Manovra finanziaria: la relazione dell’assessore al bilancio Vincenzo Ciconte

Vincenzo Ciconte

Vincenzo Ciconte

Reggio Calabria. Di seguito pubblichiamo integralmente la relazione del vice presidente della giunta regionale e assessore al bilancio, Vincenzo Ciconte. All’ordine del giorno del Consiglio l’approvazione della Manovra finanziaria.

Signor Presidente, colleghi Consiglieri,

dopo un positivo e proficuo confronto, la II Commissione ha approvato il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria Regionale 2015-2017, il “Provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale e procedurale (Collegato alla manovra di finanza regionale per l’anno 2015) “, la “Legge di stabilità regionale per l’anno 2015 ed il “Bilancio di previsione della Regione Calabria per l’anno 2015 e bilancio pluriennale 2015-2017 “.
Si è trattato di un lavoro condotto con estrema serietà ed impegno, per il quale intendo ringraziare il Presidente della Commissione l’On. Giuseppe Aieta e tutti i Consiglieri di Maggioranza e di Opposizione che, con senso di responsabilità e grande equilibrio, hanno concorso al varo della manovra finanziaria. Ringrazio, altresì, tutti i rappresentanti delle parti istituzionali, economiche e sociali, che con la loro presenza ed il loro contributo, hanno consentito l’approfondimento delle varie tematiche settoriali.
Il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria Regionale 2015-2017 che giunge oggi all’esame dell’aula, è stato elaborato secondo le disposizioni di cui al D.Lgs 10 agosto 2014, n. 126 ed in coerenza con il Programma di Governo presentato dal Presidente Oliverio.
Il Documento esprime innanzitutto la forte volontà della Giunta regionale, di porre la programmazione al centro della propria azione di governo, per definire impegni e priorità all’interno di una chiara visione strategica di sviluppo economico e di crescita sociale. L’obiettivo è quello di invertire il modo di procedere finora seguito nell’attività amministrativa, caratterizzata da scelte che hanno portato a politiche pubbliche inefficaci, improduttive, non inclusive. Responsabilità e trasparenza saranno i cardini di un’incisiva azione di governo, rivolta innanzitutto a ridurre il peso della burocrazia, semplificare le procedure, migliorare la qualità e la quantità delle prestazioni rese ai cittadini. Così come è necessario conseguire risultati sul fronte della crescita, dello sviluppo, della promozione e della valorizzazione delle grandi risorse umane, naturali e culturali di cui è ricca la nostra terra. Tutto ciò richiede una netta discontinuità con il passato ed una profonda svolta nelle politiche di bilancio, al fine di limitare l’indebitamento ed evitare i rischi derivanti dall’ulteriore deterioramento dei conti. Il risanamento finanziario regionale si impone come un obbligo ed una priorità di estrema urgenza, in ragione del pesante fardello ereditato dal passato governo regionale nonchè delle profonde modifiche intervenute nel contesto normativo in materia di bilancio e dei tagli operati da parte dei governi che si sono succeduti dal 2010 ad oggi.
Da sette anni ormai la Calabria chiude, ogni anno, con una progressiva diminuzione del PIL e riduce costantemente la propria capacità di creare ricchezza abbassando, nello stesso tempo, tutti gli indicatori nel campo dei servizi legati alla qualità della vita a partire dai bisogni sanitari. Aumenta l’isolamento infrastrutturale e l’inadeguatezza dei trasporti. I dati occupazionali sono ancora più preoccupanti. Diminuisce l’occupazione, permangano fasce ampie di precariato, cresce la fuga delle nuove generazioni. Nella popolazione giovanile la disoccupazione raggiunge la cifra allarmante del 65% a fronte del 17% in Europa. Quasi 200.000 giovani non lavorano né studiano ed è ripresa con grande velocità l’emigrazione, in particolare di giovani laureati, il 27% del totale degli emigrati nel 2011. Il bassissimo tasso di occupazione femminile, in particolare delle giovani donne, costituisce uno dei fattori più gravi di freno alla crescita civile e sociale della nostra regione.
