Lamezia. Non mandano i figli alla scuola dell’obbligo: denunciate dai Carabinieri 118 persone

Lamezia Terme (Catanzaro). Il fenomeno della dispersione scolastica è fortemente sentito in alcuni Comuni del comprensorio lametino. Il negativo primato è tenuto proprio dal territorio rientrante nel Comune di Lamezia Terme. Anche in questo settore l’attività di controllo dei militari dell’Arma è costante. Grazie alla sinergia con i dirigenti degli istituti scolastici e con i servizi sociali, ogni anno vengono segnalati alla Procura della Repubblica tutti i casi di quei genitori o esercenti la patria potestà, che non inviano i propri figli alla scuola dell’obbligo. I dati dell’ultimo quadriennio relativi solo all’attività compiuta dall’Arma di Lamezia Terme sono significativi e stanno ad indicare che sussiste una problematica reale e preoccupante:

• Anno scolastico 2008/2009: 156 persone denunciate;

• Anno scolastico 2009/2010: 95 persone denunciate;

• Anno scolastico 2010/2011: 114 persone denunciate;

• Anno scolastico 2011/2012: 118 persone denunciate.

L’azione dei Carabinieri è rivolta in più direzioni perché persegue diverse finalità:

• scoprire e comunicare all’autorità giudiziaria il reato;

• segnalare ai servizi sociali le situazioni di particolare disagio;

• sottoporre all’attenzione degli organi preposti quelle situazioni meritorie di un’attenta valutazione anche sotto il profilo di un’eventuale perdita della patria potestà.

Dall’attività di controllo condotta in sinergia e stretta collaborazione con gli istituti scolastici, ed avviata sistematicamente in tutti Comuni rientranti sotto la competenza della Compagnia Carabinieri di Lamezia Terme (Lamezia Terme, Feroleto Antico, Pianopoli, Gizzeria, Falerna e Nocera Terinese), quest’anno è emerso che:

•  il 90% del fenomeno è concentrato nel Comune di Lamezia Terme;

• il 10% è equamente ripartito tra i Comuni di Gizzeria e Nocera Terinese.

L’85% è costituito da famiglie di etnia rom stanziali sul territorio lametino, il 10% riguarda famiglie di nazionalità marocchina le cui comunità sono particolarmente numerose nei due Comuni della costa tirrenica, mentre il restante 5% interessa famiglie italiane originarie del posto. L’azione di contrasto, quindi, svolge un altro compito molto importante, che consiste nell’individuazione di quelle situazioni ai margini del vivere sociale, fatte spesso di violenza, soprusi, indigenza, ed alcune volte solo di modi di vivere, che tuttavia impediscono ai minori di esercitare il diritto all’infanzia universalmente riconosciuto. Impedire che ai minori sia negato il diritto ad un’infanzia fatta di gioco e di crescita dignitosa all’insegna dell’istruzione o che vengano sfruttati e siano preda della criminalità, questi sono gli scopi dell’azione di contrasto dei militari dell’Arma. Numerosi sono i casi in cui nel 2011, i Carabinieri sono dovuti intervenire per prevenire e reprimere reati commessi da minori o ai danni di questi. Molti i minori denunciati ed anche arrestati per reati predatori o connessi allo spaccio di stupefacenti, ma molti anche quelli vittime dello sfruttamento degli stessi genitori che li avevano impiegati nell’accattonaggio: per dare solo alcuni dati, il Nucleo Radiomobile nel corso del 2011 ha denunciato ben 22 persone per impiego di minori nell’accattonaggio. In tutti questi casi si nascondo situazioni familiari molto complesse e spesso drammatiche.

 

 

 

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