“Reggio rivendica il suo ruolo”. Luciano Squillaci aderisce al Manifesto: “I motivi di una firma”

Cari Amici
a seguito di diverse telefonate di tanti di voi che mi hanno chiesto il motivo della mia adesione al documento “Reggio rivendica il suo ruolo”, ritengo doveroso chiarire in poche righe le ragioni di una sottoscrizione che, è bene ribadire, è a carattere assolutamente personale.
Tengo immediatamente a precisare che non sottoscrivo documenti senza prima averli letti e non aderisco senza essere totalmente convinto di ciò che faccio.
Questo a scanso di equivoci: non sono il tipo che superficialmente appone la propria firma e poi tenta, goffamente, di tirarsi indietro con “smentite di circostanza”.
Credo di aver sempre dimostrato coerenza nelle mie azioni, anche commettendo diversi errori, ed anche stavolta non vengo meno ai miei principi.
Scrivo quindi per motivare, non per giustificare.
Quando ieri sera ho infine deciso di sottoscrivere il documento, sapevo che rischiavo di creare confusione negli amici e forse anche disappunto. Eppure dopo aver attentamente meditato ho deciso di firmare.
Il motivo è presto spiegato.
Qualche giorno fa, a seguito delle prime indiscrezioni uscite su alcuni giornali e relative alla relazione del Prefetto sul lavoro della Commissione di Accesso, si segnalava, quale ambito nel quale maggiormente la ‘ndrangheta era riuscita a penetrare, proprio quel mondo del Terzo Settore e dell’Associazionismo cui appartengo e nel quale ripongo le mie principali speranze per il futuro di questa terra. Ovviamente, come purtroppo spesso accade, le “indiscrezioni” sparavano nel mucchio, senza specificare nomi o circostanze.
Francamente mi è sembrato, e non solo a me ovviamente, di dover subire oltre al danno anche la beffa!
Come è noto, le organizzazioni del terzo settore di Reggio Calabria stanno vivendo la stagione più nera della loro ultratrentennale esperienza, una stagione che pone a rischio non solo la sopravvivenza delle organizzazioni, ma le stesse politiche sociali della città. Ebbene, non solo ci costringono a combattere quotidianamente per salvare servizi essenziali, ma addirittura si insinua, senza fare le dovute precisazioni, che vi sia una forte presenza della criminalità organizzata nel terzo settore.
Perdonatemi, ma quelle parole mi hanno indignato.
Non sono aduso alla polemica sterile, né ad assumere posizioni pregiudiziali, ma non posso accettare che si metta in discussione, senza distinguo, un mondo che da oltre tre anni sta salvando, a sue spese, i diritti dei cittadini più poveri e fragili! Se qualcuno ha sbagliato o sta sbagliando che lo si dica chiaramente, facendo nomi e cognomi!
Ho quindi deciso di sottoscrivere il documento dando allo stesso un preciso significato, che intendo ribadire in modo che sia chiaro sino in fondo cosa ho inteso sottoscrivere: credo in una città che ormai da troppo tempo si trova sotto il tallone di affaristi e criminali senza scrupoli, che spesso occupano, in proprio o conto terzi, i posti di maggior potere. Credo in una città che fatica a ritrovare orientamenti morali e etici capaci di indirizzarne il passo, dove la solidarietà sta diventando sempre più un lusso di pochi. Credo in una città che ha sperperato risorse importanti in attività inutili (o utili a pochi noti) e che spesso ha visto utilizzare le proprie istituzioni per fini privati.
Ma credo anche in una città formata da cittadini che non intendono mollare, uomini e donne capaci di pensare ad un futuro diverso, imprenditori, volontari, operatori sociali, commercianti, professionisti che ogni giorno faticosamente fanno il proprio dovere nell’interesse di tutti. Quando giro per le nostre associazioni e cooperative, quando parlo con operatori che non percepiscono stipendio da mesi, quando vedo quei volti, provati, stanchi, preoccupati, eppure determinati, capaci di piegarsi su chi soffre, nascondendo dietro un sorriso le proprie fatiche, mi convinco sempre di più che non possiamo cedere di fronte alle ingiustizie, che non possiamo abdicare la nostra sovranità di cittadini. Non siamo sudditi e non possiamo accettare di toglierci il cappello davanti a nessun potente, sia esso un capo ‘ndrangheta, sia un funzionario corrotto, sia un politico colluso. E non sono disponibile ad accettare una città dove appena ti esponi diventi ‘Ndranghetista o Santo in ragione di quale fazione fai più contenta, dove quello che dici è meno importante di “con chi lo dici”, dove puntualmente ogni cosa diventa contro o a favore di qualcuno, al di là del senso e del motivo per cui hai pensato, scritto o agito.
Non entro nel merito del commissariamento, che le Istituzioni facciano il loro dovere e decidano nell’interesse di tutti noi per il meglio per la città. Al contrario penso al dopo, alla necessità di metterci tutti in gioco per curare le ferite di questa terra, perché se è vero che non possiamo essere intesi tutti come mafiosi, è altrettanto vero che non si debbono negare le gravissime evidenze di una ‘ndrangheta fortemente avviluppata agli snodi principali di questa città.
Ho già avuto modo di rappresentare al Prefetto le nostre preoccupazioni per ciò che accadrà dopo, precisando che un eventuale scioglimento, se non vi sarà una particolare attenzione al sociale, rischia di mettere definitivamente in ginocchio un settore già terribilmente provato.
Detto ciò, e nel pieno rispetto delle diverse posizioni, rivendico il diritto fondamentale di esprimere la mia opinione, giusta o sbagliata che sia, sempre e comunque, senza preoccuparmi di offendere la sensibilità di alcuno.
Nel caso del documento che ho sottoscritto non so se, come qualcuno mi ha fatto notare, sono stato sciocco o semplicemente imprudente. Se, come qualcun altro mi ha scritto, “ho commesso un errore da dilettante”. Del resto, grazie al Dio nel quale credo e del quale mi sforzo di essere strumento, non sono un “politico di professione”, né un candidato a ruoli istituzionali. Sono solo una persona che come tutti voi, con mille limiti e tra enormi difficoltà, tenta di fare il proprio dovere per il bene comune.

Luciano Squillaci

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