Sfruttamento sessuale dei minori. Pollifroni (Associazione Don Milani): “Fenomeno in crescita”

Reggio Calabria. Lo sfruttamento sessuale dei minori a fini commerciali è un fenomeno molto complesso e diffuso a livello mondiale, strettamente legato alla malavita organizzata. Esso comprende l’abuso sessuale da parte di un adulto e una retribuzione in natura e/o in denaro corrisposta al minore o a terze parti. In questo senso, il minore diventa vittima due volte perché viene trattato sia come oggetto sessuale sia come oggetto commerciale (definizione tratta dalla Dichiarazione di Stoccolma, 1996). L’unico trattato internazionale che affronta in modo specifico questa tematica è il Protocollo Opzionale alla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, riguardante la vendita dei bambini, la prostituzione minorile e la pedopornografia. Il Protocollo, adottato dall’Assemblea Generale dell’ONU nel maggio del 2000 e entrato in vigore nel gennaio del 2002, individua tre principali forme, tra loro collegate, di sfruttamento sessuale dei minori a fini commerciali: la prostituzione minorile, la pedopornografia e la vendita dei minori. Tra i mercati dello sfruttamento sessuale, il più lucroso per la criminalità è quello della prostituzione, che riguarda, in maniera sempre crescente, i minori. Si tratta di un fenomeno che interessa principalmente i Paesi in via di sviluppo, dove la domanda locale ed estera spesso si fondono, alimentando un grosso volume d’affari. Uno tra gli aspetti più noti dello sfruttamento sessuale dei minori è quello legato al turismo sessuale da parte di chi si reca nei Paesi in via di sviluppo con l’intento primario di intraprendere una relazione sessuale a sfondo commerciale con i residenti del luogo. Tuttavia, la prostituzione minorile affligge anche i Paesi industrializzati. In Italia interessa soprattutto ragazze straniere minorenni avviate alla prostituzione dalla criminalità organizzata, il cui numero è difficile da quantificare poiché spesso costrette a prostituirsi all’interno di appartamenti, club privati e alberghi. Inoltre, per ragioni di mercato e per limitare il rischio di arresti, le vittime vengono spostate in gruppo sul territorio ogni due o tre settimane, rendendo così la prostituzione un fenomeno ancora più sommerso.
La prostituzione minorile in Italia “non è, insomma, un fenomeno univoco, ma altamente diversificato e complesso, che va affrontato con apertura ed elasticità. Per quanto riguarda poi le diverse nazionalità, quella con il più alto numero di prostitute minori in Italia è la rumena: spesso ragazze vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale. Lo sfruttamento sessuale minorile attraverso la prostituzione non è affatto un fenomeno nuovo: è diffuso su scala mondiale e interessa anche i paesi industrializzati. Ogni anno, nel nostro Paese arrivano centinaia di nuove baby-prostitute, sfruttate e costrette a prostituirsi spostandosi di continuo per l’Italia per limitare i rischi di individuazione da parte delle forze dell’ordine, oltre che per ragioni di mercato. Anche questo giustifica come possa essere complicato valutare, oggi l’effettiva portata del fenomeno: la percentuale nota di minorenni sul numero totale delle prostitute in Italia è del 7%, con punte del 10% in alcune zone. Si tratta sicuramente di un fenomeno in continua crescita, proprio per questo tutta la società deve chiedersi il perché di tutto questo, ed allo stesso tempo affrontare il problema per tentare di limitarlo il più possibile.

Filippo Pollifroni
Presidente Associazione di Volontariato “Don Lorenzo Milani”

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