Reggio tra emergenza finanziaria e sociale. Falcomatà (Pd): “Quale futuro?”

Reggio Calabria. Reggio sta vivendo, probabilmente, il periodo più difficile della sua storia recente. Basta uscire da casa, facendo la gincana tra buche e spazzatura, per accorgersene. La città, tuttavia, vive anche un’emergenza ben più grave: quella sociale. Un’emergenza, fino a ieri sommersa e silenziosa, che oggi sta esplodendo come una bomba nelle mani della terna commissariale della quale va apprezzato senza dubbio l’impegno generoso nell’affrontare questi difficili mesi. Questo, però, rischia di non bastare. Il taglio trasversale e senza distinzioni del 30% su tutti i servizi potrebbe comportare la paralisi totale di tutte le attività offerte ai cittadini e questo non possiamo permettercelo. Alcune società miste, infatti, come la Leonia, hanno il 65% solo di costi del personale. Un taglio del 30% significherebbe che tutte le attività andrebbero gestite con un restante 5% e questo comporterebbe la chiusura in tempi brevi. Allo stesso modo è condivisibile l’ansia dei lavoratori di Multiservizi che temono che una cessione ai privati possa rappresentare la fine di ogni garanzia occupazionale. Destano preoccupazione, inoltre, le decisioni su Recasi e Reges e la situazione dell’Atam rischia di trasformarsi in un’ulteriore emergenza. Per ciò che concerne il Terzo Settore, si continua a boccheggiare in attesa dei primi pagamenti e di un piano di rientro dal pregresso costituito in gran parte dagli stipendi degli encomiabili operatori. Anche in questo caso la proposta di rinnovare i contratti, con un taglio del 30% rispetto ai precedenti, significherebbe la fine. Occorre sottoscrivere un protocollo d’intesa concreto e articolato in modo diverso con ognuna delle organizzazioni. È di straordinaria importanza, poi, sbloccare i crediti previsti nel fondo di rotazione; sbloccare gli unici investimenti possibili, ovvero quelli legati al Decreto Reggio e dare un po’ di respiro alle imprese che sono sull’orlo della bancarotta. Perdere altro tempo significherebbe condannare gli imprenditori reggini a consegnare i libri in Tribunale. Paghiamo tasse e tributi alle stelle così come avviene nei Comuni in dissesto, anche se il nostro, formalmente, non lo è. I cittadini di Reggio chiedono chiarezza sul futuro. Adesso.

Giuseppe Falcomatà
Partito Democratico

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