Intervista al Sindaco Falcomatà: “Rotazione di tutti i dirigenti precondizione per ripartire e fare funzionare i servizi”

Giuseppe Falcomatà

Giuseppe Falcomatà

Reggio Calabria. Da “un passo alla svolta” alla svolta dei dirigenti, l’azione amministrativa della giunta Falcomatà si incammina col piede giusto. Nel corso dell’intervista concessa oggi a Newz.it il primo cittadino ha annunciato la rotazione di tutti i dirigenti comunali. Una mossa che decisamente mette in contropiede le accuse di “immobilismo”, proiettando la giunta al contrattacco dei problemi cittadini a partire proprio dalle stanze dei bottoni. Falcomatà con questa mossa lava via da quelle camere anni e anni di incrostazioni e sedimentazioni con un girotondo di incarichi che non possiamo non salutare come benefico per la città. In alcuni casi, addirittura, si è giunti allo scorporo di alcuni settori che oggi escono dimezzati dalla scure della giunta Falcomatà.

Reggio Calabria è una città problematica, con un sindaco e una giunta giovane. Dopo oltre 4 mesi, pensa mai “chi me l’ha fatta fare”?
Più grande è la sfida e più alto sarà l’onore. Questa è la nostra stella polare, da un lato la voglia e la “fretta” di riuscire a cambiare tutto e subito, dall’altro la consapevolezza che è impossibile e comunque l’amministrazione dev’essere valutata nel corso dei 5 anni. Questo ci dà la forza di affrontare le giuste critiche per quello che ci si aspettava potesse cambiare nell’immediato e in realtà ancora stenta a cambiare, i piccoli problemi quotidiani, che purtroppo ci occupano la maggior parte delle giornate. Però sotto il profilo umano è senza dubbio una sfida molto intensa, senza tempo e senza tempi, che ti dà l’onere di affrontare le giornate dovendo tenere sempre alta la concentrazione ma allo stesso tempo la consapevolezza che c’è l’orgoglio di rappresentare una città che ha voglia di risollevarsi e di uscire da questa situazione. Quindi la consapevolezza che si rema e si ha tutti l’obiettivo comune di uscire da una situazione così complicata.
Sentimenti contrastanti che si alternano a quello che riusciamo a fare o a non fare a fine giornata. Ci sono momenti in cui la situazione sembra più grande delle nostre possibilità attuali, mentre ci sono, per fortuna, giornate che per quella che è l’attività e le prospettive a medio e a lungo termine, quindi per la programmazione, ti danno respiro ed energia. Così come l’energia te la continua a dare il quotidiano rapporto umano coi cittadini che, nonostante entrare a palazzo san Giorgio significa non uscirne più, cerchiamo di mantenere soprattutto nei territori, e la consapevolezza che aver detto fin dall’inizio le cose come stanno, non aver mai promesso mari e monti ma soltanto avere detto che la situazione è difficile e che questa città prima di tutto deve tornare alla normalità, ci fa confrontare con i cittadini in modo più sereno.
La cosa principale che ci chiedono è di risolvere i problemi di ogni giorno, dalla buca all’illuminazione, all’acqua e alle fogne. Se fossero solo questi i problemi ci troveremmo al pari di altre città, Roma o Genova e altre metropoli che si confrontano con altri problemi quotidiani, ma l’azione dell’amministrazione non può riguardare solo il quotidiano. Potare un albero o curare il verde di una piazza è ad oggi non dico un’impresa titanica ma molto difficile, ma questo non ci deve fare distogliere l’occhio dalle sfide più grandi anche a breve termine: ossia quelle di una gestione più organica dei servizi pubblici essenziali quindi con la costituzione delle società in house, quelle del piano di riequilibrio e quindi quelle di realizzare e redigere un bilancio reale, un bilancio che tiene conto dei principi di armonizzazione che dal 2016 inizieranno a entrare in vigore e una programmazione che tiene anche e sopratutto conto delle sfide più imminenti come quelle della città metropolitana.
Allo stesso tempo è chiaro che un’amministrazione oltre che occuparsi di servizi deve occuparsi anche di quelle opere che fanno crescere la città: su questo il primo obiettivo è quello di sbloccare al più presto alcune opere del Decreto Reggio. Già rispetto allo sfogo avuto in conferenza stampa di passi ne sono stati fatti, finalmente ho avuto la nomina di funzionario delegato, finalmente siamo riusciti a bloccare quel pignoramento che di fatto impediva l’arrivo nelle casse del Decreto Reggio dei fondi necessari alla realizzazione delle opere, adesso c’è da programmare quello che si riuscirà a fare in questo 2015, perché per il 2015 è stanziata una certa somma, e in base a questa somma stiamo stilando una scaletta di priorità per completare quel che già è in atto ma soprattutto la sfida più grande è la rimodulazione, quindi vedere quelle opere che non sono più attuali e decidere cosa oggi è più prioritario.

