La politica ad un tornante storico: largo ai giovani

Proponiamo ai nostri lettori un breve studio del Prof. Antonio Antonuccio, Docente a contratto presso la Facoltà di Scienze della Società e della Formazione dell’Area Mediterranea dell’Università per gli Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria: «La politica in un tornante storico: largo ai giovani», (clicca qui per scaricare il saggio in formato pdf) un saggio che mette in evidenza l’esclusione dei giovani dalla politica e l’annichilimento del loro interesse per ciò che ha una valenza pubblica. In Italia vivono più di otto milioni di giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni che vivono in un limbo contemporaneo nel quale studiano, lavorano da precari o, ancora peggio, in nero, la cui rappresentanza parlamentare è talmente esigua che, ad oggi, sono meno di dieci i deputati under 30.

Il rapporto tra i giovani ed i partiti, poi, non è trasparente: raggirati da veri “marpioni della politica” che li utilizzano per le campagna elettorale, alcuni di loro vengono cooptati dall’alto per ricoprire ruoli di dirigenza nei settori dei movimenti giovanili e la scelta cade, nella stragrande maggioranza dei casi, su quelli dotati di minore capacità critica e dialettica.

In questa sua analisi impietosa, il Prof. Antonuccio mette in evidenza come “la loro valorizzazione all’interno delle nostre strutture politiche contemporanee di base avviene solamente attraverso il meccanismo della fiducia personale quando non della corrente politica e, in genere, in maniera nepotistica. Quelli che sono il valore ed i valori come la bravura politica, l’intelligenza strategica, la capacità professionale, la costanza e l’autonomia di pensiero non sono affatto apprezzati, anzi divengono motivo di sentimenti come l’invidia e di azioni di emarginazione quindi di prevaricazione. Allo stato, quello che può essere apprezzato è la totale e cieca fedeltà alla linea politica del gruppo d’appartenenza. A ragione di ciò, il talento ed il merito non vengono incentivati e per questo il nostro sistema politico ha intrapreso una deriva che non promette nulla di positivo”.

Quanto esposto dal sociologo sin qui sembra più che sufficiente a stimolare i nostri lettori qualche riflessione. Certamente in alcuni passaggi del breve saggio molti lettori si potranno ritrovare nei panni della “vittima sacrificale”. Ma in Italia questo è l’andazzo delle cose da molto tempo, meriti e bisogni sono soffocati dalle raccomandazione, altrimenti inettitudine e dabbenaggine la fanno da padrone ormai da quasi un trentennio. Il settore pubblico e privato soffre della sindrome della Repubblica fondata sui sofà e sulle spintarelle ma, suo malgrado, si trova al tornante storico, o almeno speriamo.

Fabio Arichetta

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