Arghillà, le famiglie non possono pagare la tassa per lo scuolabus: niente scuola per 90 bambini

Reggio Calabria. Ad Arghillà nord, da giovedì 1 dicembre, circa 90 minori non potranno più andare a scuola in quanto a partire da questa data il Comune ha deciso di interrompere il servizio scuolabus, perché le famiglie di questi minori, che hanno un reddito di povertà, non hanno pagato la tassa di iscrizione.
Nel mese di settembre, l’Opera Nomadi ha chiesto formalmente al sindaco e all’assessore alla Pubblica istruzione di abrogare questa tassa. Alla richiesta l’assessore Nociti ha risposto promettendo che avrebbe impedito l’interruzione del servizio e si sarebbe impegnato per l’abrogazione della tassa. Ma poi nulla è stato fatto.
Un’amministrazione comunale, a nostro parere, dovrebbe comportarsi come un buon padre di famiglia che garantisce a tutti i diritti fondamentali, sostenendo soprattutto i soggetti più deboli. Le famiglie di questi minori vivono senza un reddito fisso e pertanto con pochi euro al giorno, ottenuti da lavori saltuari, devono provvedere al sostentamento del loro nucleo. Una famiglia, che si trova a vivere in queste condizioni economiche, se ha un’entrata di pochi euro con questa somma dovrà dare da mangiare ai figli e non potrà certo utilizzarla per pagare la tassa dello scuolabus.
Queste persone, ogni anno, dichiarano la loro condizione economica attraverso le certificazioni Isee che presentano all’Atam al momento delle iscrizioni dei propri figli al servizio di scuolabus. Senza considerare le gravi difficoltà di questi nuclei la Giunta comunale, due anni fa , con delibera nr 161 del 3 giugno 2009, ha deciso di imporre anche a loro la tassa di iscrizione al servizio di scuolabus. Questa delibera nei fatti impedisce alle famiglie povere di mandare i propri figli a scuola.
E’ chiaro, almeno per noi, che questo provvedimento oltre a essere profondamente ingiusto è soprattutto anticostituzionale perché contraddice quanto stabilisce l’articolo 34 della Costituzione italiana: “l’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”. In tal modo si nega il diritto allo studio a questi minori, diritto già leso gravemente dalle condizioni di emarginazione sociale in cui sono costretti a vivere. Naturalmente quanto stiamo affermando non riguarda solo le famiglie rom di Arghillà ma tutte le famiglie reggine che versano in gravi condizioni economiche per le quali, in questo momento di crisi, il Comune dovrebbe almeno evitare di gravarle di tasse ingiuste.
L’Opera Nomadi, in questi anni , ha più volte chiesto espressamente l’abrogazione di questa tassa per tutte le famiglie reggine che hanno un reddito al di sotto della soglia di povertà. L’abolizione di questa imposta finora non è stata applicata, tuttavia negli ultimi anni scolastici ( 2009/2010 e 2010/2011) le amministrazioni comunali, dopo aver interrotto il servizio l’hanno sempre riattivato.
Pertanto chiediamo al sindaco Arena e a tutti gli assessori di comprendere fino in fondo le gravi conseguenze di questo provvedimento ingiusto e quindi di porvi rimedio non interrompendo il servizio di scuolabus e abrogando finalmente questa tassa per le famiglie povere.

Antonino Giacomo Marino
Presidente Opera Nomadi

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