Quali sono le opere che considerate prioritarie?

Siamo ad aprile quindi non sarebbe ottimale andare adesso a riprendere un lavoro ancora in fase di progettazione. Ci sono sostanzialmente due grandi opere che vogliamo riavviare: il parco lineare sud e le aste del Calopinace. Due opere importanti e strategiche per la città perché il Parco lineare è un affaccio al mare nella zona sud, quindi una sorta di prosecuzione del Lungomare, mentre le aste del Calopinace di fatto danno sollievo e migliorano il collegamento tra il centro e le zone pedemontane della città. Accanto a questo ci sono delle realizzazioni un po’ più piccole che possiamo portare avanti, e speriamo a termine, tra cui il completamento della riqualificazione dell’ex 208, la palestra di Cannavò, anche in questo caso abbiamo preso un impegno preciso coi ragazzi della scuola. Poi tutto il resto va recuperato, va rivisitato opera per opera e collegato a un’altra delle situazioni su cui si sta lavorando, ossia l’approvazione del Psc (piano strategico comunale) e la realizzazione del Put e Pum (piano urbano del traffico e piano urbano della mobilità – ormai si va avanti per sigle). Anche queste sono delle priorità per due motivi: intanto continuare ad appaltare opere senza avere il piano strategico comunale è come dire che la mano sinistra non sa quel che fa la mano destra, realizzare il piano urbano della mobilità è la precondizione per attingere a tanti bandi comunitari e a tanti finanziamenti comunitari. A proposito di mobilità il settore urbanistica sta lavorando sui fondi Cipe sulla mobilità. Anche su questo c’era stato un rimpallo tra Comune e Regione per dei progetti che non erano stati ritenuti logici sotto il profilo dello sblocco della mobilità in città, noi abbiamo deciso di riprendere l’idea iniziale, portata avanti in collaborazione con l’università, abbiamo sottoposto questa idea al sottosegretario Delrio e si è deciso che ci sarà un contributo sulla fase esecutiva di questa progettazione da parte del Ministero in modo da non perdere questo finanziamento Cipe che è di oltre 100 milioni.

Quale sarà la vostra idea di mobilità urbana? Dobbiamo aspettarci la chiusura totale del centro storico al traffico?

L’idea principale è di alleggerire il traffico al centro storico. Il centro ormai è un concetto che non può essere ancorato alla nostra vecchia idea di città, anche la zona sud e nord come Sbarre, Gebbione, in una certa misura Pentimele, e Santa Caterina, sono centro perché lo sviluppo urbano è così implementato che non si possono più definire periferie della città. Nell’accezione originaria di centro l’idea di restringere il più possibile il traffico tra la Stazione Centrale e il ponte della Libertà è una priorità. Su questo la prima cosa da fare è rendere operativi gli snodi del ponte della Libertà e di Botteghelle e quindi fare fermare lì i mezzi pesanti e prevedere navette più leggere che si spostino nel centro della città. La seconda cosa da fare è evitare che i mezzi pesanti del carico e scarico merci, come avviene adesso, abbiano un passaggio incontrollato, quindi disciplinarne gli orari ma anche attraverso un nuovo progetto di collegamenti tra le due sponde dello Stretto c’è l’idea di creare un City Logistic anche al porto cittadino in modo da far sì che lo scarico merci arrivi lì, gli autotreni non entrino in città e al centro cittadino viaggino dei mezzi meno invasivi anche sotto il profilo dell’inquinamento ambientale. Questa è la prima idea, favorire in centro storico quei meccanismi di mobilità sostenibile come il bike sharing e il car sharing.

Il tapis roulant rientra nella vostra idea di mobilità alternativa?

