L’Anassilaos celebra il 4° centenario della morte dell’artista El Greco

Associazione Culturale Anassilaos

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 Reggio Calabria. Il 4° centenario della morte di Doménikos Theotokópoulos, meglio conosciuto come El Greco, è stato celebrato un po’ dovunque nel mondo e soprattutto a Toledo, città dove trascorse gran parte della sua vita e dove morì il 7 aprile del 1614. Al grande artista, uno dei più grandi della pittura universale, l’Associazione Culturale Anassilaos dedica un incontro che si terrà martedì 30 ottobre alle ore 18,00 presso la Sala di San Giorgio al Corso con l’intervento di Stefano Iorfida, che ha raccolto testi e documenti – letti da Pino Papasergio – e documenti visivi raccolti da Giacomo Marcianò. Nato a Candia, capoluogo dell’isola di Creta, al tempo dominio veneziano, nell’ anno 1541 da famiglia certamente greco-ortodossa, Doménikos Theotokópoulos, appartenente ad una agita famiglia di origine greca vicina a Venezia, apprese nell’isola natale i primi rudimenti della pittura così da essere, già nel 1563, considerato un “maestro”.
Le sue prime opere, autografe, sono delle icone anche se è molto probabile che l’artista, come altri pittori cretesi contemporanei, fosse in grado di dipingere sia alla “greca” (icone) che alla “latina” per le diverse committenze greche e veneziane presenti sull’isola. La svolta nella sua vita avviene nel 1567 allorquando si trasferisce a Venezia, dopo essersi convertito al cattolicesimo, dove frequenta l’atelier di Tiziano e forse quello di Tintoretto.
Nel 1570 giunge a Roma, accolto nel palazzo di Alessandro Farnese, dove si inimica i pittori locali per certi giudizi, aspri e spavaldi, su Michelangelo Buonarroti, morto da poco (1564) di cui si dice disposto a rifare con più decenza il Giudizio Universale al centro di accuse di immoralità per i suoi nudi.
Dal 1577 risulta ormai in Spagna, e a Toledo, dove riceve le prime importanti commissioni e dove la sua pittura ha modo di svilupparsi pienamente – non senza qualche incomprensione con l’ambiente toletano e, all’inizio, addirittura con il re di Spagna Filippo II- con quella modernità di accenti, che ancora oggi stupisce gli osservatori, rendendolo quasi un contemporaneo.
Morì da buon cattolico e l’epitaffio più bello è quello scritto dall’amico Frate Ortensio Paravicino in una poesia del 1614 “Creta le dio la vida y los pinceles, / Toledo, mejor patria donde empieza / a lograr con la muerte, eternidades”. (Creta gli diede la vita e i pennelli, Toledo una patria migliore, dove cominciare a ottenere, con la morte, l’eternità).

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