La Calabria e Reggio secondo Bankitalia

Reggio Calabria. L’aggiornamento congiunturale sull’economia ed il credito in Calabria presentato dalla filiale regionale della Banca d’Italia qualche giorno fa, fotografa una regione che va a fondo.
Nella prima parte del 2013 è proseguita la flessione dell’attività industriale. Le difficoltà finanziarie delle imprese e l’incertezza sulla domanda hanno continuato a frenare la spesa per investimenti. Il saldo tra iscrizioni al registro delle imprese e cessazioni è stato pari al -1,9 per cento. Gli scambi con l’estero della regione sono diminuiti del 7,8 per cento rispetto al periodo corrispondente dell’anno precedente. Il quadro congiunturale nel settore delle costruzioni è rimasto negativo sia nel comparto delle opere pubbliche che in quello residenziale. Inoltre, la debolezza della domanda interna ha continuato a frenare l’attività del terziario e dei servizi. Unica eccezione fra i tanti segni meno (dai fatturati delle imprese operanti nel settore del commercio alle presenze turistiche fino ai transiti passeggeri negli scali calabresi) è rappresentata, secondo i dati di Contship Italia, dalla movimentazione di container nel Porto di Gioia Tauro tra gennaio e settembre 2013, in crescita del 16,8 per cento rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Si tratta di un dato su cui la politica calabrese dovrebbe riflettere considerata la grave marcia indietro di RFI sul gateway di Gioia Tauro, l’empasse dell’attuale zona franca (già autorizzata da dieci anni), le difficoltà per l’istituzione della Zes, il mancato sviluppo del retroporto. Secondo i dati di Bankitalia pare che lo scalo gioiese sia una sorta di faro nel deserto produttivo calabrese, eppure centinaia di lavoratori sono in cassa integrazione e tantissimi altri che potrebbero trovare un’occupazione grazie alle potenzialità del retroporto attendono da anni.
I dati più preoccupanti del rapporto di Bankitalia riguardano il mercato del lavoro. Il numero degli occupati è diminuito del 6,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2012, più che nel Mezzogiorno (-4,1 per cento) e in Italia (-2,2 per cento). Il tasso di disoccupazione è salito al 12,9 per cento, mentre il tasso di attività e il tasso di occupazione sono scesi ai livelli minimi dal 2004 (47,3 e 41,2 per cento, rispettivamente).
In riva allo Stretto, poi, il periodo è caldo e denso di vertenze sindacali: la protesta degli LSU e LPU a Palazzo Campanella, il momento buio per lo stabilimento di Torre Lupo dell’Ansaldo Breda, le molteplici incognite dei lavoratori di Leonia e Multiservizi, la questione relativa alla restituzione delle somme della Progressione Economica Orizzontale dei dipendenti comunali; e sullo sfondo migliaia di giovani e meno giovani che non hanno un’occupazione.
E’ a questi interrogativi che la politica deve dare urgente risposta affinché si possa continuare a credere che sia possibile cambiare Reggio e non, amaramente, cambiare città.
Il Centro Democratico sarà in prima fila, assieme a tutte le forze di centrosinistra, nella determinazione del cambiamento. Reggio nell’ultimo decennio ha virato verso un vicolo cieco: la città è in coda a tutte le classifiche sul benessere sociale e la qualità dei servizi, mentre primeggia in quelle sulla povertà e la disoccupazione. Risollevare le sorti di una città in ginocchio praticamente in ogni settore è una sfida che il Centro democratico è pronto a cogliere assieme a tutti coloro che hanno a cuore l’interesse superiore di Reggio e dei reggini.

Demetrio Martino
Componente Esecutivo comunale del Centro democratico

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