Regione. L’assessore Caridi replica al presidente del Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Reggio Calabria

Catanzaro. L’assessore alle Attività Produttive Antonio Caridi – informa una nota dell’Ufficio Stampa della Giunta regionale – replica al presidente del Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Provincia di Reggio Calabria Giuseppe Gentile. Di seguito il testo integrale della dichiarazione di Caridi.

“Rimango perplesso leggendo il promemoria prodotto dal Presidente del Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Provincia di Reggio Calabria, dottor Giuseppe Gentile, e consegnato alla Prefettura a sostegno della convocazione, disposta dal Prefetto vicario, con i rappresentanti sindacali del Consorzio stesso. Perplessità motivate dalla ricostruzione della situazione del Consorzio, di un’analisi del Presidente in cui non si tiene conto di alcuni fatti storicamente rilevanti della gestione, in termini di indirizzo e di controllo, delle attività direttive interne allo stesso Ente. Al punto 1 il Presidente annuncia di aver avviato le ”procedure per la dismissione di tutte le azioni/quote di partecipazione possedute dal Consorzio ASI in nove società, così come previsto dalla legge regionale n° 13 del 17/08/2005”. Non viene precisato, però, che è fatto obbligo agli enti strumentali, comma 2 dell’art. 32, di predisporre un piano di dismissioni “delle partecipazioni possedute che deve essere attuato entro e non oltre i successivi quattro mesi dall’avvenuta approvazione da parte della stessa Giunta Regionale.”. Tale piano non è mai pervenuto né al Dipartimento Attività Produttive né alla Giunta regionale e l’autonoma iniziativa del Direttore generale, del Presidente e del Comitato renderebbe nulla ogni attività dismissiva con potenziali danni economici allo stesso Ente. Inoltre non viene spiegato, al Sig. Prefetto e ai soci del Consorzio, perché sia stato determinato e approvato un contratto con il Direttore generale di ben € 200.000 annue oltre il premio di produttività: tutto questo in uno stato di crisi già accertato nel 2011.

Al punto 2 il Presidente comunica di aver provveduto alla “Revoca di tutti gli incarichi di studio, di consulenza e di prestazione d’opera professionale affidati a soggetti esterni, così come previsto dall’articolo 9 della legge regionale n° 22 del 11/08/2010.”. Al punto 3 il Presidente comunica la “Riduzione della spesa sostenuta per il personale dipendente di almeno il 10%, rispetto all’anno 2010, così come previsto dal comma 1, dell’articolo 9, della legge regionale n° 22/2010.

Il risparmio che si conseguirà nel 2012 sarà di circa euro 585.000, corrispondente al 20,47% della spesa sostenuta nell’anno 2010.”. Non viene però precisato che tali iniziative non sono state condotte rispettando le prescrizioni dei commi 13 e 14 dello stesso art. 9, che prescrive agli enti il rispetto rigoroso di una procedura di contenimento della spesa solo previa apposizione obbligatoria del visto di asseverazione dei rispettivi organi di controllo e la successiva trasmissione, entro cinque giorni dall’adozione, al Dipartimento Bilancio e Patrimonio. La mancata osservazione di tale prescrizione potrebbe rendere nullo ogni atto superficialmente proposto dalla Direzione e adottato dagli organi amministrativi dell’Ente, generando costosi contenziosi e ulteriori danni patrimoniali per l’Ente.

Al punto 6) il Presidente comunica la “Riduzione del numero complessivo dei dipendenti da 48 a 46.”. Tale affermazione risulta prodotta dalla posizione in quiescenza per il raggiungimento della pensione del precedente Direttore generale e la proposizione di licenziamento di un dirigente, per la quale risulta ancora pendente un giudizio.

In sintesi, se “nell’ultimo anno l’attività del Consorzio è stata improntata a criteri rigidi di contenimento della spesa, attraverso l’adozione di importanti misure e l’avvio delle seguenti azioni” si può rilevare come tra tali azioni vi siano anche un insieme di provvedimenti eseguiti in violazione delle prescrizioni previste dalle leggi regionali, passibili di nullità e potenziali costosi contenziosi ed alla la comunicazione al Prefetto di un pensionamento. Allo stesso, però, non è stata spiegata la riduzione di una unità lavorativa in sospensione di esito per la pendenza in giudizio presso il Tribunale del lavoro e la contestuale assunzione di personale dal 2008 di 10 unità lavorative.

Definire questa attività “improntata a criteri rigidi di contenimento della spesa” appare piuttosto eccessivo, in virtù del preoccupante stato in cui versa l’Ente.