L’ultimo rapporto SVIMEZ fornisce un quadro della situazione calabrese contrassegnato da una forte congiuntura ancora in atto a causa della perdurante crisi internazionale e nazionale, le cui conseguenze si fanno sentire sul mercato interno.
Tutto ciò a causa della fragile struttura produttiva caratterizzata da imprese mediamente più piccole, tecnologicamente meno evolute e con minore capacità di raggiungere la domanda estera rispetto a quelle nazionali ed europee. Tale debolezza si è riflessa in una minore tenuta delle nostre imprese di fronte alla crisi, mentre le ridotte prospettive di crescita, hanno determinato una mancata accumulazione di capitale umano.
Il lavoro è uno degli indicatori più gravi dell’emergenza sociale ed economica calabrese. La crisi colpisce intere categorie sociali: giovani, donne, anziani, immigrati, le persone a rischio d’esclusione sociale e povertà. Negli ultimi cinque anni il PIL regionale è sceso del 13,3% in termini reali.
Nel contempo, l’efficacia delle politiche regionali è fortemente condizionata dai ritardi strutturali della società e dell’economia calabrese. Nella nostra regione, così come nelle altre regioni meridionali, si riscontra con elevata frequenza una qualità inferiore dei beni pubblici essenziali, come giustizia, sanità, istruzione, trasporti, lavori pubblici, servizi locali, con ricadute rilevanti sulle condizioni di vita dei cittadini e sul funzionamento dell’economia. Il rischio che si corre è quello che la perdita di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie possa diventare un dato permanente, che potrebbe impedire alla Calabria di agganciare la possibile ripresa prevista per l’anno in corso. Per evitare tale rischio occorrono politiche forti, in grado di incidere e di evitare conseguenze di lungo periodo.
Questo sarà l’impegno prioritario del governo regionale nel quinquennio 2015-2020, che così come sottolineato dal Presidente Oliverio in quest’Aula il 9 febbraio scorso, opererà per semplificare la governance regionale, eliminare gli sprechi ed i privilegi, snellire la burocrazia, valorizzare il merito e le competenze, promuovere politiche attive per il lavoro e lo sviluppo. Si punterà con determinazione alla modernizzazione radicale dell’Ente, allo snellimento amministrativo ed alla razionalizzazione delle risorse e si interverrà a 360° sull’economia del territorio, valorizzando pienamente il turismo, l’agricoltura, l’artigianato e investendo sui giovani e le imprese soprattutto in termini di innovazione, istruzione e competitività.
Sarà così possibile invertire il trend negativo dell’occupazione e nello stesso tempo garantire la necessaria rigenerazione dell’economia che, unitamente ad un nuovo sistema di welfare, sanità e protezione sociale, può consentire alla Calabria di diventare una regione pienamente europea, centrata sulla promozione umana e sui diritti dei cittadini.
Bisogna fare il possibile per dare ai giovani l’opportunità di realizzare i propri sogni ed alle imprese la possibilità di tornare a svilupparsi. Diversamente, si mette a rischio la tenuta sociale della Calabria, con un’ulteriore ed estrema acutizzazione della sofferenza che investe ormai intere parti della nostra comunità.
Occorre perciò un impegno straordinario volto innanzitutto a garantire la spesa del contributo comunitario e della relativa quota di cofinanziamento nazionale assegnata ai Programmi Operativi relativi al periodo di programmazione 2007-2013. Al 31 ottobre 2014, che è la data a cui fanno riferimento tutti i dati ufficiali anteriormente all’insediamento del nuovo Governo regionale, la Calabria era, dopo la Campania, l’ultima Regione d’Italia sia per la spesa sul FESR certificata sia per il Fondo Sociale Europeo (FSE). A ciò si aggiungeva la sospensione dei pagamenti, con gravi effetti non solo sull’attuazione del Programma, ma anche sulla stessa gestione del Bilancio per quanto riguarda il raggiungimento dei target di spesa e la disponibilità finanziaria in termini di cassa.
