Il vice ministro dell’Interno Filippo Bubbico al seminario sullo “Scioglimento per infiltrazioni mafiose dei Consigli comunali”

Reggio Calabria. “Il numero dei consigli comunali sciolti per infiltrazione mafiosa, risulta ad oggi, essere un dato in continua crescita. Altro fenomeno preoccupante, consiste nel rischio, per i comuni sciolti per mafia, di incappare in un nuovo scioglimento; ciò significa che, è necessario partire dalla fragilità degli enti locali e dai fattori di condizionamento che portano a tali situazioni. È, dunque, necessario irrobustire le norme capaci di garantire il ripristino delle condizioni di ordinaria rappresentanza democratica. È, a mio avviso, necessario riflettere principalmente sugli errori del passato, quando cioè, si è pensato che i comuni, fossero delle aziende e che rispondessero alle logiche di gestione di un’azienda, ignorando che un’istituzione democratica dovesse rispondere ad altri quesiti”. Questo è ciò che, il Viceministro dell’Interno Filippo Bubbico, ha dichiarato nel corso del seminario di Studio dal titolo: “Scioglimento per Infiltrazioni Mafiose dei Consigli Comunali: Luci, Ombre e Proposte di Modifica”, tenutosi, questa mattina, nella sala Conferenze del Dipartimento Pau di Reggio Calabria.
Un tema, quello della legge sugli scioglimenti dei Comuni per infiltrazioni mafiose, già al centro del dibattito nelle scorse settimane e che torna a far discutere. Al tavolo dei lavori: Seby Romeo, segretario provinciale Partito Democratico, Giuseppe Raffa Presidente della Provincia di Reggio Calabria, Andrea Cuzzocrea presidente di Confindustria, Diego D’Amico docente presso l’Università della Calabria, Domenico Marino docente presso Università Mediterranea di Reggio Calabria. Giuseppe Mazzotta, segreteria provinciale del Partito Democratico, Demetrio Naccari Carlizzi Consigliere Regionale della Calabria Nino De Gaetano Consigliere Regionale della Calabria. Un tema che, al di là degli schieramenti politici, sembra trovare tutti d’accordo; infatti, nel corso del seminario, unanime è stata la richiesta, al viceministro, di una necessaria modifica della legge considerata, dai più, inadatta. Nello specifico, come sottolinea da Marino: “si tratta di una legge che ha fatto il suo tempo e che presenta delle incongruenze, una legge, dice, che non valuta i singoli casi e che, dunque, non risulta efficace”; dello stesso avviso è il presidente di Confindustria che paragona la normativa ad “un dottore che, invece di curare il malato, decide di tagliargli direttamente la testa. Non è accettabile, continua, che venga adottato lo stesso criterio sia che si tratti di un piccolo Comune che di un capoluogo. Le differenze di gestione e amministrazione sono differenti”. Questo seminario, come mette in evidenza Raffa, “deve essere considerato come un laboratorio di idee che possano aiutare e suggerire, al governo centrale, gli strumenti più adatti per gestire tali situazioni”.
A sottolineare, inoltre, l’importanza del fattore culturale e territoriale è Mimma Pacifici segretario provinciale Cgil che dichiara: “è indispensabile che chi viene nominato a gestire comuni commissariati, abbiano una preparazione adeguata sulla materia, perché, non serve solo rispettare la normativa ma adattarla al territorio, altrimenti – conclude – la crescita si arresta”. Al termine degli interventi, il Ministro Buddico conclude i lavori spiegando che “è necessario riflettere sui poteri dei consigli comunali che oggi risultano molto residuali, sul funzionamento delle giunte municipali e sui poteri monocratici dei sindaci. Dalla Commissione sugli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali emerge una particolare esposizione dei sindaci e, per questo, particolarmente soggetti a condizionamenti e minacce”.
Per ciò che concerne la riforma sulla lotta alle infiltrazioni mafiose, invece, annuncia che “esiste un primo provvedimento che sarà approvato a breve dal consiglio dei ministri, le cui novità riguardano i poteri da assegnare ai commissari, sul percorso di riabilitazione democratica dei Comuni, sugli organismi istituzionali e sui momenti decisionali propri delle amministrazioni locali, a partire dalla gestione degli appalti e dall’affidamento di commesse all’esterno con incentivi ad organizzare centrali uniche per gli acquisti, per gli appalti, che diventeranno un vincolo obbligatorio al quale i comuni sciolti per mafia non potranno sottrarsi. Occorre, continua, ridare senso alla funzione dei segretari comunali e costruire momenti di controllo non sul merito delle decisioni degli organi elettivi ma sulla legittimità degli atti contabili e finanziari”. Ed, infine, chiude la polemica sulla sede dell’Agenzia che, “come precisato dal Ministro Alfano e dal Presidente Renzi, rimarrà a Reggio Calabria. Fino ad ora – aggiunge – l’Agenzia non ha avuto gli strumenti necessari per agire. La riforma sulla quale si è lavorato va nella direzione di mettere in campo un organismo più snello ed efficiente, capace di governare i processi assegnando alle strutture e ai soggetti competenti le funzioni tecnico amministrative per mettere a valore i beni restituiti alla collettività”.

Giusi Mauro

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