Europee mancate. Scopelliti prosegue con Ncd e si accolla la responsabilità della sconfitta: “È colpa di Quagliariello”

Giuseppe Scopelliti

Reggio Calabria. L’ovazione è da stadio, quando poco dopo le 17.30 nell’aula Giuditta Levato, al primo piano di Palazzo Campanella, entra l’ex governatore Giuseppe Scopelliti (dal 30 marzo 2010 al 29 aprile 2014); ex sindaco di Reggio Calabria (dal primo giugno 2002 al 14 maggio 2010); ex presidente del Consiglio regionale (dal 5 giugno 1995 al 22 maggio 2000); ex candidato alle elezioni europee (fino a domenica scorsa 25 maggio 2014). E qui si interrompe, almeno finora, la brillante carriera politica del ragazzo che doveva raccogliere l’eredità politica del padre putativo Gianfranco Fini, del giovane astro nascente nella costellazione di Silvio Berlusconi, dell’uomo che ha scelto di mettere  sù casa politicamente insieme ad Angelino Alfano.

I suoi fan lo applaudono, si alzano in piedi, lo abbracciano, come se avesse vinto. E invece, quattro giorni dopo la celebrazione delle elezioni europee, Scopelliti parla in pubblico per la prima volta, spiega che lui non ha perso e che l’NCD ha vinto. Tanto per cominciare, sgombra il campo da qualsiasi tentazione di ritirarsi a vita privata: “Ho 47 anni, abbiamo perso una partita ma ancora c’è tanta strada”. Formalmente l’occasione dell’incontro con Scopelliti è una conferenza stampa, tecnicamente però si tratta di un comizio davanti ai suoi fedelissimi, è a loro che Scopelliti si rivolge direttamente prima di consentire le domande dei giornalisti. “E’ stata una grande affermazione perché prendere 42 mila voti di preferenza è un risultato importante” dice Scopelliti il quale rivendica a sé anche i voti dati nella sua città al partito: “A Reggio Calabria ci sono stati 2200 volti di preferenza al partito, ora ditemi tutto tranne che quel simbolo è affascinante”. A questi secondo l’ex governatore vanno aggiunti anche una buona parte dei 3500 voti, sempre in città, dichiarati nulli: voti per Scopelliti indicati però nel partito sbagliato. Quindi Scopelliti analizza il voto anche dal punto di vista del Nuovo centrodestra, il partito di cui è cofondatore. La città di Reggio è la prima in Italia per l’NCD, con il 14,15 %, seguono la provincia di Agrigento e ancora la provincia reggina. “Reggio – afferma Scopelliti – è il comune in cui l’NCD prende la percentuale più alta d’Italia, la Calabria è la regione dove NCD triplica la percentuale nazionale”. E poi lui, senza una carica, ha preso 6-7 mila voti più di un ministro.

Gli errori commessi, pochi da lui e molti dagli altri

Ciononostante ha perso: “Credo che qualche errore di valutazione ci sia stato – ammette – io mi assumo tutta la responsabilità di questo risultato”. Se la prende con la “gogna mediatica”, con la “campagna di aggressione” contro la sua candidatura, con la condanna a sei anni per un mero “atto amministrativo”. Ammette perfino qualche errore di valutazione: “Avrei potuto anche stare meno fuori regione, sapevo di avere lasciato un gruppo dirigente che si è speso, ma la presenza del candidato è sempre tutta un’altra cosa, probabilmente avrei potuto prendere molti più voti in Calabria”. Qualcuno, poi, non ha tirato la carretta come avrebbe dovuto: “C’è anche stata un po’ la presunzione, da parte di altri non certo mia, che Scopelliti ha sempre vinto, ha sempre trainato, quindi qualcuno ha pensato… tirerà lui la carretta”. Annuncia quindi la prima purga: “Bisogna ripartire da quelli che hanno stimoli rispetto a chi stimoli non ha più, la nuova esperienza di Scopelliti ripartirà da giovani desiderosi di successi e di dare nuovo apporto perché quando uno si cimenta in un’attività deve sudare e per guadagnarsi la gloria deve mangiare la terra, chi pensa che si sente appagato è giusto che sia messo da parte perché il suo appagamento non rispecchia la nostra politica”.