Giova tuttavia evidenziare che gli stessi gestori dell’Ente, direttivi e statutari, abbiano però attivato le minime azioni di contenimento di ogni buon padre di famiglia e riportate nei punti : 4) Contrattazione sindacale per l’eliminazione di tutte le indennità aggiuntive non previste dal CCNL, alcune delle quali sono state già abolite. 5) Riduzione dei costi relativi: alle spese telefoniche, al pagamento del lavoro “straordinario” da compensare unicamente con ore di permesso, alle spese di “missione” del personale dipendente da effettuarsi solo in casi ritenuti effettivamente necessari e con l’utilizzo di vettura consortile.

In ragione di ciò, però, non si comprende come sia stato speso il patrimonio disponibile sui conti correnti bancari dell’Ente ed in titoli, che alla data del suo insediamento, dicembre 2008, ammontavano ad oltre 10 milioni di euro (circa 20 miliardi di vecchie lire) e che ad oggi risultano totalmente azzerati.

Per quanto riguarda i ricavi vanno evidenziate al Sig. Prefetto alcune imprecisioni.

Il Presidente annuncia al punto 1) che “E’ stato avviato procedimento d’ingiunzione nei confronti della Società I.A.M. SpA, gestore degli impianti consortili di depurazione e trattamento delle acque, per un credito superiore a 7 milioni di euro.”. Tuttavia è necessario rammentare che tale iniziativa sia stata avviata già nella fase del primo commissariamento e quindi solo a ben tre anni di “silenzio” e di interesse gestionale e buona cura degli interesse del Presidente Gentile che, di fatto, persegue oggi un percorso già avviato dal primo commissariamento regionale.

Per quanto riguarda il punto 2) il Presidente annuncia che “Sono in fase di redazione gli atti giudiziari per il recupero di un credito superiore a 3,5 milioni di euro vantato nei confronti del Ministero delle Infrastrutture.”. Di tale iniziativa il Dipartimento non ha alcuna informazione e non conosce il merito di tale contenzioso, pur rilevante, e l’ambito progettuale di tale intervento. Il Dipartimento, in tal senso, provvederà a verificare l’oggetto di tale contenzioso, onde evitare che l’azione avviata dal Consorzio possa ribaltarsi senza alcun motivo o causa sulla stessa Regione.

In merito al punto 3) il Presidente afferma che “Si attende il pagamento del credito vantato nei confronti della Regione Calabria, quale rata di saldo relativamente ai progetti GT01 e GT02 già ultimati nell’anno 2008, pari ad euro 1.091.431,38, più volte sollecitato.”. A tal proposito è necessario specificare che il Dipartimento regionale Infrastrutture e Lavori Pubblici, con nota prot. 259115 del 25/07/2012, ha comunicato che il Consorzio è debitore verso la Regione di € 1.609.455,57 e che la stessa Regione non si oppone ad una compensazione, come richiesto dal Direttore generale del Consorzio, per il presunto credito vantato di € 1.091.431,38 e, pertanto, rimane ancora in capo al Consorzio un debito verso la Regione di € 518.024,19 e nessun credito in merito. E’ molto importante evidenziare che, nonostante questa possibilità di compensare, il Dipartimento Attività Produttive, con grande senso di responsabilità, ha già emesso un decreto di liquidazione di 1.091.431,38 per il regolare pagamento degli stipendi. Riguardo al punto 4) il Presidente sostiene che “E’ pendente presso il Tribunale di Reggio Calabria il giudizio relativo al contenzioso con l’Autorità Portuale di Gioia Tauro, per l’occupazione di edifici ed altre infrastrutture consortili (valore di circa 73 milioni di euro).”, ma è particolarmente rilevante il fatto che il Tribunale di Reggio Calabria si è già pronunciato a sfavore dell’Ente consortile negando la sussistenza di qualsiasi credito verso l’Autorità portuale o altro soggetto, a causa dell’impossibilità del Servizio Tecnico del Consorzio di fornire al proprio stesso Ente consortile la prova documentale della planimetria indicante le aree oggetto di contenzioso. I punti ulteriormente citati non possono essere considerati attività straordinarie ma nell’ambito della ordinarietà dell’attività consortile e, se fondate nella loro legittimità e realizzabilità, avrebbero dovuto essere avviate molto tempo prima e non poste all’attenzione di fronte a uno stato di crisi già consolidato. Il proporre oggi queste attività, non comunicate ai soci in nessuna forma, evidenziano sia carenze strutturali della gestione e della direzione dell’Ente sia l’incapacità di affrontare e superare la crisi che questo Consorzio subisce da tre anni, senza una prospettiva di sviluppo e di capacità propositiva. Mi permetto di evidenziare, in conclusione, che l’amministrazione regionale, con la ferma volontà di rilanciare le aree industriali, ha preparato due bandi nell’ottica di uno sviluppo reale. In quello già scaduto, che riguardava i giovani imprenditori, è stata prevista una premialità per chi investe nelle aree industriali calabresi. Il secondo, di prossima pubblicazione, è improntato sullo sviluppo di Gioia Tauro, con particolare riferimento al retro-porto, al fine di rafforzarne il tessuto economico”.

 

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