La lectio magistralis del cardinale Tarcisio Bertone

Reggio Calabria. Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato del Vaticano, sabato pomeriggio ha ricevuto a Reggio Calabria, il premio «Giovanni Paolo II» per la pace, conferitogli dall’associazione Anassilaos, tenendo una lectio magistralis: «l’alto magistero di pace del beato Giovanni Paolo II in continuità con le linee dei suoi Predecessori, così luminoso e fecondo d’insegnamento sulla pace del nostro Santo Padre Benedetto XVI segue le grandi traiettorie dottrinali di quanti lo hanno preceduto sulla Cattedra di Pietro».
Il porporato ha messo in evidenza come l’attuale Papa Ratzinger stia dando centralità ai valori universali che accomunano tutte le religioni, le culture ed anche i diversi sistemi di pensiero, un dato importante di conferma dell’apertura al dialogo nel solco di Giovanni Paolo II. La lectio magistralis è proseguita quindi mettendo in evidenza come oggi il Pontefice richiami sempre i cristiani alla centralità di Gesù che è riuscito ad abbattere ogni muro di separazione, rendendo concreto l’impegno per la pace universale e per la giustizia, condizioni senza la quale, citando il messaggio Urbi et Orbi del Natale 2005, è a rischio il futuro dell’intero pianeta.
Il Cardinale Bertone ha continuato offrendo, ai presenti che gremivano la sala Nicola Calipari, una riflessione sul magistero di Giovanni Paolo II a proposito della pace, dando centralità ai «costruttori della pace vera», spiegando che colui che porta la pace la deve possedere in se stesso, per rendere testimonianza a Cristo nella propria condotta quotidiana, vivendo in simbiosi con Dio e facendo la sua volontà, così come è espressa nei dieci comandamenti. «I veri portatori di pace saranno autentici pacificatori, in quanto si sforzeranno … appianando le tensioni che incontrano in famiglia, sul lavoro, nella scuola».
Il segretario di Stato ha quindi rammentato che nella prima enciclica del suo pontificato, la Redemptor hominis, del 4 marzo 1979, Giovanni Paolo II parlò di rispetto dei diritti umani per garantire la pace tra i popoli, e fu instancabile nel tessere i rapporti diplomatici con tutti i paesi per contribuire alla concordia tra le nazioni, snocciolando parte degli interventi fatti da Wojtyla per fermare le guerre e favorire il disarmo spendendosi senza sosta dal medioriente ai Grandi Laghi in Africa, dalla guerra delle Falkland al conflitto in Bosnia, alla guerra del Golfo ed alla crisi Usa-Iraq, «non c’è stata zona infuocata del pianeta che non abbia ricevuto l’attenzione dal Papa».
Il Porporato ha concluso il suo intervento sul magistero di Wojtyła per la pace nel mondo, ricordando, che ha rivoluzionato il concetto stesso di perdono, che assume un valore politico di prima grandezza come atteggiamento di riconciliazione. Spronando tutti a trasformarsi in operatori di pace, con coraggio e responsabilità indicando tre categorie fondamentali a cui Giovanni Paolo II ha da sempre assegnato un ruolo centrale: i giovani, le donne ed i cristiani.

Fabio Arichetta

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