Quanto al tapis roulant non possiamo vederlo morire così. Non è una scelta politica ma non è una scelta, nel senso che la manutenzione ordinaria ci costa 70 mila euro l’anno, la manutenzione straordinaria, cioè prevedere il cambio dei nastri ci costa molto di più, oggi è una situazione che va a singhiozzo anche per il poco personale che riesce a occuparsi della struttura, se ne occupava la Multiservizi che oggi fa dei progetti che occupa il personale per diverse ore al giorno. Quindi bisogna pensare a dei metodi di funzionamento così come avviene anche in altre città: mettere a bando la gestione del tapis roulant a società che attraverso la pubblicità poi possano rientrare dell’investimento, questa secondo noi è l’unica idea possibile per non tenere fermo un modo di mobilità alternativa che è importante per la nostra città e che i nostri cittadini si sono abituati a utilizzare, anche perché continuare a tenerlo fermo provocherebbe dei problemi di manutenzione che ad oggi con un utilizzo seppure a singhiozzo non ci sono. E’ del tutto evidente che non possiamo permetterci non solo di tenerlo fermo, ma un obiettivo dev’essere quello di completarlo insieme con il monastero della Visitazione, ci consentirebbe di avere una sorta di linea tra la via Marina e le sue bellezze storico-artistiche e culturali, come anche le Mura Greche e le Terme Romane, e un collegamento che arriva al monastero della Visitazione dove è in previsione la realizzazione del Museo Civico della città e, si pensa, anche lo spostamento della Pinacoteca, ma su questo ci si sta lavorando.

Reggio ha fame di parcheggi, ne vedremo uno multipiano?

Sotto il profilo dei parcheggi verranno realizzati i parcheggi nella zona di piazza Garibaldi, alcuni sono già stati dislocati nella nuova piazza di via Aspromonte intitolata a Gianluca Canonico, ci saranno altri stalli in diramazione Rausei vicino l’ospedale e soprattutto il parcheggio di interscambio tra il Cedir e il palazzo di Giustizia. Questi saranno previsti all’interno dei finanziamenti Cipe.
Ad oggi un parcheggio multipiano non è in previsione, non ce lo siamo trovati come progetto, non ci sono ad oggi valutazioni che ci portano a prevedere, almeno nel centro della città, un parcheggio multipiano. Anche perché portando avanti questo progetto di mobilità alternativa, Sim, si prevede una sorta di anello che gira intorno alla città su monorotaia e che collega dalla stazione centrale fino al ponte della libertà, linea mare, e poi i due snodi principali, Università da un lato e Cedir dall’altro, passando in mezzo. Quindi portando avanti questa idea l’obiettivo è quello di avere sistemi di mobilità alternativa rispetto all’utilizzo dell’autovettura.

E’ vero che la fretta spesso non consente di dare risposte sensate, ma quanto dovremo ancora aspettare prima di vedere una città normale, in cui le buche vengono coperte a regola d’arte e non col solito sistema di un po’ di catrame sistemato con la vanga alla meno peggio, quando si smetterà di asfaltare i tombini che nel resto d’Europa vengono posizionati perfettamente a livello, quand’è che l’acqua della diga del Menta sgorgherà dai rubinetti?

Dobbiamo fare capire a tutti una cosa, che ognuno deve fare il suo dovere, nei posti e nei luoghi in cui è stato messo o dalla cittadinanza o per dovere amministrativo-burocratico. E quindi la prima operazione affinché tutto poi funzioni a dovere è proprio questa. Non a caso ieri è stata completata la riorganizzazione degli uffici e la rotazione dei dirigenti. Non dico che è un cambio epocale, anche se finora non era mai stata fatta. E’ anche prevista dalla legge, ma è una cosa che è la base per partire: la riorganizzazione degli uffici, la riorganizzazione della pianta organica, spacchettare delle situazioni che in un modo o nell’altro avevano creato una sorta di abitudine e di assuefazione, ruotando anche i dirigenti e dandogli anche la possibilità di cimentarsi con settori diversi rispetto a quelli con cui si sono cimentati fino adesso, smembrare alcuni settori e quindi alleggerire l’attività dei funzionari e dei dirigenti del nostro Comune, è la precondizione per poi fare ripartire e fare funzionare i servizi.

Sarà un cambio totale di persone, soprattutto di persone. Gli uffici avranno alcuni accorgimenti nel senso che alcuni settori che prima erano insieme adesso saranno separati. Ad oggi la programmazione economica e finanziaria è insieme a quella dei tributi, nella riorganizzazione invece saranno due settori differenti. Lavori pubblici, sostanzialmente il settore come competenze non vedrà grossi stravolgimenti.

