Il Cis ha promosso l’incontro “La storia del Castello di Sant’Aniceto”

Reggio Calabria. Nella sala conferenze della libreria “Culture” – Reggio Calabria, il Centro Internazionale Scrittori della Calabria ha promosso l’incontro “La storia del castello di Sant’Aniceto”. Loreley Rosita Borruto, presidente del Cis della Calabria, nel suo intervento introduttivo ha sottolineato che il Castello di Sant’Aniceto, importante testimonianza di architettura bizantina, si trova nel comune di Motta San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria. Le mura sono state costruite con spessa pietra locale a scopo difensivo dagli attacchi dei pirati saraceni che infestavano questa zona del Mediterraneo rendendo difficili i commerci sul mare e terrorizzando le popolazioni delle aree costiere. Nel suo intervento il prof. Francesco Arillotta, docente di Storia e Cultura della Calabria presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, ha puntualizzato che Sant’Aniceto – o San Niceta – non è una “motta” ma un “castron”, cioè un castello, un luogo fortificato, presidiato da un castellano e una decina di soldati, nel quale la popolazione che abitava lì attorno si rifugiava in caso di pericolo. Sant’Aniceto era un posto di osservazione avanzato sullo stretto, con visuale che andava da Taormina a Cariddi. Fu costruito dai Bizantini attorno alla metà del X secolo, molto probabilmente con maestranze arabe. Infatti, nel 952 la città di Reggio fu occupata dai saraceni siciliani dell’emiro Al-Hasan la cui presenza a Reggio è testimoniata dalle tombe di bambini arabi, e da numerose monete del famoso califfo druso Al-Mansur trovate durante gli scavi di ristrutturazione di un palazzo vicino Piazza Duomo. Niceta fu un generale bizantino vissuto fra il 763 e l’838 che, dopo essere stato “stratego” di Sicilia, si fece monaco e fu successivamente proclamato santo dalla chiesa ortodossa. Il suo culto era molto diffuso in Sicilia, per cui si è indotti a pensare che furono profughi siciliani a portare a Reggio questo culto e da qui il nome “castron”. Nella sua interessante e originale conversazione il prof. Arillotta ha anche aggiunto che in età angioina tra il 1200 e i primi del 1300, San Niceto entrò a far parte del sistema difensivo realizzato, alle spalle di Reggio, con le famose quattro motte. A partire dal ‘400 diventò baronia, con i casali di Motta e Montebello, nei possedimenti dei Ruffo –Centelles. A conclusione della sua relazione il prof. Francesco Arillotta ha ringraziato il presidente del FAI, architetto Rocco Gangemi, per avere inserito negli itinerari culturali del 2013 l’importante testimonianza di architettura bizantina. Tra il numeroso pubblico presente sono intervenuti al dibattito. Il prof. Giuseppe Caridi, il prof. Giuseppe Marcianò, il dott. Saverio Verduci, l’avv. Giuseppe Verdirame e il presidente del FAI arch. Rocco Gangemi.

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