Solo recentemente, con decisione n. 2299 C (2015) del 31 marzo 2015, è stato ufficializzato lo sblocco dei pagamenti per circa 800 milioni di euro. La nuova amministrazione regionale, insediatasi il 10 dicembre scorso, ha messo in atto un intervento urgente e straordinario di accelerazione e rendicontazione della spesa, grazie al quale è stato scongiurato il rischio del disimpegno automatico ed innalzato notevolmente il livello di spesa complessivo. Intervento da rafforzare ulteriormente nel corso del 2015, ultimo anno del ciclo di vita del Programma. Al fine di meglio garantire il pieno e proficuo impiego delle risorse disponibili, nel rispetto dell’impostazione del POR FESR, sono state costituite apposite task force dedicate ai PISU e ai PISL, per supportare l’efficiente esecuzione delle iniziative finanziate verso percorsi di sviluppo fortemente ancorati a vocazioni e fabbisogni specifici.
Nello stesso tempo è stata condotta una decisa azione di riprogrammazione delle risorse non ancora impegnate, confluite, attraverso il meccanismo della riduzione della quota di cofinanziamento nazionale dei Programmi Operativi, all’interno di nuovi contenitori programmatici afferenti ad un “Piano di Azione e Coesione” (PAC), con il conseguente abbassamento dei target di spesa da raggiungere a fine anno e la possibilità di continuare a sostenere – con le risorse destinate al PAC – obiettivi di crescita regionale, senza i vincoli temporali previsti dai Regolamenti comunitari sui Fondi Strutturali.
Attraverso l’ulteriore accelerazione al processo di attuazione degli interventi programmati, contiamo che il Programma FSE (Fondo Sociale Europeo) possa esplicare a pieno i propri effetti sul miglioramento delle condizioni di accesso e partecipazione al mercato del lavoro regionale e sul potenziamento dei servizi finalizzati a favorire una maggiore integrazione sociale delle categorie di lavoratori e cittadini più deboli, elementi imprescindibili per promuovere una società calabrese più coesa e competitiva.
Relativamente al periodo 2014-2020 è stato definito un Programma Operativo Regionale plurifondo, che integra in un unico quadro strategico e programmatico le risorse finanziarie dei Fondi Strutturali (FESR-FSE). Il nuovo POR identifica tre direttive della crescita regionale:
il rinnovamento delle componenti più promettenti e reattive del sistema produttivo regionale;
la ripresa di competitività e produttività del tessuto economico territoriale più vitale e orientato all’innovazione;
la crescita dei flussi di visitatori e turisti attratti dal patrimonio culturale e naturale della Calabria.
Intorno a tali temi si sviluppano i principali ambiti tematici di intervento del POR, afferenti alla competitività, all’efficienza energetica, alla valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale, al lavoro, ai diritti di cittadinanza e all’inclusione sociale, allo sviluppo urbano e alla tutela delle aree interne.
Il quadro delineato dalla nuova programmazione costituisce, quindi, sia i termini finanziari che di strategia, una importante cornice di sostegno per la crescita regionale dei prossimi anni, consentendo di dare continuità alle azioni di sviluppo avviate e stimolando l’innesto di più radicali processi di innovazione del tessuto economico e sociale.
Allo stato è in corso il negoziato con la Commissione europea sulla proposta programmatica presentata e si prevede che tra qualche mese si perverrà all’approvazione del programma.
Sul tema della sanità la situazione è davvero preoccupante in termini di organizzazione, qualità dei servizi, offerta territorializzata e costi. Il servizio sanitario regionale è del tutto inadeguato ed economicamente insostenibile, malgrado i sacrifici imposti. Ricostruire un sistema di welfare della salute in Calabria è un imperativo urgente ed è il cuore del mandato dei prossimi anni.
