Romeo (PdL): “Non accetteremo mai che si tenti di distruggere il Modello Reggio e il suo artefice”

Reggio Calabria. “Ci sono realtà che nessun detrattore può mistificare. Reggio Calabria è un modello, politico e amministrativo consegnato non solo ai cittadini, ma all’Italia. Lo rivendica in una nota Daniele Romeo, Coordinatore PdL Grande Città. “E’ un’identità – secondo l’esponente PdL – di governare i processi di crescita delle comunità attraverso la partecipazione diretta dei cittadini. In questi anni, infatti, l’Amministrazione ha sempre recepito le istanze della gente, attraverso i singoli cittadini, le circoscrizioni, le associazioni e tutti i soggetti in grado di proporre idee e progetti, favorendo l’aggregazione, la condivisione e l’unità d’intenti di tante forze eterogenee al fine di ottenere una crescita omogenea del territorio”. Per Daniele Romeo: “Reggio Calabria è cresciuta tanto, le tante opere realizzate non hanno bisogno di essere menzionate, in quanto restano un patrimonio incancellabile della città. E’ vero che, nel frattempo, i trasferimenti statali sono diminuiti e l’indebitamento per la realizzazione di opere pubbliche ha portato un’importante sofferenza di cassa, ma ciò non può servire per demonizzare e tentare di distruggere un modello. Un tentativo inaccettabile soprattutto perché il vero obiettivo non è il modello Reggio, ma il suo artefice. Chi può dimenticare la città fino al 2000? Una realtà che viveva solo di terziario e che non ha mai offerto alcun tipo di servizio minimo alla sua gente, lontana anni luce dagli standard qualitativi italiani, che oggi invece è considerata la più moderna e funzionale della Calabria, in cui sono proliferate attività prima inesistenti, a partire da quelle direttamente connesse al settore turistico. Ovviamente, a questo sviluppo si è giunti attraverso alcuni sacrifici, necessari per ridurre il gap con altri territori e permettere anche ai reggini di ricevere servizi funzionali, moderni e innovativi. Ed oggi l’errore di qualche singolo viene scientemente utilizzato a livello politico e mediatico per tentare di annientare il Modello Reggio: non è accettabile, né credibile. E’ bene precisarlo una volta per tutte: la sofferenza dell’Ente non è legata alla condotta inopportuna di qualche soggetto, ma alle somme utilizzate per realizzare nuove strade, nuove piazze (Carmine, Castello, Orange, S. Anna, S. Antonio, Condera, Capannina solo per citarne alcune), nuove grandi opere in grado di modificare il volto di Reggio (vedi tapis roulant), garantire i trasporti, la manutenzione, il decoro, i livelli occupazionali, la crescita sociale. Erano gli anni delle condizioni favorevoli, e nessuno avrebbe mai potuto immaginare che l’Italia sarebbe rimasta coinvolta in questa enorme crisi globale e sistemica”. Abbiamo già mostrato – dice il Coordinatore cittadino PdL – i dati riguardanti tutti i Comuni d’Italia, tutti indebitati, molti con cifre estremamente superiori a quelle certificate per Reggio Calabria (Roma oltre 12 miliardi! Napoli 2 miliardi! Parma oltre 600 milioni!). Non per nulla il Governo sta studiando un decreto per salvare oltre 1200 comuni italiani. Si tratta di realtà meridionali e settentrionali, grandi e minuscole, ma tutte accomunate da un bilancio passivo che non lascia scampo ad interpretazioni. E’ credibile, quindi, che tutti gli amministratori abbiano completamente sbagliato? Decisamente no. Chiudo con un messaggio chiaro: gli ispettori del Ministero hanno passato al setaccio migliaia di carte, evidenziando problemi relativi alla classe dirigenziale, ma nessuno ha avuto da ridire sulle grandi opere avviate e realizzate, corrispondenti ad una crescita che nessun detrattore può minimizzare. E si tratta di esperti contabili”. “Nessun economista, inoltre – conclude Romeo – ha sindacato su tali aspetti: siamo proprio sicuri che si stia giocando una battaglia alla pari? E soprattutto, siamo proprio certi che si stia ancora analizzando la situazione del merito? La verità, invece, è che si tratta solo di una guerra politica, sulla pelle dei reggini, che non accetteremo mai”.

 

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