Sciolto il Comune. Arena passa al contrattacco: «Relazione fallace, inesatta, contraddittoria, incompleta»

Reggio Calabria. L’ex sindaco Demetrio Arena passa al contrattacco sul tema dello scioglimento del comune per contiguità con la ‘ndrangheta. Di seguito il testo integrale diffuso al termine della conferenza stampa tenuta questo pomeriggio da Arena a Palazzo Campanella:

Lo scioglimento del Consiglio Comunale di Reggio Calabria rappresenta un evento storico, non solo per la nostra città ma anche per il nostro Paese, destinato come è a produrre effetti dirompenti in virtù del principio della contiguità contenuto nel provvedimento.

È notorio che la ndrangheta si connette alla società in un intrico melmoso, penetra nel mondo delle banche, del commercio, delle professioni. Si ammanta di legalità, approfitta delle crepe della legislazione, della lentezza della burocrazia e del lavorare per compartimenti stagni.
Orbene, applicando indiscriminatamente il principio della “contiguità”, tutte le comunità interessate dal fenomeno della ‘ndrangheta da oggi diventerebbero a rischio scioglimento in quanto “contigue”.
Ma ancor più grave è che questo tipo di provvedimento colpisce indiscriminatamente tutti, l’intera collettività, la quale dovrà convivere con un’etichetta che non dà di per sé né giustizia né, soprattutto, sicurezza.
Il provvedimento di scioglimento del Comune di Reggio colpisce una comunità che finalmente aveva acquisito un senso di responsabilità ed una voglia di reagire nei confronti della pervasività mafiosa come mai prima, supportando l’azione incisiva che specie negli ultimi anni lo Stato ha posto in essere nel contrasto alla criminalità organizzata.
Questo provvedimento colpisce quei cittadini che sono passati da un atteggiamento di generica diffidenza ad un attivismo che si è concretizzato in una serie di azioni quotidiane che, di fatto, hanno messo in crisi il sistema malavitoso.
Sembrerà paradossale ma, proprio nel momento in cui storicamente la nostra comunità sta reagendo contro il cancro mafioso, la si ributta nell’ignominia, additandola all’intera opinione pubblica internazionale come città “contigua”.
Il timore è che il provvedimento ingeneri un clima di sfiducia e di paura, che avvilisce e demotiva chi riteneva di trovare uno Stato interlocutore e se lo ritrova come insensibile colonizzatore, che lo giudica senza cercare di supportarlo in questa sua strada di guarigione: è come negare le medicine ad un malato che comincia a dare segnali di ripresa.
Paradossalmente la città avrebbe maggiormente compreso un provvedimento che avesse avuto i caratteri di una legge speciale di più ampia portata, tesa ad adottare drastiche iniziative per porre fine, in maniera decisa e radicale, al principale problema che l’attanaglia.
Infatti nessuno nega che a Reggio la vita sociale, economia e politica debba fare i conti con la ‘ndrangheta. Se il ragionamento fosse stato che questa situazione, che si trascina da decine di anni e che oggi le inchieste giudiziarie ne hanno messo in luce la portata scoprendo intrecci a tutti i livelli istituzionali e politici, nessun ambito escluso, se il ragionamento fosse stato che questa situazione avrebbe dovuto essere stroncata una buona volta per tutte, anche ricorrendo al commissariamento del comune, forse questo ragionamento si sarebbe potuto accettare.
Ma sostenere che l’amministrazione da me guidata fosse nelle condizioni di non potere operare perché contigua alla ‘ndrangheta, questo non è accettabile! E soprattutto io non sono disposto ad accettare di dover pagare un prezzo che nessuna cosa al mondo mi può indurre a pagare: quello della perdita del mio onore e della mia reputazione.
Di contro, lo scioglimento arriva come logica conseguenza di una relazione fallace, inesatta, contraddittoria, incompleta e, pertanto, fuorviante che ha comportato l’impianto di una semplicistica equazione: a Reggio c’è la ndrangheta, quindi il Consiglio Comunale va sciolto.
Tutto ciò non è accettabile!
Le modalità con cui si è arrivati all’attivazione della commissione di accesso, le pressioni e le imbarazzanti fughe di notizie verificatesi durante l’attività ispettiva e la convulsa fase che ha caratterizzato i giorni precedenti la decisione, hanno fatto ritenere a molti che il provvedimento sia stato assunto per ragioni politiche.
A detto dibattito oggi non intendo partecipare, lasciando alla politica il compito di approfondirlo.
Altri hanno cercato di seguire percorsi eversivi o complottistici tirando in ballo altri tipi di Poteri.
Neanche questa linea, francamente, mi appassiona.
A me interessa difendere una Città e l’operato di una Amministrazione che ha cercato concretamente, nel poco tempo lasciatole a disposizione, di compiere passi perfettamente in linea con quanto gli stessi ispettori definiscono “buone pratiche amministrative”.
In conclusione temo che un evento di questa portata rischi, come è successo purtroppo in passato, di essere subito con un atteggiamento fatalistico, che sarebbe certamente nefasto.
Sarebbe invece auspicabile che gli uomini liberi e le vere risorse intellettuali, professionali e imprenditoriali presenti nella nostra città facessero sentire con forza il loro pensiero positivo e fattivo, in modo da isolare i moralisti di professione e gli “avvelenatori di pozzi”, che sono sempre in agguato.
Solo così si potrà avviare una profonda riflessione e un pacato confronto su quello che è accaduto, sui dubbi di molti e sulle certezze di tanti altri.
Una riflessione, che solo pochi uomini coraggiosi hanno tentato di avviare – allorchè venivano sciolti centinaia di piccoli comuni – sull’inadeguatezza di una legge sbagliata, che non ha mai risolto i veri problemi, per come sottolineato anche dalla magistratura, sulle problematiche connesse alla legislazione antimafia relative ai contratti pubblici e sull’efficacia dello strumento costituito dalla c.d. “interdittiva” prefettizia
Si dovrà poi comprendere quali scenari politici e sociali si profilano a breve ed a medio termine, quale nesso intercorre tra il nostro futuro, tra ciò che è avvenuto ed il quadro dei livelli più alti degli equilibri politici e sociali.
Adesso bisognerà anche comprendere cosa succederà veramente nel breve termine, al di là della gestione ordinaria delle emergenze quotidiane. Quindi é necessario che sia resa, al più presto, esplicita la strategia del Governo, conoscere l’entità delle risorse destinate alla città, valutare l’approccio con cui opereranno i commissari.
Inoltre bisogna confidare che, considerato quanto accaduto ed il trauma inferto alla città, il Governo non si sottragga alle sue responsabilità.
Intanto, ragionando in positivo, confidiamo anche che gli uomini inviati a Reggio, fedeli servitori dello Stato, siano, innanzi tutto, uomini di buon senso, capaci ed esperti, in grado di aiutare a superare questo delicato momento. Comunità che, nella stragrande maggioranza, non merita certe connotazioni che, con troppa leggerezza, le sono state cucite addosso.
Per questi motivi è necessario che quanti hanno veramente a cuore gli interessi della città si adoperino, ciascuno in relazione alle proprie possibilità, affinché i Commissari possano operare proficuamente.

Demetrio Arena

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