A tal fine, l’azione della Regione si incentrerà su:
– un ridisegno di tutto il sistema con un progetto organico, un nuovo Piano Sanitario Regionale;
– l’adozione di una strategia per il cambiamento;
– un patto per la riforma, con la condivisione, l’ascolto e la partecipazione di tutti i protagonisti del sistema;
– la predisposizione di un programma operativo;
– la realizzazione del progetto Sanità digitale;
– il rientro dal debito sanitario.
L’adozione di una strategia per il cambiamento parte dal presupposto che il vecchio modello ospedalocentrico non riesce più ad assicurare le risposte di salute che i cittadini ci chiedono. È necessario orientare il sistema verso il territorio, la differenziazione dei servizi, la domiciliarità e l’attenzione alla persona, coniugando qualità e sostenibilità finanziaria.
Per superare il deficit di iniziativa per la condivisione, l’ascolto e la partecipazione che ha caratterizzato il processo di rientro del debito sanitario degli anni passati, si intende proporre un patto per la riforma tra tutti i protagonisti del sistema: la politica regionale e gli enti locali, i medici e le altre professionalità della salute, il sindacato, il sistema produttivo, i cittadini e le loro organizzazioni di tutela.
Relativamente al Piano di Rientro ed allo stato di attuazione dello stesso nel triennio di vigenza 2010-2012, Tavolo e Comitato hanno ritenuto che nonostante le condizioni ambientali difficili, e considerando la situazione in cui la Calabria versava, si sia registrato qualche risultato positivo, che necessita di essere consolidato e migliorato in termini di efficienza, appropriatezza e sicurezza delle cure.

Queste le grandi linee che il Governo regionale ha attivato per garantire queste finalità.
Abbiamo proposto il superamento dell’attuale organizzazione sanitaria con l’istituzione di una sola Azienda regionale, con l’obiettivo primario di ridurre gli sprechi e le inefficienze. Sono stati sottoscritti i contratti per la realizzazione di tre nuove strutture ospedaliere. Il neo Commissario straordinario ha già accolto la nostra richiesta per l’assunzione di circa 400 nuove unità, per colmare i vuoti di organico soprattutto nei reparti di emergenza-urgenza.
Con riferimento al debito sanitario, sono state predisposte ed avviate procedure finalizzate alla ricognizione ed alla riconciliazione del debito delle Aziende del SSR, attraverso il loro coinvolgimento e la circolarizzazione degli Istituti Tesorieri e dei fornitori.
Infatti, al 31.12.2014 le risultanze contabili relative al Conto Economico del SSR espongono un risultato positivo di gestione in attesa di verifica da parte del Tavolo ministeriale degli adempimenti. La Regione nell’anno 2015 continuerà l’attività di monitoraggio dell’utilizzo delle risorse trasferite e finalizzate al pagamento del debito pregresso, coerentemente anche a quanto stabilito dai Ministeri competenti.
Per quanto attiene le risorse finanziarie sbloccate, 202 milioni riguardano fondi iscritti in bilancio relativi a debiti delle Aziende per obbligazioni assunte prima del 2010, mentre per i 40 milioni disponibili, la Regione deve sottoporre al Governo una proposta di utilizzo. Il prossimo mese di giugno potrebbero essere sbloccate ulteriori risorse finanziarie.
Nel momento in cui si azzererà il debito e si raggiungerà l’equilibrio fra le entrate e le spese in campo sanitario, la Regione potrà disporre dei fondi derivanti dall’aumento della fiscalità a cui si è dovuto fare ricorso negli ultimi anni.

Il 1° gennaio 2015 è entrata in vigore la riforma sull’armonizzazione contabile degli enti territoriali e dei loro enti strumentali, avviata dal decreto legislativo n.118/2011 e completata con il successivo decreto legislativo n. 126/2014.
