Il Tempo, la Scienza e l’Uomo: questa sera al Planetario Pitagora

Vedo che sull’orologio sono le undici di sera. Dov’è qui il tempo? Sta nell’orologio? Si dice: il tempo viene esperito nel movimento delle lancette dell’orologio. Ma com’è allora, se l’orologio si è arrestato? Anche in tal caso, con l’arrestarsi dell’orologio, il tempo non è affatto svanito. Solo, non posso dire più che ora è.
Questo è uno dei tanti pensieri che Heidegger esprime sul tempo.
La scienza non può dirci che cos’è il tempo. Essa si interroga sulla sua misurazione: nell’atteggiamento scientifico naturale il tempo è un che di misurato e da misurare. Ma che cos’è il tempo? E qual è il senso di questo darsi del tempo? L’uomo ha il tempo. Può determinarlo riducendolo ad una mera serie di “ora”, eppure gli sfugge la comprensione del fenomeno del tempo e il senso dell’avere tempo. L’esserci umano ha a che fare con il tempo, ad esso è intimamente legato. Per risolvere questo legame occorre accedere all’esserci in maniera essenziale e originaria in modo da potere indagare il rapporto che l’esserci nella sua essenza originaria ha con il tempo. Il prof Antonio Monorchio nella sua relazione questa sera alle ore 21 al Planetario Pitagora evidenzierà come la causa ultima sta nel rapporto tra l’anima e il tempo.
La scienza misura il tempo ed è fallibile, perché la scienza è umana (Karl Popper).
L’uomo, secondo il pensiero del relatore, ha difficoltà ad accettare d’essere progetto di Dio e non è il lavoro che lo salverà perché il lavoro è alienazione. La sola salvezza non è il risultato dell’opera umana. Egli, l’uomo, tenta di vivere coltivando il sogno utopico di vittoria sulla morte. Ma ciò che veramente cerca è l’Assoluto.
Il prof Monorchio in conclusione cercherà di gettare luce su ciò che la tradizione ha da sempre obliato: l’esistenza umana e il rapporto che essa ha con il suo senso più profondo.

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