I Forti Umbertini dello Stretto per la difesa del territorio. Da presidio militare a luoghi per la valorizzazione dell’identità locale

Reggio Calabria. Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce: quasi sempre gli eventi negativi hanno molta maggiore visibilità dei tanti fatti positivi che pure accadono. Da essere minoranza responsabile, nei momenti più critici di una comunità, significa saper evidenziare le disfunzioni ma anche i risultati positivi, e comunque portare sempre un contributo di idee e proposte senza steccati ideologici. Mesi fa denunciammo il rischio gravissimo di vedere cancellato un pezzo importante di storia cittadina a causa della ventilata intenzione dell’amministrazione comunale di abbattere la Fortezza Sbarre, meglio nota come “ex Polveriera di Ciccarello”. Riteniamo doveroso, oggi, sottolineare l’importanza dell’avvio dei lavori per la sistemazione della strada d’accesso ai forti umbertini di Pentimele, avvenuto qualche giorno fa. E’ un segnale importante, significa che la città tenta ancora di costruirsi un futuro migliore, non si è completamente arresa malgrado le condizioni generali potrebbero indurla in questa direzione. Sottolineiamo un evento che potrebbe apparire banale se fosse considerato solo un normale intervento di manutenzione di un’arteria stradale dissestata: ce ne sono tante in città! Quella in questione però non è una semplice strada. O meglio potrebbe non esserlo, dipenderà dalle capacità dell’amministrazione. Il ripristino della viabilità di accesso ai fortini di Pentimele e alle zone circostanti costituisce la pre-condizione per rimettere in moto il processo di valorizzazione dell’area, che potrà trovare un supporto finanziario significativo nei fondi appositamente destinati nell’ambito del Progetto Integrato di Sviluppo Urbano – PISU.Ma, date le potenzialità del sito, è proprio rispetto all’intero processo che intendiamo apportare un contributo propositivo, essenzialmente su due aspetti metodologici. Il primo riguarda la necessità che l’amministrazione si doti di un programma organico che punti a una valorizzazione in chiave turistica della Collina, anche da realizzare per steps successivi, senza venir meno alle esigenze di tutela ambientale. Tale programma dovrebbe incorporare e, al tempo stesso, superare le finalità del concorso di idee di alcuni anni fa (quando le amministrazioni non sanno cosa fare tirano fuori un concorso di idee o un piano del colore…) che vedeva la Collina solo in funzione dei residenti, attraverso interventi fisici privi di logica economica. La rilevanza storico-architettonica dei Forti umbertini rende plausibile una loro capacità attrattiva anche per non residenti, se recuperati secondo una strategia di valorizzazione e non di mero recupero, rafforzando in tal modo il tentativo di sviluppo turistico che la città sembra voler perseguire da qualche anno. Il secondo aspetto riguarda invece specificamente le modalità di valorizzazione dei Forti. E’ noto che quelli presenti sulla Collina sono due elementi del più ampio sistema di fortificazioni, realizzato a fine ‘800, a difesa dello Stretto di Messina, che comprende complessivamente 23 fortezze, delle quali 9 sulla sponda calabrese e 14 su quella siciliana: si tratta di un sistema di estremo interesse sotto il profilo dell’architettura militare ma, soprattutto, costituisce uno degli elementi unificanti il territorio che gravita intorno allo Stretto di Messina di maggiore significatività, nonché una delle poche testimonianze storiche antecedenti il terremoto del 1908. E’ noto, inoltre, che le strategie di valorizzazione turistica, perché abbiano possibilità di successo nella competizione globale, non puntano più a singoli fattori ma all’organizzazione e promozione di interi sistemi territoriali e delle risorse in essi presenti. Occorre spostare l’attenzione, quindi, dai singoli forti all’intero sistema, da valorizzare in maniera coordinata attraverso un programma in grado di riempire di contenuti l’idea di città metropolitana dello Stretto. Non mancano sul territorio competenze di tutto rispetto, a partire da quelle presenti nel mondo universitario, e soggetti che nel tempo hanno operato concretamente per la valorizzazione di questo patrimonio, lontano da operazioni propagandistiche. Sulla sponda siciliana è già attivo un coordinamento dei soggetti che operano per la valorizzazione dei forti messinesi: siamo pronti ad avviare processi virtuosi anche sulla nostra sponda?

Enzo Tromba- commissario regionale idv

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