un parente di un commerciante

Lamezia Terme (Catanzaro). Nella mattinata di oggi, i finanzieri del Gruppo di Lamezia Terme, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emanata dal gip del Tribunale, Carlo Fontanazza , nei confronti di 10 soggetti di Lamezia Terme, di cui 6 tradotti in carcere e 4 sottoposti agli arresti domiciliari, perché ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di usura, tentata estorsione ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria. Il provvedimento ha accolto l’impianto accusatorio riportato nella richiesta di misure restrittive avanzata dal procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Vitello e dal sostituto procuratore Maria Alessandra Ruberto, basato sulle investigazioni svolte dalle Fiamme Gialle lametine a seguito di un esposto presentato da un familiare di un commerciante lametino che si era allontanato dalla Calabria improvvisamente, abbandonando l’azienda e senza informare la moglie della sua destinazione, per il timore di ritorsioni da parte dei soggetti nei cui confronti aveva contratto cospicui debiti. I preliminari approfondimenti sulla vicenda, nonostante la reticenza dell’imprenditore, hanno consentito di delineare fin da subito alla Procura della Repubblica di Lamezia Terme l’ipotesi che questi fosse finito in un vortice di prestiti usurari che lo aveva condotto al dissesto finanziario. In particolare, come ha dimostrato la ricostruzione dei fatti operata dai finanzieri, man mano che la esposizione debitoria cresceva, la vittima si rivolgeva a più usurai. Complessivamente ne sono stati individuati 8 che avevano praticato prestiti con la tecnica della “vendita” o del “cambio” di assegni, cioè consegnando o facendosi dare titoli, d’importo tra i 3.000 ed i 6.500 euro e post datati di 30 giorni, pretendendo in cambio, oltre alla somma per la copertura del titolo alla scadenza, da 300 a 500 euro d’interesse, per un tasso annuo dal 100 al 200%, non lesinando – in alcuni casi – minacce per indurre la vittima a pagare i debiti. Peculiare è risultata la posizione di un usuraio, anch’egli imprenditore, cui la vittima si era rivolto per l’acquisto di autoveicoli a credito. Infatti, a fronte della cessione di alcuni autoveicoli in cambio di assegni postdatati, sono stati anche riscossi corrispettivi esorbitanti rispetto al valore effettivo dei mezzi venduti, con scarti equivalenti a tassi d’interesse di oltre il 144% annuo. L’attività investigativa condotta dalla Guardia di Finanza, durata circa un anno e mezzo, supportata anche da attività tecniche d’intercettazione ambientale e telefonica nonchè da mirati accertamenti bancari, ha consentito di pervenire, nel corso di numerose perquisizioni presso presunti usurai e vittime, al sequestro di titoli di credito per circa 200 mila euro e copiosa documentazione utile alle indagini. Proprio tali accertamenti ad ampio raggio hanno consentito ai finanzieri di portare alla luce un più vasto giro di prestiti illeciti ed attività usurarie, perpetrati da altri due pregiudicati lametini, dediti alla concessione di prestiti nei confronti di vari imprenditori locali in difficoltà finanziarie, sempre con il sistema del “cambio” di assegni e modalità e tassi analoghi a quelli inizialmente riscontrati. Particolarmente ardue sono risultate le testimonianze, a causa del “muro” opposto sia dai presunti “clienti” sia dalle persone informate sui fatti, per l’evidente timore che gli usurai incutevano nei confronti delle loro vittime, che in alcuni casi si sono rese responsabili di favoreggiamento personale.

 

 

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