Giuseppe Falcomatà: “Emergenza mercati generali di Mortara di Pellaro”

Reggio Calabria. Il 9 ottobre 2013, il TAR di Reggio Calabria ha sospeso l’efficacia dell’ordinanza di sgombero notificata agli operatori commerciali all’ingrosso che utilizzano i magazzini del Centro Agroalimentare di Mortara, dove si erano trasferiti dal novembre 2011, lasciando i fatiscenti locali di via Aspromonte, peraltro, oggi demoliti. Nell’ordinanza del TAR si sosteneva che un “pubblico servizio”, qual è il commercio ortofrutticolo all’ingrosso – istituito e gestito dal Comune di Reggio Calabria con delibera del Commissario prefettizio n. 699 del 16 agosto 1959 – non poteva essere soppresso senza una motivata delibera di revoca. Oggi pare che i Commissari del Comune di Reggio abbiano proposto ricorso al Consiglio di Stato avverso quest’ordinanza sostenendo che “l’eventuale sgombero delle aree occupate abusivamente non comporta certamente il venire meno delle attività commerciali e di vendita, atteso che ogni commerciante può liberamente fissare la sede dello svolgimento delle proprie attività secondo criteri di liberalizzazione ribadite nel nostro ordinamento dal Dl 26 marzo 2010 n. 59.” Questa decisione è in netto contrasto con la posizione delle amministrazioni comunali di Reggio Calabria che hanno voluto, nel 1952, la sede di via Aspromonte e, che sul finire degli anni ’90 – con la Giunta Falcomatà – hanno avviato la realizzazione della nuova sede di via Mortara. L’ordinanza del Tar di Reggio Calabria, di contro, obbliga il Comune ad assicurare una collocazione alternativa temporanea, in attesa del completamento del mercato di Mortara. La stessa ordinanza, inoltre, concede al Comune nove mesi per adottare misure obbligatorie per legge e cioè provvedere al collaudo di un’opera pubblica prima del suo utilizzo. Ma vi è di più. L’applicazione di un insensato provvedimento di chiusura della struttura di Mortara, comporterebbe il fallimento di oltre quaranta aziende cui fanno capo centinaia di nuclei familiari, che non avrebbero più un reddito, né alcuna alternativa occupazionale, oltre una inevitabile lievitazione dei prezzi a carico dei cittadini. Occorre, pertanto, interrompere l’iter del dissennato ricorso al Consiglio di Stato e dare corso alle attività di completamento della struttura di Mortara, come, peraltro, indica l’impugnata ordinanza del Tar di Reggio Calabria. Anche perché i tempi di una eventuale discussione di fronte al Consiglio di Stato sono lunghi e c’è il serio rischio che, nel frattempo, il danno diventi irreparabile ed anche in caso di vittoria del ricorso sarebbe una vittoria di Pirro. Appare più logico, infatti, uniformarsi alla sentenza emessa dal TAR e trovare una sistemazione temporanea agli operatori. La sentenza impugnata, del resto, non ha fatto altro che chiedere il collaudo di un’opera pubblica, cosa che chiedono anche i cittadini e gli operatori del servizio e comunque l’Ente dovrà fare a prescindere. Ci si domanda: non è più logico agire in questo senso anziché avventurarsi in ricorsi giuridici dispendiosi, lunghi e dall’esito incerto?

Giuseppe Falcomatà

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