Sette cuccioli in cerca di famiglia. A Reggio è emergenza strutture di ricovero per randagi

Reggio Calabria. Sette magnifici cuccioli di cane sono stati abbandonati nelle alte colline che costeggiano la strada provinciale che porta verso Ortì, appena fuori l’abitato della frazione di Terreti. Un tratto di strada in cui insiste un muro alto di contenimento. Lo stesso manufatto dietro il quale erano stati lasciati i cagnolini senza alcuna protezione che li avrebbe potuti riparare dal freddo della notte. Nessuno scatolo, nessun riparo approntato, niente di niente. Le povere bestiole erano abbandonate lì, pronti a morire a pochi metri dalla strada, raggiungibile facilmente, dove sarebbero potuti incorrere in una fine orrenda che non osiamo e non vogliamo neanche immaginare. Solo la fermata casuale di due persone, padre e figlia, ha dato avvio ad una fase che ha permesso di togliere almeno da quel punto ad alto rischio i magnifici cuccioletti.
Un’avventura senza fine e senza soluzione positiva (almeno per il momento) per i sofferenti cuccioli soli e indifesi. Con il passare del tempo e dopo innumerevoli telefonate la speranza di togliere dalla condizione di abbandono disumana i cuccioli si andava affievolendo.
Fino a quando il transitare di una pattuglia dei Carabinieri della Sezione di Ortì, accendeva una fiammella di speranza. Sensibilmente e con partecipata umanità i due militari, fermatisi alla richiesta d’aiuto di padre e figlia, si prodigavano per risolvere la delicata situazione. Purtroppo, dopo diverso tempo trascorso oltre il loro orario di servizio, anche i Carabinieri, visibilmente dispiaciuti e visto il muro di gomma che assorbiva nel nulla delle risposte le richieste da loro effettuate telefonicamente alla ricerca della risoluzione, dovevano abbandonare il luogo del ritrovamento contrariati.
Un giovane podista del luogo, casualmente in transito, ha di seguito rimosso da quel punto pericoloso i cuccioli portandoli verso un luogo più “sicuro” sistemandoli con cura, insieme alla ragazza, dentro uno scatolone. Al di là della triste situazione, che sembra essere stata ridimensionata solo grazie all’intervento altruista del sensibile giovane, resta un problema di fondo: la mancanza di strutture che possano accogliere creature come i sette orfani di cane appena nati (che cercano urgentemente cure ed una famiglia che li adotti!). Randagi che molte volte vengono assistiti, curati e cresciuti amorevolmente senza pause e senza risparmio di energie dai membri delle tante associazioni no profit fino all’affanno. Basti pensare alla vergogna del canile di Mortara, in località Pellaro (costato 650.000 euro e finanziato con i soldi del Decreto Reggio), che con i suoi 7.000 mq. e i centinaia di box (oltre 450) che lo compongono, rimane ancora chiuso dal 2008. Arginare il problema randagismo non è sicuramente compito dei volontari e non è impresa facile. Esso rimane un incarico che spetta agli enti preposti risolvere per eliminare i disagi e le pericolose situazioni vissute dalla popolazione (vedi branchi di cani randagi), così come offrire ospitalità e prendersi cura, appunto in strutture adeguate, dei tanti “amici a quattro zampe” che giornalmente, purtroppo, vediamo girovagare per le vie dei centri urbani debilitati e smarriti, denutriti, affamati o, ancora peggio, scaraventati orrendamente mutilati o dilaniati senza più vita ai bordi delle tante strade.

Guglielmo Rizzica

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