Edilizia, Berna all’attacco: “Sistema di satrapi uccide l’economia”

Reggio Calabria. “I dati contenuti nell’ultimo rapporto Svimez dimostrano plasticamente come uno dei maggiori limiti alla competitività del Paese, forse addirittura il principale, sia la burocrazia. E l’edilizia è una delle vittime predestinate della pubblica amministrazione: il 65% del tempo impiegato per realizzare un’opera, nel Mezzogiorno d’Italia, è assorbito dalla fase che va dalla progettazione preliminare all’affidamento dei lavori. Sono i cosiddetti ‘tempi di attraversamento’, autentiche sabbie mobili che inghiottiscono denaro e soffocano la speranza. Tutto questo è inaccettabile”. Il presidente di Ance Calabria, Francesco Berna, tuona contro “un sistema di satrapie dove il funzionario o il dirigente di turno, spesso, non svolge una funzione amministrativa ma esercita un potere. C’è una bella differenza tra questi due modi di interpretare un ruolo pubblico: un ‘cuneo’ al cui interno proliferano le più diffuse e gravi pratiche nei rapporti tra amministrazioni e imprese”. Per Francesco Berna, “è un Paese strutturalmente vecchio e destinato a essere rapidamente superato dalle economie emergenti, quello in cui si disperdono così tanti anni, risorse ed energie. A conti fatti, su una media di oltre 14 anni che occorrono da quando viene pensato un progetto al taglio del nastro, quasi due lustri passano prima che vengano aperti i cantieri. Lo spaccato offerto da Svimez si basa su 35 mila opere censite negli ultimi 15 anni e dimostra come i ‘tempi di attraversamento’ siano devastanti soprattutto per i piccoli appalti. Per quelli di valore superiore ai 100 milioni di euro le lungaggini burocratiche incidono per il 45% dei tempi complessivi, per le opere inferiori ai 100mila euro addirittura superano il 70%. E anche sulla scelta dei progettisti – dice ancora Berna – bisognerebbe aprire una riflessione. Non è possibile che, in un mondo che si evolve alla velocità della luce, ci siano professionisti che si concedono una tempistica medievale per completare i loro elaborati. È tutto questo che uccide la nostra economia, condannando a una condizione di sottosviluppo, arretratezza e povertà soprattutto le regioni meridionali, dove l’edilizia dà, anche se sarebbe più corretto dire ‘dava’, lavoro a milioni di persone”.
Il grido d’allarme del presidente regionale dell’Associazione nazionale costruttori edili prosegue: “Ripetiamo ormai da tanto che l’unico modo per contrastare la crisi, i cui effetti sono ancora gravissimi, è riavviare i cantieri. Riaprirli concretamente e iniettare denaro nei circuiti dell’economia reale e legale. In questo momento le ricette neoliberiste non sembrano in grado di dare un positivo shock a un mondo produttivo che appare inerme e incapace di reagire. Ecco perché è assolutamente indispensabile, pur con tutte le difficoltà dell’apparato statale, un intervento della mano pubblica, non tanto in termini di progettazione di nuove opere, quanto di sblocco di ciò che è rimasto sulla carta”.
A proposito delle incompiute, il presidente di Ance Calabria ricorda come “il sistema di monitoraggio nazionale presenti dati parziali, dal momento che si limita alle opere finanziate dagli enti locali. Solo nella nostra regione, in realtà, se consideriamo tutti i lavori fermi, superiamo ampiamente il mezzo miliardo di euro. Basterebbe già far ripartire gli iter burocratici e aprire quei cantieri per dare una boccata d’ossigeno al settore delle costruzioni”. Per Berna, “è vitale che in Calabria i finanziamenti disponibili vengano effettivamente spesi, spezzando la spirale dell’inerzia amministrativa che è una delle cause del fallimento di troppe imprese. Lo sblocco di 800 milioni di euro di pagamenti per il Por 2007/2013, recentemente ottenuto dal governatore Oliverio dalla Commissione europea, è senz’altro una buona notizia in questa direzione. Ma oltre a riparare i danni, opera certamente difficile e che richiede tempo, da questa giunta regionale noi costruttori ci attendiamo una vera svolta sul versante della programmazione comunitaria. La Calabria ha bisogno di lavorare, per una volta, rispettando i tempi ed evitando di arrivare all’ultimo momento con la necessità di affastellare progetti retrospettivi per evitare di gettare alle ortiche – conclude Francesco Berna – somme che si aggirano attorno al miliardo di euro”.

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