Quando dico che ognuno deve fare la sua parte e deve fare il suo dovere per rispetto del luogo in cui lavora, a prescindere dal tipo di lavoro, che sia politico o amministrativo, significa che, a proposito di strade, noi abbiamo trovato per la manutenzione ordinaria delle strade 200 mila euro. Tradotto in chilometri, per scarificare il vecchio asfalto, rifare il nuovo tappeto di bitume e la segnaletica orizzontale, insomma per fare le strade a regola d’arte, abbiamo trovato questi fondi che equivalgono a una strada che va da piazza indipendenza alla villa comunale. Quindi martedì dovrebbero partire i lavori per la via marina. Ovviamente non può bastare. Quindi siamo andati a spulciare per capire se magari qualcuno si è distratto e non ha visto se c’erano altri soldi destinati alla manutenzione ordinaria, oppure per industriarsi e capire come fare a racimolare qualche somma in più. Siamo riusciti a farlo in due modi: andando a trovare una voce di bilancio che prevedeva oltre 600 mila euro per la manutenzione ordinaria, sono sempre pochi, ce ne vorrebbero diversi milioni per rifare tutte le strade in città, però comunque intanto iniziamo ad avere un minimo di prospettiva e di programmazione. Un conto è sapere di potere fare una sola strada, e faccio una scelta in base al maggiore flusso di traffico nelle strade cittadine, un conto è che ne riesco a fare due-tre-quattro, ho una possibilità maggiore di programmare e quindi di scelta. Altra “strada” che stiamo percorrendo è quella dei residui dei muti. Se per fare una piazza vengono stanziati mille euro e poi con le economie dell’appalto residuano 200 euro da quel mutuo, siccome noi comunque abbiamo pagato la cassa depositi e prestiti per un mutuo da mille euro, possiamo destinare quei 200 euro ad altra cosa. Si fa un’operazione aritmetica, e da tutti questi residui di mutui, ne abbiamo trovati diversi con residui che vanno da 132 euro a diverse migliaia, è chiaro che possiamo destinarli alla manutenzione delle strade, perché è anche un problema di sicurezza.

Anche la raccolta dei rifiuti, nonostante l’ottimo lavoro fatto sulla differenziata, continua a vedere delle significative battute d’arresto, perché?

Non dobbiamo pensare che chi ha l’incarico di fare le cose ce le faccia per un favore personale. In Italia è frequente la pratica di scambiare il diritto con il favore. Anche su questo la conoscenza delle situazioni e delle cose ti dà una dimensione esatta rispetto a chi ti prospetta situazioni diverse. Leggendo il disciplinare del servizio di raccolta di rifiuti ci si accorge che tante cose dovrebbero essere fatte meglio o non vengono fatte, e di conseguenza l’amministrazione deve stimolare e vigilare affinché chi ha vinto un appalto faccia il suo dovere al 100%, e non al 30%. Mi riferisco al fatto che la pulizia delle caditoie, delle bocche di lupo, il diserbo delle strade, lo spazzamento, la sostituzione dei cestini, la disinfestazione, la derattizzazione, la deblattizzazione, la dezanzarizzazione, sono cose che vanno fatte per contratto. Quindi o c’è qualcuno che vigila perché chi di dovere faccia le cose, oppure ci dev’essere un’assunzione di responsabilità collettiva ed evitare che il sindaco faccia il maestrino e controlli giorno per giorno se le cose vengono fatte a dovere. O faccio la maestra o faccio il sindaco, tutte e due le cose insieme non le posso fare.

La rete idrica e la diga sul Menta

Quando si rompe un tubo e si scava per capire lo stato di manutenzione di quel tubo, ci sono più riparazioni di tubo che parti di tubo integro, perché evidentemente si è preferito prediligere la manutenzione ordinaria anziché fare un ragionamento più complessivo di sostituzione della rete idrica. Noi su questo abbiamo delle fonti alle quali attingere che sono sempre quelle del Decreto Reggio ma anche in questo caso bisogna avere una mappatura generale della città. Capire dove va completata e riammodernata la rete idrica, dove va completata e riammodernata la rete fognaria. Adesso c’è il nuovo appalto sulla depurazione, che inizierà a maggio. Ma il problema dell’acqua, al di là delle reti idriche fatiscenti, lo risolviamo soltanto con il completamento della diga del Menta, una cosa di cui sentiamo parlare da quando eravamo bambini. Oggi per essere completata manca di circa 30 metri di tubo. Molte opere sono state completate, l’appalto della diga sul Menta vive di diversi lotti sia a monte che a valle. La creazione di una centrale idroelettrica, che darebbe energia soprattutto nelle ore di punta alla città, è completata a San Salvatore però non è utilizzata e quindi è oggetto di azioni di vandalismo e furti al suo interno. Ad oggi sono stati spesi centinaia di milioni di euro, manca solo un pozzo. Manca solo che l’acqua arrivi nei pozzi nuovi, ciò porterebbe non solo 500 litri di acqua al secondo nelle case dei cittadini, ma ci consentirebbe anche un risparmio sulla spesa dell’idropotabile di circa 4 milioni di euro all’anno. E’ evidente che bisogna forzare per completare questi lavori, ad oggi dalla Sorical ci viene proposto, viste le difficoltà paventate per realizzare questo pozzo, di fare una sorta di bypass che di fatto aggira il problema, ma la portata dell’acqua si dimezzerebbe, da 500 a 250 libri al secondo, ma potrebbe essere una soluzione più rapida nelle more che si completi l’opera. Anche su questo bisogna fare una valutazione, accontentarsi di qeusto e iniziare a partire ed evitare che le opere fatte continuino a logorarsi oppure spingere affinché ci sia una cabina di regia unica, direttamente a Reggio, per far sì che si dia la spinta finale. Anche questo è stato oggetto del dossier presentato al sottosegretario Delrio e vedremo quali saranno le prospettive.