La resa dei conti con Quagliariello

Tolte le vesti del candidato, Scopelliti si rimette quelle di cofondatore del NCD, e inizia l’analisi politica a livello nazionale o quasi: “In una bipolarizzazione del voto, non era facile che un partito giovane come il nostro ottenesse un milione e 200 mila voti”. Ma “non essere stati in grado di eleggere un europarlamentare al Sud è una responsabilità di cui dovranno farsi carico i vertici del partito”. Scopelliti da un lato ribadisce fiducia nel progetto NCD affermando che “l’implosione di Forza Italia c’è stata perché è un partito che prende il 15% e scende al di sotto della soglia del 20% perdendo 6 punti. Noi dobbiamo essere in grado di catalizzare tutti gli altri partiti del centro destra” e ribadisce la leadership di Angelino Alfano, una dichiarazione per allontanare il sospetto che nutra rancore anche nei suoi confronti: “Oggi è l’unico grande leader che esiste nel centro destra italiano”, ma dall’altro chiede conto a Quagliariello dell’euro-bocciatura: “La forza e la credibilità dell’NCD passano attraverso la capacità di spiegare ai nostri dirigenti e al nostro elettorato la contraddittorietà di alcune scelte fatte e io spero che venga convocata al più presto l’assemblea nazionale e che lì il nostro coordinatore nazionale Gaetano Quagliariello dia le spiegazioni in merito”.

Uscire dal governo Renzi

Scopelliti detta l’agenda del Nuovo Centrodestra: “Accelerare sulla strada delle riforme, prendere la leadership del centrodestra e lasciare che il governo vada per la sua strada, abbiamo l’esigenza di riappropriarci del nostro spazio e diventare forza trainante del centro destra. Bisogna stare al governo solo se si può incidere sul governo, tanto Renzi di qui a qualche mese lo farà da solo, troverà un motivo, avendo preso il 40%. Ci porterà in aula sul tema delle coppie gay e noi ci troveremo costretti a non votare”.

Il fattore “Gentile”

La prima domanda dei giornalisti, ovviamente, riguarda i fratelli Gentile. Giovanni Verduci, del Quotidiano della Calabria, utilizzando la metafora calcistica, domanda se i due Gentile avrebbero “fatto la vacca” in campagna elettorale, contribuendo così alla sconfitta e al mancato approdo al Parlamento europeo. “Su Gentile – afferma Scopelliti – ognuno risponde alla propria coscienza, io non ho nulla da commentare, quando io non sono stato candidato, per gli altri mi sono speso come se fosse la mia campagna elettorale, perché se perdono gli altri, prima o poi tocca a me; e se oggi tocca a me a 47 anni posso perdere ma posso tornare a vincere, quelli che non hanno più 47 anni possono aver vinto, ma chissà se torneranno a vincere”.
“No, Gentile non l’ho sentito”, risponde Scopelliti a un’altra domanda. Ancora più emblematica della rottura ormai consumata, nonostante la brevità della risposta, è il monosillabo che Scopelliti pronuncia alla domanda di Pino Toscano, di Gazzetta del Sud:
“Ma lei davvero si è stupito del voto di Cosenza?” “No!”.
Se così è, però, significa che Scopelliti avrebbe dovuto calcolare meglio il fattore “Gentile”. Che Gentile non avesse gradito le dimissioni del governatore Scopelliti era di dominio pubblico, non servivano sondaggi o exit poll.

I rapporti tesi con la stampa

Il pubblico alla conferenza stampa

Dall’ovazione da stadio si rischia di passare alla rissa da stadio, con qualcuno del pubblico “schierato” contro alcuni colleghi giornalisti. Personalmente ho sempre trovato in Giuseppe Scopelliti, e gliene dò atto, un politico disponibile ed una persona estremamente garbata e professionale; a maggior ragione l’auspicio è di evitare, per il futuro, la commistione tra comizio e conferenza stampa, quando ci invita, per cortesia, lasci fuori il pubblico. Tanto più che con lui presidente di Giunta, il Consiglio regionale ha firmato un protocollo con l’Ordine e il Sindacato dei giornalisti che vieta l’accredito stagionale ai lavori del Consiglio ai giornalisti di testate che non abbiano almeno un giornalista assunto. Se così è i giornalisti hanno tutto il diritto, adesso, di opporsi alla presenza del pubblico alle conferenze stampa. Chissà che l’Ordine o il Sindacato non vogliano interessarsi anche di questa faccenda.
D’altronde il politico non ha bisogno del pubblico per difendersi dai giornalisti. Se un giornalista scrive notizie che diffamano un politico, questi ha il diritto (forse non anche l’opportunità) di querelare il giornalista. Se un giornalista fa domande scomode, sta solo facendo il suo lavoro. Il politico ha l’opportunità di tacere o di rispondere come meglio crede alle domande. Se il giornalista riporterà in maniera inesatta le sue parole il politico farà benissimo a sbugiardarlo. Se il politico avrà dato risposte giudicate insoddisfacenti, saranno gli elettori a deciderlo.

Fabio Papalia

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