L’Edicola Buda ha incontrato Antonio Calabrò, autore di “Reggio è un blues”

Reggio Calabria. Si è svolto giovedì 25 settembre, per il ciclo di appuntamenti letterari “Lib(r)eriamoci”, l’incontro con Antonio Calabrò, autore del libro “Reggio è un blues” (Disoblio Edizioni), promosso dall’Edicola Buda. Introdotti e accompagnati dal musicista reggino Pino Arco, hanno dialogato con l’autore: Giuseppe Buda (Edicola Buda) e Salvatore Bellantone (Editore). Nel corso del dialogo, Antonio Calabrò ha raccontato che per imporsi nella scrittura occorre fare piccoli passi, anche rivolgendosi a piccole case editrici, ma con l’intento di lavorare sodo e di migliorarsi per raggiungere grandi obiettivi. Naturalmente questo è difficile, anche perché gli scritti sono esperienze trasmesse agli altri e questi ultimi leggono e interpretano a modo proprio quegli scritti, determinando la fortuna o sfortuna degli autori. Nella mia scrittura, ha continuato l’autore di Reggio è un blues, tento di analizzare i fatti e, rifacendomi al simbolismo francese, di raccontarli in maniera tale da mettere a fuoco questioni più grandi. Racconto storie quotidiane per affrontare problemi e temi sociali ai miei occhi determinanti. Vedo infatti la città di Reggio Calabria e il sud bloccati sul piano sociale, perché non riescono a trovare uno spunto a partire dal quale ripensarsi e perché sono compressi da un pugno di persone che controllano tutto. Per il rinnovamento credo ci voglia una rottura, anche nella letteratura. C’è bisogno di un romanzo che parli della Calabria in forma nuova, mettendo a fuoco, per esempio, il fatto che il nostro orgoglio nasce dalla rabbia di non sentirsi uguali. Dobbiamo conservare le tradizioni, ha proseguito Antonio Calabrò, senza dimenticare il presente. La storia va avanti e del passato occorre tenere soltanto i valori belli, veri, che si sono smarriti ovunque a causa dell’individualismo dilagante. Proseguendo in questo modo, il futuro non può che essere una catastrofe. Io mi avvio in direzione di essa, cantando e battendomi per i valori sani su cui si fonda una società. Lo scrittore deve fregarsene della critica ufficiale. Deve pensare a scrivere, a raccontare e a scrivere quello che vede, quello che vorrebbe. Il mio ultimo libro, Reggio è un blues, vuole essere soltanto un contributo alla ricerca della libertà e vuole rendere responsabili alla vita comune. Vorrei che questo libro sia letto tra i banchi di scuola, perché racconta pezzi di vita autentica, reale che i ragazzi neanche conoscono. Reggio è un blues vuole essere una chiave, un’apertura alla vita vera. Io continuo a scrivere in questa direzione, coniugando l’ottimismo della volontà con il pessimismo della ragione. Non basta, ha concluso Antonio Calabrò, scrivere libri e raccontare le difficoltà della gente: è necessario che la politica riesca a coniugarsi con le battaglie della cultura.

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