Catanzaro. Monitoraggio Arpacal sui rischi del radon

Arpacal

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Catanzaro.  “Il rischio radon nei luoghi di lavoro della provincia di Catanzaro”, è il titolo della ricerca che il dr. Salvatore Procopio, fisico del Laboratorio “E. Majorana” del Dipartimento provinciale di Catanzaro dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (Arpacal) ha presentato nei giorni scorsi a Modena, nel corso del convegno nazionale “dBAincontri2014, Agenti fisici nei luoghi di lavoro: aggiornamenti, approfondimenti, esperienze”. Il convegno è uno dei principali momenti di confronto della materia, avvalendosi dei contributi degli esperti del settore a livello nazionale, ed approfondendo anche sugli aggiornamenti normativi che interessano la sicurezza sui luoghi di lavoro, sia per chi vi opera e sia per gli utenti. E’ proprio su questa lunghezza d’onda che la ricerca presentata dal dr. Procopio dell’ Arpacal è stata inserita tra le relazioni congressuali dal comitato scientifico del convegno: lo studio proposto dall’ Arpacal e dallo Spisal dell’ Asp di Catanzaro, infatti, è il risultato di un’attività di prevenzione attuata nel territorio della provincia di Catanzaro e finalizzata alla riduzione del rischio radon, attraverso una verifica puntuale dei luoghi di lavoro, in un contesto normativo in cui la misura della concentrazione del gas radon è obbligatoria negli ambienti interrati e seminterrati.
“Il radon – ha spiegato il dr. Salvatore Procopio, tecnico del laboratorio fisico “E. Majorana” del Dipartimento provinciale di Catanzaro dell’Arpacal – è un gas radioattivo naturale inerte, prodotto principalmente dal suolo e dai materiali da costruzione; i prodotti del decadimento di questo gas, detti tecnicamente “figli del radon”, possono invece legarsi alle pareti, ai pavimenti, alle persone o alle particelle nell’ aria ed essere inalate e collocarsi in una qualsiasi regione dell’apparato respiratorio: naso-faringe, tratto bronchiale, tratto polmonare.
La deposizione nel tessuto polmonare fa aumentare la dose assorbita al polmone e conseguentemente il rischio dell’insorgenza di tumori polmonari”. “I risultati acquisiti – ha affermato il dr. Procopio – hanno rappresentato la base per la stesura di una carta del rischio radon nei luoghi di lavoro relativa al territorio indagato.
Questo è un primo passo per l’individuazione di zone o luoghi di lavoro con elevate concentrazioni di attività di gas radon in una parte importante del territorio regionale, come previsto dalla normativa vigente.
Come è noto, la normativa relativa alle radiazioni ionizzanti, richiamata anche dal testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, impone ai datori di lavoro la misura negli ambienti chiusi a maggior rischio collocati nei piani più vicini alla sorgente di radon. Ad oggi, inoltre, l’ Arpacal dispone di dati sul radon su tutta la regione, e sono già disponibili dati sulla media provinciale di Catanzaro e Crotone in ambienti di lavoro e utenze abitative”.
Il servizio di prevenzione, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro (Spisal) dell’azienda sanitaria provinciale (Asp) di Catanzaro e l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (Arpacal) hanno sviluppato un’attività sulla riduzione del rischio connesso all’ esposizione al gas radon attraverso: la verifica delle misure effettuate dai datori di lavoro nei luoghi ove vi è l’obbligo normativo, nonché la misura dei livelli di concentrazione di attività del gas radon nei luoghi dove, pur non essendoci obblighi normativi, la permanenza dei lavoratori e delle persone del pubblico era superiore alle 10 ore al mese.

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