Presentazione di “Notturno Italiano” di Lucio Villari. Romeo (Scopelliti Presidente): “La democrazia dei Paesi più avanzati è fortemente a rischio”

Reggio Calabria. La partecipazione ad un incontro organizzato dalla sezione reggina UCID mi ha concesso il privilegio di assistere alla presentazione della pubblicazione “Notturno Italiano”, recente, preziosa fatica del Prof. Lucio Villari.
Dalla lucida ed appassionante illustrazione dell’opera fatta dal grande storico reggino, è stato agevole, quasi naturale, per ogni intervenuto, cogliere e trovare di estremo interesse alcune significative coincidenze che assimilano eventi consegnati agli archivi della Storia alla vita dei nostri giorni, con la inevitabile conclusione che se ne deve fare tesoro, soprattutto in una prospettiva futura, quantunque, allo stato, di problematica e preoccupata lettura.
E’ emersa una puntuale, significativa convergenza sui travagli che accompagnano i grandi cambiamenti, così come è stata sottolineata la circostanza che le svolte epocali coincidono con il tempo vissuto a cavallo di due secoli: accadde, ad esempio, sul finire del ‘700, con la Rivoluzione Francese, così come, a casa nostra, l’inizio del secolo scorso riservò un terremoto di inusitata intensità che rase al suolo le sponde dello Stretto.
Gli aspetti traumatici che caratterizzarono sia l’uno che l’altro evento non furono tuttavia di ostacolo allo schiudersi di grandi spazi grazie ai quali si registrarono significativi progressi.
L’Autore e i successivi interventi curati da personalità di rilevante spessore non si sono limitati alla constatazione delle gravi incognite che caratterizzano la vigilia di svolte epocali, anzi hanno sottoscritto un messaggio di grande speranza nel futuro: le tenebre della notte non possono che dissolversi e cedere il passo alla fiducia che accompagna l’alba di un nuovo giorno, soprattutto se si decidesse di viverlo prescindendo dagli schemi del passato, magari ponendo al centro di ogni nuova regola, politica ovvero economica che essa sia, l’Uomo, e con esso le sue essenziali esigenze di vita.
Dal mio modestissimo osservatorio ho apprezzato il taglio solidaristico del forum, e un segnale incoraggiante ritengo certamente di poterlo scorgere nei mutamenti in atto nella società italiana, dove è palpabile il grande apporto che già assicurano i numerosi immigrati, ai figli maggiorenni dei quali, veri e propri italiani, più dell’oggi che del domani, non potrà negarsi ancora a lungo il riconoscimento del diritto di cittadinanza italiana.
Qualcosa, però, impedisce di credere fino in fondo che ciò che per il bruco è fine del mondo, agli occhi del mondo sia invece farfalla.
Non escudo che l’aridità dei miei pensieri mi abbia tenuto distante dalle gravissime implicazioni insite nell’attentato delle Torri Gemelle e a ciò che esse rappresentavano, ma gli input dell’esposizione del Prof. Villari mi hanno portato ad idealmente collocarmi, senza punta alcuna di civetteria, al giorno del mio onomastico del 1989, coinciso con il crollo del Muro di Berlino, e con esso di ogni mattone, tristemente intriso di sangue innocente, sul quale la barbarie sovietica aveva costruito l’impero del male.
Senza voler far torto al rilevantissimo, quasi determinante contributo conferito alla causa della humana species da un Papa straordinariamente a misura d’Uomo, le scene di giubilo della Porta di Brandeburgo sono state salutate in Occidente come la fine della Guerra Fredda, ma la Storia insegna, e consente di ricordare che al pianto di Atene non corrisponde necessariamente la gioia di Sparta.
E’ inevitabile constatare come l’Occidente in quell’occasione avesse ben poco da esultare per l’implosione dei regimi comunisti dell’Est, visto che ne sta pagando anch’esso pesanti conseguenze, in termini sociali, politici ed economici, se è vero che il Vecchio Continente sta tentando di porre rimedio ad una situazione di grave affanno, per di più con scelte di oscura ispirazione.
Agli scettici sarà bene ricordare che è stato sufficiente commissionare le strafottenti, irridenti risate di due guitti, Angela Merkel ed il suo fido Sarkozy, l’una e l’altro corresponsabili a pieno titolo del nazismo finanziario che sta devastando l’Europa, perché in Italia, a distanza di venti giorni esatti dalla pessima e ridanciana esibizione di quei due kapò, prendessero forma le più oscure manovre finalizzate all’annichilimento della volontà del Popolo Italiano.
E ritornando alla auspicata transitorietà del “Notturno Italiano”, non sembra che la nottata possa passare in fretta: il black out della nostra democrazia ha fatto fermare l’orologio della Storia in Italia al 12 novembre 2011, e tale stato è irreversibile, almeno fino a quando sarà consentito che al vertice dello Stato possa assurgere chi, come di fatto è avvenuto in più occasioni, sia stato titolare del Ministero degli Interni; ciò, anche perché, se si volesse puntare lo sguardo a conflitti d’interesse, reali o presunti che essi siano, sarà bene ricordare una volta per tutte che l’inquilino del Quirinale è anche il Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
Il lamentato deficit della nostra democrazia rende evidenti le ragioni delle attuali preoccupazioni, molto vicine ad un pessimismo finora sconosciuto alla società italiana: proprio in questi giorni, in sede di G8 a Camp David, è in atto il tentativo disperato di evitare che il prossimo mese la Grecia abbandoni l’Eurozona, mentre la Spagna e l’Italia, già di per sé esauste, sembrano addirittura destinatarie di esercizi riparatori con perentorio precetto alle banche di bloccare il prelievo di danaro dai conti correnti: questa è l’ipotesi affidata alle colonne del prestigioso New York Times da Paul Krugman, Premio Nobel per l’Economia nel 2008.
Nessuno ne parla in Italia, dove si preferisce indulgere, ad onta di ogni evidenza, allo sproposito dello “stragismo mafioso”, la cui funzionalità ad un certo “carrierismo” ed alla prefigurata distrazione dell’attenzione della gente da “certi temi” è sin troppo evidente.
Perché non se ne parla? Forse non manteniamo memoria del fatto che, mentre si fronteggiavano i Paesi del Patto Atlantico e quelli del Patto di Varsavia, un terzo blocco, apparentemente defilato, in realtà si attrezzava per drogare e conquistare senza colpo ferire altri mercati, e quello europeo è tuttora privo di protezione da parte di chi avrebbe dovuto tutelarne integrità e competitività.
Il terzo blocco, che oggi ha dalla sua parte una impressionante liquidità, sembra avere le fattezze del vecchio saggio dagli occhi a mandorla seduto sulla riva del fiume in paziente attesa.
Oggi, la democrazia dei Paesi più avanzati è fortemente a rischio e non si comprende più a quali logiche essa risponda.
E’ il caso di interrogarsi se abbia avuto inizio, per il vecchio saggio, lo spettacolo, pazientemente atteso, del passaggio sul fiume dei cadaveri di due giganti dai piedi di argilla.

Oreste Romeo
Coordinatore provinciale di Reggio Calabria Lista “Scopelliti Presidente”

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