“Lavoriamo insieme o per Reggio il futuro non sarà roseo”. Le riflessioni di Sergi (Ethos)

Reggio Calabria. Le ricorrenze notoriamente si accompagnano ad una data: che siano festività o compleanni, che riguardino tutti o soltanto qualcuno di noi, hanno tutte la necessità di un giorno, un mese ed un anno per poter essere individuate e festeggiate. Nel particolare, la nostra città vivrà il prossimo 19 febbraio la “ricorrenza” del commissariamento del Consiglio Comunale e con esso il problema, vero o presunto che sia, dell’eventuale proroga da accordare o meno alla triade prefettizia.
Perché diciamo vero o presunto? Certamente non per negare le tante criticità che attanagliano i cittadini costretti, tra una pessima classe dirigente e una altrettanto inconsistente e collusa classe politica, a vivere in una città invivibile, ma solo perché riteniamo che questa non sia la vera priorità per la nostra città. Cosa può cambiare in sei mesi di un’eventuale proroga commissariale, che possa precludere nuove infiltrazioni mafiose all’interno della stessa negli anni a seguire, se il sistema che le ha prodotte non viene radicalmente e democraticamente cambiato nei suoi protagonisti e nella sua prassi amministrativa? Cosa può cambiare se la città non ricomincia a dialogare, senza falsi steccati, sui temi più scottanti che l’affliggono, chiamando a raccolta la maggior parte di quelle forze sociali e dinamiche che pure ci sono, per poter elaborare idee e percorsi chiari e comprensibili a tutti, che di fatto rilancino economia e solidarietà, trasparenza negli atti pubblici e il perseguimento del bene comune? Cosa può cambiare, se proprio quelle persone, che per storia, sapere e competenze, non solo potrebbero, ma sopratutto dovrebbero fare un passo avanti e non lo fanno, snobbando l’impegno politico-sociale, nascondendosi dietro facili luoghi comuni o astrusi arzigogoli mentali che si possono riassumere nel detto: ”tengo famiglia”.
Nulla, non cambierà proprio nulla, se attenderemo ancora un intervento salvifico da parte di qualcuno o qualcosa di “esterno” alla nostra storia e alla nostra cultura. La speranza ha un senso se è attiva e non passiva, se è nostra, sentita e partecipata. Ed allora continueremo ad aspettare che qualcuno decida per noi, che sia il Ministro Alfano o la Presidente della Commissione Antimafia On. Bindi, e li cito entrambi con il massimo rispetto, cosa cambia? Cosa cambia, se a decidere del nostro futuro saranno le convenienze politiche e personali di questo o quello schieramento partitico che, sulla nostra pelle, giocano partite che nulla hanno a che vedere con le nostre esigenze, in attesa di un congresso o di una prossima consultazione elettorale, giocando con date, dichiarazioni, adunanze a pagamento, e quanto altro serva ai loro personali interessi?
Concludiamo precisando che non ci stiamo proponendo come i salvatori della patria, né che stiamo rivendicando primogeniture etiche o politiche, che non possediamo la verità assoluta, e che per fortuna non siamo i soli a pensarla così.
Ma o spaliamo tutti, ora e con forza, le macerie di questa città, o non prevediamo, con o senza proroga, un futuro roseo per questa nostra città.

Giovanni Sergi
Socio fondatore di Ethos

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