Crisi Atam. Costantino (Cgil): “Stupisce il religioso silenzio del Comune”

Reggio Calabria. La situazione nel Trasporto Pubblico Locale è drammatica in tutto il Paese. Ma in Calabria lo stato delle aziende è quasi allo stato comatoso. Vale per tutte le aziende del TPL, ma in questo caso la prima che rischia di saltare è proprio l’Atam. Ma come mai, con le stesse ridotte risorse, le aziende del TPL di tante altre regioni del Paese, certamente con mille problemi, non sono al punto del dissesto finanziario come Ferrovie della Calabria o Atam, o altre aziende calabresi? Almeno per un paio di motivi. Il primo è che le Regioni avevano capito per tempo la gravità dei problemi e, oltre a protestare consegnando a luglio scorso simbolicamente a Berlusconi i contratti di servizio (Scopelliti era assente), hanno aperto una discussione seria col sindacato per salvare servizi e occupazione. In Calabria non c’è stato alcun incontro col sindacato e, per dire la verità, non c’è neanche l’assessore ai Trasporti: c’è solo una irresponsabile e incomprensibile apatia. Per questo, anche per la vicenda Atam, siamo fortemente preoccupati. E mentre al Centro regolatore e gestore dei servizi, cioè la Regione, sembra non importare nulla di quello che succede, il Comune di Reggio, proprietario dell’Atam, fa finta che tutto è a posto e tira a campare, convocando un incontro col sindacato (ma senza Regione e Provincia sarà un incontro inutile) il 16 marzo. Tanto c’è tempo. Il secondo motivo è che, come quella di altre aziende calabresi, la crisi dell’Atam è di natura finanziaria e va affrontata quindi ricercando altre risorse per quell’azienda e per l’intero settore. Aver previsto 28 milioni in meno per il Trasporto Pubblico Locale in Calabria rispetto al 2011 vuol dire che presto finiranno i soldi e le condizioni delle aziende, e quindi dei lavoratori, saranno allo stremo. Per questo la Regione deve convocare i sindacati regionali e discutere attorno alla proposta di razionalizzazione del sistema. Del resto, su questo il sindacato ha fatto una proposta seria, che già è diventata legge in altre regioni più avvedute, cioè quella di costituire un’unica Azienda regionale che abbatta i costi di gestione e costruisca un sistema di servizi più razionale che, nel medio periodo, faccia restare in equilibrio il settore. Ma nel merito della vertenza Atam occorre precisare che la crisi finanziaria è dovuta essenzialmente a crediti pregressi vantati dall’azienda e che ancora Comune e Regione non hanno onorato. Ma c’è di più: il Comune di Reggio, proprietario dell’azienda, che doveva pagare i pullman acquistati, ha accollato completamente quel costo, circa 4 milioni di euro, all’azienda facendola enormemente esporre. A questo punto non c’è che una via d’uscita: il Comune, se non può ricapitalizzare l’Atam, chieda ad altri Enti pubblici, in primo luogo la Provincia, di acquisire quote societarie in modo tale da salvare l’Azienda, i servizi e l’occupazione. Per questo l’incontro di giorno 16, se non ci saranno Provincia e Regione, sarà pressoché inutile e servirà solo a sentire la voce di un proprietario finora silente. Anche perché stupisce molto il fatto che gli amministratori reggini, di solito loquaci, mentre ormai da dieci giorni i lavoratori sono in sit-in permanente, siano rimasti in religioso silenzio privandoci dei loro profondi pensieri. Evidentemente si stanno ancora informando circa la reale situazione. Nel frattempo rassicuriamo ancora una volta l’Amministrazione comunale: si possono dividere le sigle sindacali, ma i lavoratori resteranno uniti a difendere il loro posto di lavoro e i servizi di mobilità per i cittadini di Reggio Calabria.

Nino Costantino – Segretario regionale Filt-CGIL Calabria

 

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