L’obiettivo è quello di rendere i bilanci di Regioni, Province e Comuni, omogenei e confrontabili tra loro, prerequisito per avviare il percorso di risanamento finanziario, l’attuazione della spending review e la determinazione dei fabbisogni e costi standard.
I principi del consolidamento dei conti della pubblica amministrazione obbligheranno la Regione, come tutti gli altri Enti, a procedere ad una serie di variazioni significative delle proprie scritture contabili e, soprattutto, ad un cambio radicale di mentalità nella gestione delle risorse finanziarie.
Si tratta di una riforma che punta a far conoscere i debiti effettivi delle amministrazioni territoriali, attraverso una operazione di “pulizia” e “trasparenza” dei bilanci, attuata, da un lato, con una azione di “riaccertamento straordinario dei residui”, tesa alla verifica dell’esigibilità dei crediti e/o dell’effettiva sussistenza di obbligazioni giuridicamente vincolanti relative agli impegni assunti nei pregressi esercizi finanziari e, dall’altro, con l’introduzione del “bilancio consolidato della regione”.
Con l’approvazione del bilancio consolidato dovrà emergere il risultato complessivo del “gruppo amministrazione pubblica regionale”, in quanto tale bilancio fornirà le risultanze della gestione non solo della regione, ma anche degli enti ed organismi strumentali, nonché delle aziende e delle società controllate e partecipate.
La legge di stabilità statale ha introdotto, per il solo comparto delle Regioni, l’obbligo del principio del pareggio di bilancio in coerenza con gli impegni assunti dall’Italia a livello europeo.
Viene nei fatti sancito, per le Regioni, il superamento del patto di stabilità per tetti di spesa ed il passaggio all’equilibrio per saldi.
Ciò comporterà, ancora di più che in passato, una programmazione attenta e rigorosa della spesa, e quindi degli impegni e dei pagamenti, che dovrà essere allineata in maniera sinergica con l’andamento delle entrate, sia in termini di accertamenti che di effettive riscossioni di cassa.
La Giunta dovrà infatti adottare, subito dopo l’approvazione del bilancio, un apposito piano, nel quale siano specificate le priorità degli impegni e dei pagamenti che devono essere effettuati al fine di non sforare il patto di stabilità.
Misure sanzionatorie rigorose sono previste a carico delle regioni a statuto ordinario che non abbiano rispettato gli obiettivi del pareggio di bilancio.
Bilancio regionale che, com’è noto, è caratterizzato da un lato dalla presenza di un quantitativo ingente di risorse di natura vincolata di difficile utilizzazione e, dall’altro, da una disponibilità di risorse autonome, per spese sostanzialmente di natura corrente, non sufficiente a garantire la copertura del fabbisogno finanziario determinato dalla legislazione vigente.
La Giunta ha dovuto operare sulla parte discrezionale del bilancio, avendo come obiettivo imposto dalle regole vigenti la necessità di preservare gli equilibri di bilancio. In tale contesto è stato necessario, da un lato, operare delle scelte considerate prioritarie e, nello stesso tempo, adottare disposizioni legislative volte a ridurre strutturalmente quella parte di spesa che non trova alcuna copertura.
La manovra finanziaria che oggi sottoponiamo all’esame del Consiglio al netto delle partite di giro (2,5 miliardi di euro) dell’avanzo di amministrazione (1,9 miliardi di euro) e della eventuale anticipazione di cassa (max 200 milioni), ammonta complessivamente a circa 4,9 miliardi di euro.
Si tratta però, in gran parte, di somme a destinazione vincolata.
Rientrano in tale area le risorse destinate al finanziamento del servizio sanitario regionale (3,3 miliardi di euro circa; 66%), l’annualità 2015 del Programma di Azione e Coesione (158 milioni di euro; 3%), nonché ulteriori fondi di natura vincolata assegnati a vario titolo dallo Stato o da altri soggetti (464 milioni di euro circa, pari al 9%). Le entrate per mutui (331 milioni di euro, 7%) sono relative al cofinanziamento del POR 2007-2013.