La Sorical è della Regione, a cosa serve una regione amica, un governo amico, se poi nel momento del bisogno non si fanno vedere?

Una canzone dice “Lo scopriremo solo vivendo”. Intanto continuiamo a coltivare rapporti cordiali sotto il profilo istituzionale e anche personale però è del tutto evidente che dagli annunci di collaborazione e di vicinanza, dalla proclamazione e dalle manifestazioni di volontà e di sostegno, bisogna passare al sostegno vero ed effettivo. Ci sono delle partite che si giocano e si vincono a Reggio, ci sono delle partite che si giocano e si vincono a Roma o in Regione. Ogni tanto in Anci mi sembra di assistere a un incontro tra persone che condividono gli stessi problemi, ma è del tutto evidente che sia così visti anche i tagli che negli ultimi anni ci sono stati verso gli enti locali, che sono il primo riferimento dei cittadini, ed è chiaro che i cittadini se la prendano con i sindaci, neanche col comune o con gli assessori. Bravo il sindaco, cattivo il sindaco, a prescindere da come va. Ci sono problemi identici a tanti comuni però poi c’è Reggio, che ha una situazione straordinaria che non può essere affrontata con misure ordinarie. Siccome non creeremmo alcun precedente, visto che misure straordinarie sono state prese negli anni per Catania, per Taranto, per Napoli, per Roma, per Venezia, finanche per Campione d’Italia, quindi per quello che questa città ha subito nel corso di questi anni abbiamo bisogno di avere la presenza dello Stato anche dopo. Lo Stato non può mandare una commissione d’accesso, sciogliere un comune, mandare dei commissari, e dopodiché ciao, abbiamo bisogno di avere la possibilità di amministrare. Non andiamo a Roma col cappello in mano, ma abbiamo proposto dei metodi che ci consentiranno di sopravvivere, di respirare e soprattutto di programmare. Il piano di riequilibrio, noi non chiediamo che venga cancellato come fece qualche governo fa con Catania, che azzerò il buco di bilancio. Noi dobbiamo affrontare un piano di riequilibrio a causa di questo mutuo che abbiamo ricevuto dallo Stato per il buco di bilancio che c’era all’interno del Comune di Reggio Calabria. Questo mutuo non può gravare solo sulle spalle dei cittadini. Abbiamo già parlato della difficoltà a garantire i servizi pubblici essenziali, attesa questa difficoltà e atteso il fatto di non avere servizi ottimali, è improponibile e impensabile che noi continuiamo a tenere tasse e tributi così elevati, ma siamo costretti a farlo se non viene presa una decisione a livello romano che ci abbassa questa quota di 11 milioni virgola ottocento mila euro da restituire ogni anno allo Stato. Qual è la proposta che abbiamo avanzato. Noi ve li restituiamo questi soldi, ma ci sono delle voci che non sono soggette a interessi e quindi chiediamo di restituirvele dopo, quando ci saremo risollevati. Ci sono delle altre voci che sono state contratte a un tasso di interesse del 3,3 percento, quando invece il tasso legale attuale è dell’1,2; darci la possibilità di pagare col tasso di interesse attuale ci toglierebbe un 2,1 percento di interessi che non è esattamente poco. Abbiamo fatto queste due proposte ed è su queste che non possiamo fare sconti. Su altro invece qualcosa si sta muovendo, come ad esempio sullo sblocco dei crediti al ministero della Giustizia. Noi vantiamo nei confronti del ministero della Giustizia per spese anticipate per la gestione degli uffici giudiziari oltre 22 milioni di euro, dei quali 11 milioni di euro solo per il 2013. Con la visita del ministro Orlando sabato scorso abbiamo ottenuto il pagamento di una quota del 2013. Significa che oltre a mettere una posta attiva in bilancio avremo materialmente la liquidità per provvedere a