Vertenza Atam. Le ultime “fermate” prima del “capolinea” al Tribunale fallimentare

Reggio Calabria. Continua l’iniziativa dei 350 lavoratori dell’Atam, d’accordo con gli organi sindacali: anche quest’oggi, in Piazza Italia, è proseguita la campagna di sensibilizzazione che fa seguito al sit-in dello scorso sabato 3 maggio, di scena di fronte al Duomo. I dipendenti, che comprendono anche gli ausiliari del traffico e gli operatori del servizio scuolabus, non hanno mai cessato di rimboccarsi le maniche per la cittadinanza nonostante i mesi di retribuzione mancata, evitando così a proprio svantaggio una completa paralisi della città. Tra due giorni è prevista la decisione del Tribunale Fallimentare di Reggio Calabria, che si pronuncerà in merito al fallimento dell’azienda reggina. In seguito all’udienza dello scorso 9 aprile, è stato ipotizzato un concordato preventivo in bianco da parte dell’Amministratore Unico Antonino Gatto: tuttavia, affinché i commissari prefettizi del Comune, proprietario dell’Atam, diano il proprio nulla osta, aumentando il capitale sociale dell’Atam con il conferimento di beni immobili, sono necessari: la revisione del Piano Industriale, la certificazione dei crediti da parte della Regione Calabria.
“Siamo qui oggi – spiega Pasquale Laganà della Segreteria Provinciale Filt-Cgil – per continuare questa campagna di ascolto per sensibilizzare sia l’opinione pubblica, sia la triade commissariale in merito al deficit economico dell’azienda. In seguito all’ultima udienza del Tribunale fallimentare , è stato proposto un concordato preventivo in bianco. A questo punto il Comune, proprietario dei beni immobili di Foro Boario e di Largo Botteghelle, potrebbe conferirli all’Atam ma giustamente chiede un piano industriale per avallare il concordato, nonché la certificazione dei crediti che l’Atam esige dalla Regione Calabria: tuttavia la Regione non ha ancora certificato i crediti che l’azienda vanta dal massimo organo istituzionale calabrese. Se ciò non accadesse, e il Tribunale decidesse di dichiarare il fallimento, anche gli immobili di proprietà comunale (quelli che dovrebbero essere conferiti all’Atam dai commissari) andrebbero eventualmente persi”.
La situazione è tutt’ora bloccata, visto che anche la Regione Calabria è in attesa dei fondi F.A.S. ( Fondo per le aree sottoutilizzate): la concessione di quest’ultimi innescherebbe così l’estinzione dei debiti contratti nei confronti delle Aziende di Trasporti operanti sul territorio, ma non solo, anche per certificare i debiti la Regione deve prima avere i soldi corrispondenti. Una situazione scoraggiante, che di sicuro non giova all’azienda reggina, ai suoi dipendenti e a chi usufruisce del servizio di trasporto urbano.
Non solo: l’aumento di circa il 30%, a partire dal primo gennaio 2014, dell’abbonamento mensile e del biglietto, aumento deciso per recuperare il danno economico, può causare una disincentivazione della domanda a causa dei costi più elevati. Laganà, a tal proposito, illustra un’alternativa concreta: “I sindacati hanno proposto da sempre un’unica azienda calabrese , una governance regionale che abbatta i costi interni, e che si intersechi con le altre modalità di trasporto (ad esempio quello ferroviario)”. Un tentativo per non fare affondare l’Atam: staccare la spina all’azienda reggina significherebbe annientare il trasporto pubblico cittadino.

Alessio Ciccolo

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