Lavoro sommerso. Di Iacovo analizza i dati sulle ispezioni presso le imprese da parte della D.R.L e annuncia avvio cabina di regia con enti vigilanza

Catanzaro. “Nei prossimi giorni, unitamente all’assessore regionale al lavoro, Nazzareno Salerno, attiveremo la Cabina di concertazione con i diversi Enti di vigilanza per supportarli nelle attività ispettive e di vigilanza”. Ad affermarlo è il presidente della Commissione regionale della Calabria per l’emersione del lavoro non regolare, Benedetto Di Iacovo il quale esprime plauso alla D.R.L. guidata dal Dott. Giuseppe Patania e ai restanti organi Ispettivi, quali INPS, INAIL, GdF, Nucleo ispettivo dei Carabinieri per l’ottima azione di vigilanza e di contrasto portata avanti in questi anni. “In merito all’azione di contrasto nel 2013, secondo i dati della Direzione Regionale del Lavoro apparsi recentemente sui giornali, – aggiunge il presidente della Commissione – su 8.487 aziende, ben 4.816 sono state trovate non in regola con le leggi poste a tutela del lavoro. Con un’incidenza del 57%. Sono state segnalate, inoltre, 3.309 posizioni lavorative totalmente in nero, di cui 14 riferite a minori. I dati dell’attività di vigilanza – evidenzia Di Iacovo – sono tuttavia dei dati delicati e complessi da analizzare. Spesso, anche sulla stampa specializzata questi risultati, pure importanti e significativi di una tendenza alla irregolarità da parte delle aziende, vengono presentati come indicatori di sommerso. Se certamente vero che tra sommerso e risultato dell’attività di vigilanza esiste una qualche relazione (non dimenticando appunto che il campione di 8.487 aziende, sta ad un totale di 198.000 imprese presenti in Calabria), va sicuramente escluso – seppure i dati sono allarmanti – ogni possibile utilizzo di questi dati per la stima del sommerso totale nella regione e ogni inferenza che miri a trasporre il dato delle ispezioni con una misura del sommerso sarebbe sicuramente fuorviante e comunque forzata. Questo per tutta una serie di motivi”. Secondo Di Iacovo, “in primo luogo l’indicatore che si può trarre è un indicatore di efficienza delle ispezioni, che è evidente. Infatti, le ispezioni non sono fatte a tappeto, ma sono mirate verso quelle aziende che in una certa misura dai dati in possesso dell’amministrazione possono nascondere lavoro irregolare o in nero. Si opera quindi su un campione già scremato dell’intero universo delle imprese, che come abbiamo visto supera le 198.000 aziende. Il risultato di irregolarità viene, quindi, segnalato indipendentemente dal fatto che si tratti di una infrazione minima, dovuta verosimilmente ad errori, anche a volte, scusabili, sia che si tratti di macro irregolarità che coinvolge decine di soggetti. Fatta questa premessa andiamo a analizzare i dati. Quello che balza immediatamente agli occhi – prosegue Di Iacovo – è un rapporto superiore al 50 % per la Calabria e per tutte le regioni fra aziende ispezionate e aziende in cui è stata trovata qualche irregolarità. Questo dato non rappresenta, tuttavia, un tasso di irregolarità dell’economia regionale, ma un indicatore di efficienza dei controlli che tuttavia è indicativo di un’elevata incidenza del lavoro non regolare e/o sommerso e che fa immaginare esistono margini consistenti per far si che dall’emersione del sommerso possa generarsi un gettito fiscale aggiuntivo abbastanza consistente, non solo per lo Stato, ma anche per la Regione in termini di maggiori addizionali Irpef regionali. Da questi risultati – conclude il presidente Di Iacovo – si può tranquillamente affermare che esistono spazi per attuare politiche di emersione, sia nel senso repressivo di aumento dei controlli per aree territoriali e settoriali a rischio sommerso, sia nel senso di politiche tese ad incentivare i comportamenti virtuosi delle imprese, attivando la Centrale Allarme Emersione prevista dalla Legge regionale n. 13 del 19 aprile 2012, contenente misure di contrasto al sommerso, con la creazione di una White-list ed una Black-list”.

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