quei pagamenti che oggi vanno a singhiozzo, uno su tutti il Terzo Settore e quindi in generale i servizi sociali. Non c’è la situazione di difficoltà del 2010, che portò il Terzo Settore a protestare in piazza, però oggi i pagamenti del Terzo Settore sono fermi a novembre, con difficoltà nei prossimi giorni verrà erogato il pagamento di dicembre. Avere la liquidità significa mantenere un pagamento regolare su quel settore ma anche nei confronti degli altri fornitori del Comune di Reggio Calabria. L’altra questione che si sta sbloccando, anche per la forte pressione che stiamo facendo nei confronti dell’Anci, è quella dello sblocco della legge di stabilità e dell’impossibilità per i Comuni, per tutto il 2015, di procedere ad assunzioni a qualsiasi titolo. La legge nasce per evitare contratti e consulenze d’oro che di fatto hanno provocato tante difficoltà di gestione di bilancio ai comuni del nostro Paese, ma non può essere presa una misura del genere senza tenere conto di alcune specificità. Su tutte il caso di alcuni comuni che, mentre a Roma si approvava la legge di stabilità, andavano al voto. A quel sindaco non si può impedire di riorganizzare, intanto, il proprio ufficio, il proprio staff, la propria segreteria. Il sindaco di Reggio Calabria oggi non ha il capo di Gabinetto, non ha il suo staff a causa di questa misura. Il che significa che due ore della sera vengono dedicate alla lettura e allo smistamento della posta. I collaboratori sono a titolo volontario e non mi pare sia normale. Ma al contempo altro problema che scaturisce da questa situazione è il non prevedere la possibilità di fare contratti a nessun titolo blocca il percorso di costituzione delle società in house e quindi di ottimizzazione dell’erogazione dei servizi pubblici. Delle due l’una. O il Comune dimostra una concreta discontinuità rispetto a quelle situazioni che hanno fatto sì che il comune fosse permeabile agli interessi delle cosche, e faccio riferimento alle situazioni comprovate di Multiservizi e Leonia, oppure significa che non abbiamo gli strumenti. Noi abbiamo deciso di chiudere la stagione delle società partecipate, abbiamo deciso di avviare, in discontinuità rispetto a quel percorso, una strada di natura diversa, di costituzione delle società in house a capitare interamente pubblico che non devono produrre lucro ma andare in pari e garantire i servizi. Ma ad oggi non possiamo riempirle di contenuti, perché se io facessi le società in house, destinando il capitale sociale di 100 euro, il giorno dopo avrei la Corte dei Conti fuori da Palazzo san Giorgio che mi contesterebbe di aver fatto un danno all’erario per avere vincolato per nulla del capitale che si poteva invece destinare per altro. Con l’ulteriore conseguenza dell’incertezza nella quale vivono gli ex lavoratori della Multiservizi, sui quali non c’è un orizzonte preciso. Per estrema chiarezza abbiamo detto loro “state finendo i tirocini, mettiamoci in testa che i tirocini non possono essere una sorta di sussidio erogato a vita, visto che li abbiamo ottenuti in vista della costituzione delle società in house, io non posso continuare ad avere servizi pubblici a singhiozzo, l’orizzonte non è chiaro, l’unica strada è quella dell’esternalizzazione del servizio. Ciò accadeva due settimane fa. Rispetto ad allora la richiesta del Comune di Reggio Calabria è stata inserita all’interno del Decreto enti locali proposto da Anci al governo che sarà in discussione nei prossimi giorni, forse già al prossimo consiglio dei ministri, attendiamo fiduciosi gli sviluppi.

Oltre alle opere ancora da completare, ve ne sono alcune di cui avremmo sinceramente fatto a meno. La pista ciclabile, ad esempio, la vogliamo cancellare?

