Processo “Crimine”. Al via la campagna di comunicazione “Una e ‘ndrina”

Reggio Calabria. “Il processo Crimine è destinato a fare epoca”. Esordiscono così gli amministratori dell’archivio multimediale Stopndrangheta.it nel comunicato di presentazione dell’iniziativa “Una e ‘ndrina”. Prevista invece per questa mattina la conferenza stampa, svoltasi nella Biblioteca Comunale e presieduta dai giornalisti Alessio Magro e Francesca Chirico, rappresentanti del gruppo di Stopndrangheta, e da Salvatore Salvaguardia in qualità di rappresentante della giovane associazione LiberaReggio Lab oltre che della rivista Terre Arse di prossima uscita. “Una e ‘ndrina” nasce come campagna di comunicazione sul processo “Crimine”, scaturito dall’omonima operazione scattata nel luglio 2010 e condotta dalle procure di Milano e Reggio Calabria, che sta per avviarsi alla conclusione. Anche il processo Crimine, così come il maxiprocesso di Palermo e il processo Spartacus a Caserta, è destinato a essere ricordato come un punto di svolta fondamentale nelle indagini e nelle inchieste atte a spiegare il fenomeno ‘ndranghetista.
Ad aprire l’incontro, Francesca Chirico: “Stopndrangheta ha deciso di lanciare questa campagna di comunicazione proprio adesso, a pochi giorni dalla conclusione del processo, perché siamo convinti che si tratti di un passaggio storico, il cui iter va spiegato e diffuso al di fuori delle aule del tribunale. Per far questo abbiamo anzitutto deciso di puntare sull’arma dell’ironia, così come dimostrano il titolo e il logo (il tre di bastoni delle carte da gioco napoletane) che si riferiscono chiaramente alla sacralità sin troppe volte calpestata dalla ‘ndragheta. Non a caso una delle immagini che più sono sono rimaste impresse di quelle raccolte nell’ambito delle indagini è quella che immortala uomini di ‘ndrangheta riuniti sotto la statua della Madonna di Polsi. Il nome, inoltre, si riferisce all’aspetto unitario della ‘ndrangheta che, proprio grazie alla sua capacità colonizzatrice, ha conquistato anche il produttivo Nord Italia”.
E’ la volta di Alessio Magro: “Il nostro obiettivo è quello di segnalare e di far comprendere l’importanza storica di questo momento. Siamo a una svolta, a un cambio di era nella lotta alle cosche ed è per questo che è necessario socializzare al massimo. La gente ha sete e bisogno di conoscere ciò che accade e ciò è ampiamente dimostrato dal fatto che abbiamo creato appena un paio di giorni fa un gruppo Facebook che ha già raggiunto i 1500 membri circa. E’ un chiaro sintomo dell’attenzione sempre crescente da parte dei cittadini che va stimolata”.
Da un punto di vista comunicativo appare decisivo, nell’ambito di questo progetto, il ruolo di internet e dei social network. A questo proposito interviene Salvatore Salvaguardia: “Internet ha cambiato il modo di fare comunicazione e di conseguenza anche la partecipazione dei singoli cittadini i quali dimostrano il loro interesse anzitutto in quanto appartenenti a un dato contesto sociale e cittadino e solo in un secondo momento in quanto membri di una o dell’altra associazione. E’ giusto ed è necessario che ogni cittadino nutra interesse personale a informarsi su quanto accade nella propria città. Al preciso scopo di incentivare questo interesse, abbiamo deciso di aderire come rivista e come associazione al fine di mettere al servizio della causa i nostri spazi telematici”.
Stopnadrangheta ha raccolto anche un corposo dossier con materiale di ogni tipo – articoli, foto, video – che segnano tutte le tappe che ci hanno condotto sino a qui, all’alba della sentenza del processo “Crimine”. Spiega infatti la Chirico: “Si tratta di un processo molto lungo, che comincia negli anni 70, quando ancora non c’era il reato di associazione a delinquere, con il summit di Montalto. Si passa poi ai memoriali dei pentiti, come quello di Pino Scriva, che risultano molto importanti poiché aprono degli stralci fondamentali al fine di comprendere come la ‘ndrangheta oggi sia diventata un sistema verticistico. Si legge, ad esempio, che Scriva disse che i magistrati avevano grosse difficoltà a descrivere la ‘ndrangheta, dal momento che questi facevano riferimento solo alle cosche. Invece, spiegava Scriva, la ‘ndrangheta funzionava un po’ come l’Arma dei Carabinieri: esistono le stazioni, le compagnie, ma l’Arma è sempre una. Altre fonti importanti – continua la Chirico – sono gli scrittori reggini dai quali ci sono state fornite descrizioni dettagliatissime delle riunioni a Polsi. Per poter assistere con i nostri occhi a immagini simili abbiamo dovuto aspettare 60 anni. Ciò che, infatti, crediamo che colpisca di più di tutto il materiale raccolto è proprio la parte audiovisiva. Le riprese dell’inchiesta “Crimine” ritraggono immagini dalle quali non si può più tornare indietro e a causa delle quali non ci si può più permettere una visione parcellizzata della ì’ndrangheta.
La campagna “Una e ‘ndrina” si estrinseca soprattutto via web ma, con ogni probabilità, verrà distribuita anche una versione cartacea. Inoltre sono previsti incontri con le scuole.
Le associazioni, dunque, così come tutte le piccole-grandi esperienze ci antimafia come quella di Stopndrangheta, si preparano ad accogliere la sentenza “Crimine”. Una sentenza attesa e discussa che è già marchiata a fuoco nella storia italiana.

Giulia Polito

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