Villaggio dei Giovani, si è conclusa la 8 giorni su “Legalità e giornalismo”

Reggio Calabria. Venti ragazzi di Rosarno, in un bene confiscato alla ‘ndrangheta, per seguire un campus sul giornalismo e cultura antimafia. La notizia continua: hanno tutti tra i 16 e i 18 anni e, per otto giorni di fila, hanno incontrato giornalisti, scrittori e telecronisti, che hanno speso (e spendono ancora) la loro vita per la corretta informazione. Da Manuela Iatì ad Aldo Varano, da Claudio Cordova ad Antonio Melasi, da Valerio Chinè a Carlo Parisi e Peppe Caridi, passando per le redazioni di Gazzetta del Sud e Reggio TV. Ma senza dimenticare l’aspetto formativo, oltre quello informativo, i ragazzi hanno incontrato anche don Valerio Chiovaro, e dallo stesso sollecitati alla logica del pensiero, elemento imprescindibile per una vita piena ed autentica. Dal 24 al 31 maggio, gli studenti sono stati ospiti in un bene confiscato alla mafia, curato dai volontari dell’associazione “Attendiamoci” Onlus. I protagonisti sono stati loro, gli studenti del liceo scientifico “Piria” di Rosarno: sono gli stessi che hanno incontrato a scuola il procuratore Di Palma, gli stessi che hanno fatto la via crucis in nome di Fabrizio Pioli, gli stessi che non solo seguono, ma costruiscono, percorsi di legalità. Durante gli otto giorni, i 20 ragazzi hanno visitato anche il Consiglio Regionale: nei corridoi, gli studenti hanno incontrato il sindaco di Reggio Calabria Demetrio Arena, il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, ed il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca. I 20 giovani rosarnesi hanno incontrato anche il questore Casabona, che ha specificato loro che la lotta alla mafia non è una sfida tra “guardie e ladri”, ma tra persone oneste e disonesti, tra due modi diversi di intendere la vita: con percorsi dritti e faticosi, ma gratificanti in futuro e, dall’altra parte, con percorsi pieni di scorciatoie, curvi e gratificanti solo al tempo presente. Nel complesso, un campo dall’alto valore formativo e informativo, arricchito dall’esperienza residenziale, al centro della filosofia di “Attendiamoci”: i ragazzi hanno pranzato e cenato, pensato e dormito, tutti e assieme, nello stesso luogo. In una solo parola, hanno vissuto a pieno. Non solo la loro vita, ma anche quella di chi, in questo cammino, è stato insieme a loro.

 

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