Sì. Anche qui però siamo di fronte a una valutazione che non deve avere fretta. O la cancelliamo completamente o cerchiamo di trovare le risorse per renderla civile e non quel non senso che è adesso. Su questo, prima di scegliere concretamente quale delle due sia la soluzione migliore dobbiamo avere chiaro il quadro con i nuovi funzionari che si occuperanno di questo servizio. Ci sederemo a tavolino, avvalendoci anche del contributo dei 145, che soprattutto nel settore tecnico sarà importante, dovremo capire intanto cosa è successo, e se il Comune deve tutelarsi anche attraverso azioni di responsabilità nei confronti di chi in un modo o nell’altro ha consentito questo obbrobrio, e poi valutare se è il caso di correggerla, di modificarla se ci sono le condizioni, o di cancellare questa ulteriore macchia in città. E’ chiaro che così com’è non ha senso sotto mille punti di vista: i panettoni in cemento sono fuorilegge, quella striscia amaranto norma vuole che non sia una striscia ma un tappetino gommato, quindi di materiale diverso dall’asfalto, e poi una pista ciclabile non può passare su un marciapiede e soprattutto non si può interrompere su un ponte così, senza nessuna logica.
Questo in generale ci porta a una riflessione sull’utilizzo dei fondi comunitari. Partire con l’idea di fare un urban center in via Aspromonte e avere una piazza come tante altre, significa che qualcosa è andato storto anche tra quello che avevi programmato e quello che in realtà hai eseguito. Oltre a un utilizzo parziale dei fondi comunitari c’è anche un utilizzo diverso rispetto alle idee originarie. Anche su questo una corsa contro il tempo per evitare di perdere i fondi. Bisogna accelerare sul Corso Garibaldi, su piazza duomo e sul lido comunale.

Fin qui i fondi comunitari, poi c’è la programmazione del Pon Metro e la Programmazione Comunitaria 2014-2020 che non riguarda opere pubbliche ma l’efficientamento energetico degli edifici, la rigenerazione urbana, la mobilità, le smart city, l’inclusione sociale e in generale il settore dei servizi sociali. Un’attività un po’ più di concetto, per questi sette anni l’Unione Europea punta molto sulla mobilità sostenibile e sulle smart city. Una città molto avanti su questo è Barcellona, della quale vorrei copiare soprattutto lo slogan, oltre naturalmente al percorso che fanno: “Barcellona, città di persone”. Dà l’idea della sostenibilità a 360 gradi che un comune deve avere nei confronti dei propri concittadini, anche sotto il profilo informatico. abbiamo la necessità intanto di informatizzare tutti gli uffici, il Comune di Reggio Calabria ha il Sit, il sistema informatico di trasmissione, che funziona al 10% delle sue potenzialità. Ciò comporta che ancora si utilizza la vecchia pratica di spostare materialmente le lettere da una parte all’altra quando avere un sistema informatizzato di trasmissione consente anche di incrociare quei dati, ad esempio tra le attività produttive, il bilancio e la polizia municipale, che permettono un monitoraggio continuo e costante dei flussi di pagamento e che anche sotto il profilo della prevenzione possono portare a limitare o eliminare alcuni abusi che ci sono soprattutto nell’utilizzo di utenze come la spazzatura o l’idropotabile. A quest’ultimo proposito, abbiamo il centro di telecontrollo inattivo. Capire perché è inattivo e se ci sono le fonti per utilizzarlo significa che non deve chiamare la signora di Gallico per dirci che c’è una perdita nella sua zona, significa che appena hai un problema c’è il monitor che te lo segnala subito, quindi un controllo a 360 gradi in tempo reale significa anticipare i tempi di intervento e ridurre i disagi dei cittadini.

A proposito di aggeggi tecnologici guasti, da quel che sappiamo noi non c’è più una telecamera di sorveglianza funzionante in tutta la città.

Nessuna. Servono sotto tanti punti di vista. Intanto per la sicurezza dei cittadini che oltre a volersi sentire vicine le forze dell’ordine e il vigile che cammina per strada vogliono sapere che la presenza di una telecamera possa essere anche da deterrente, non soltanto per azioni di micro e macro criminalità, ma anche per evitare che chi ancora oggi non si mette in testa che il frigorifero non si può buttare accanto al cassonetto lo faccia, ma anche per consentire un monitoraggio continuo anche dei nostri luoghi di interesse artistico e culturale. Ad esempio il Castello Aragonese che è di prossima apertura non prevede la presenza di telecamere di sicurezza. Questo mi pare un paradosso. Non solo perché è di fronte alla Corte d’Appello e alla Procura Generale, ma anche nell’idea di una visione di voler rendere il Castello Aragonese un luogo all’interno del quale ospitare delle mostre permanenti, l’assenza di misure di sicurezza come le porte blindate o il monitoraggio attraverso sistemi di controllo renderebbe impossibile fare un’operazione del genere. Quindi anziché andare a singhiozzo e intervenire zona per zona, è il caso di fare una mappatura generale dei bisogni e dei luoghi dove prevedere queste telecamere, reperire attraverso progetti o fondi esterni all’ente la possibilità di installarle, ma soprattutto fare un ragionamento sulla possibilità di manutenerle, altrimenti si fa come è successo: si installano le telecamere e poi non ci sono i soldi per il monitoraggio e quindi un nulla di fatto.

Il Miramare, cosa ne farete?

Il Miramare lo manderemo a bando europeo mantenendo il vincolo turistico-alberghiero. Abbiamo fatto un primo sopralluogo per aprire almeno il primo piano, ma ci siamo resi conto che l’intervento da fare era di molto maggiore rispetto alle previsioni. Diversi personaggi d’oltremanica e d’oltreoceano hanno manifestato interesse, non all’acquisto ma alla possibilità di investire sul Miramare. Diverse di queste persone sono venute anche fisicamente a vederlo. Da qui all’effettiva manifestazione d’interesse ce ne passa. Il Comune utilizzerà dei criteri di evidenza pubblica e poi capiremo se questi interessi erano reali o meno. Una volta messo a bando bisogna prevedere il piano B. Nel caso in cui l’interesse sul rifare lì un albergo, con le nuove normative sulla dimensione delle camere e quindi col numero di camere che potrebbero venire fuori dal nuovo calcolo (oltre 50-55 stanze non si possono fare), mantenere un 4 stelle non è uno scherzo. Se il bando non dovesse andare a buon fine intanto escludiamo la possibilità di venderlo, questo è fuor di dubbio, anzi noi abbiamo tolto il Miramare dal piano delle dismissioni. Però bisogna studiare delle possibilità di uso alternativo rispetto alla destinazione alberghiera, significa che potrebbe essere comunque il Palazzo della città, con camere dove ospitare le personalità che verranno in città, utilizzare il suo salone per mostre, eventi, e tutte quelle iniziative che danno lustro alla città. Questo in una visione ancora più futuristica della città ci deve consentire di gettare uno sguardo sugli altri palazzi importanti che sorgono sul lungomare. Vedere Villa Zerbi che continua a decadere giorno dopo giorno, è un colpo al cuore per qualsiasi cittadino che ha un po’ di gusto estetico. Su questo interpelleremo anche la soprintendenza per capire se questo bene ha una valenza tale da dovere essere recuperato o lo si può lasciare morire nell’incuria e nell’abbandono. Dobbiamo trovare il modo per salvarlo.

Incuria e abbandono, come per i beni confiscati?

E’ una battaglia che non possiamo permetterci di perdere. Intanto con il Tribunale e con l’Agenzia si è siglato un protocollo di intesa per l’utilizzo dei beni già in fase di sequestro. Non è cosa di poco conto perché il bene sequestrato è un bene che è stato utilizzato fino al giorno prima, quindi non presenta gravi problemi di manutenzione. E’ un bene subito riutilizzabile da parte dell’amministrazione comunale. I beni confiscati che entrano a far parte del patrimonio del Comune di Reggio Calabria nella stragrande maggioranza dei casi sono poco più che dei ruderi. Alcuni lo sono ab origine, altri lo diventano perché la procedura che porta alla confisca dura 10-15 e a volte anche 20 anni. Come faccio ad assegnare un bene alla collettività, e quindi far nascere la legalità su beni che sono frutto o provento di attività criminose, se non ho materialmente la possibilità di assegnarli e se per il piano di riequilibrio non posso destinare neanche un euro alla riqualificazione, ristrutturazione, manutenzione di questi beni?
La proposta che abbiamo fatto all’interno anche della Commissione antimafia che sta lavorando a un testo di modifica del codice antimafia, è quella che prevede che non tutti i proventi dei beni confiscati, come avviene oggi, vadano a confluire al Fug (il fondo unico giustizia), ma che una parte di questi beni, una piccola percentuale anche basterebbe, resti al comune dove sorgono i beni e sia vincolata alla riqualificazione dei beni stessi. E’ un punto imprescindibile sul quale non possiamo permetterci di fare passi indietro. Allora davvero riusciremmo a trasformare un triste primato da negativo in positivo. Anche sui beni mobili abbiamo presentato una nostra proposta. I beni mobili non prevedono la possibilità di assegnazione se non al termine della confisca. Una automobile già perde di valore di mese in mese, se oggi mi assegnano una Fiat Panda del 1991 che ci faccio? Con costi non indifferenti per il deposito. Fateceli usare. Abbiamo difficoltà a fare spostare i nostri tecnici da una parte all’altra della città per seguire la copertura delle buche, fatecele usare da prima, ma non dateci dei rottami.

Caterina Bertucci
Fabio Papalia

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