Le entrate libere da vincoli da destinare a finalità autonomamente definite dalla Regione ammontano, invece, a circa 650 milioni di euro, pari a circa il 13,0% delle risorse attualmente iscritte in bilancio sulle quali possono essere operate delle scelte di carattere discrezionale.
Una discrezionalità del resto molto relativa, in quanto la gran parte di tali risorse afferiscono a spese di carattere obbligatorio (personale, pagamento delle rate di mutui, contratti in essere).
La proposta della Giunta, pertanto, pur condizionata oggettivamente da una scarsa manovrabilità a causa delle esigue risorse a disposizione, ha cercato di privilegiare, oltre appunto alle spese di carattere obbligatorio, quei comparti della nostra realtà regionale che avrebbero sofferto enormi ed immediati disagi a causa di una carenza di risorse finanziarie disponibili.
Tale proposta di utilizzazione dei 650 milioni di euro contiene:
il finanziamento delle spese obbligatorie di funzionamento (personale, contratti e fondi al Consiglio Regionale) per 177 milioni di euro;
la copertura delle rate di ammortamento dei mutui per 104 milioni di euro;
il rimborso delle anticipazioni di liquidità per il ripiano del debito sanitario per 37 milioni di euro;
i contributi per i mutui contratti dai Comuni per la realizzazione di opere pubbliche per 16 milioni di euro;
i trasferimenti alle Province per il personale e le funzioni delegate per 32 milioni di euro;
il riconoscimento dei debiti nei confronti di Trenitalia, del personale A.Fo.R. e delle strutture accreditate per l’assistenza socio-sanitaria, per un importo di 41,4 milioni di euro;
i trasferimenti agli Enti sub regionali per un importo di 106 milioni di euro;
gli stanziamenti per il precariato (LSU-LPU, ultracinquantenni espulsi da mercato del lavoro, ex Why not) nella stessa misura dell’anno precedente, per un importo di 47 milioni di euro;
il finanziamento dei settori cosiddetti sensibili che riguardano le politiche sociali, il diritto allo studio e la protezione civile, per un importo di 38,75 milioni di euro;
la quota regionale destinata al trasporto pubblico locale per un importo di 17 milioni di euro;
il finanziamento delle leggi regionali settoriali (turismo, cultura, agricoltura, urbanistica, ecc.) per un importo di 6,7 milioni di euro;
l’accantonamento obbligatorio di risorse per far fronte ai pignoramenti, al fondo rischi, per la copertura di perdite delle società partecipate e per il fondo di riserva di spese obbligatorie, per un importo di 32 milioni di euro.
Con il collegato alla manovra di finanza regionale, in coerenza con quanto stabilito nel DPEFR, sono previsti interventi in materia di governo delle società e delle Fondazioni regionali, degli enti strumentali e degli enti vigilati mediante l’introduzione di alcune disposizioni tese alla razionalizzazione delle spese di personale e di gestione, nonché dell’individuazione di un preciso termine per la conclusione delle gestioni liquidatorie ancora in essere. Vengono, altresì, dettate una serie di disposizioni rivolte a garantire il complessivo equilibrio del bilancio regionale sia mediante la previsione di limiti concreti alla spesa, ai fini del rispetto del patto di stabilità, sia attraverso l’introduzione di misure organizzative tese a frenare la formazione di debiti fuori bilancio.
In modo più specifico, per le società “in house providing” e per quelle in cui la regione detiene una partecipazione di maggioranza, a corredo del “Piano operativo di razionalizzazione” approvato con Delibera di Giunta il 31 marzo 2015, vengono previste ulteriori misure di contenimento delle spese per il personale ed il funzionamento.
Sono dettate disposizioni atte a rendere effettiva la liquidazione delle società dirette e indirette in cui la Regione detiene la maggioranza qualificata prevedendo la presentazione del bilancio finale di liquidazione entro il 31 luglio 2015.
Viene demandato ad un successivo atto di indirizzo di Giunta la determinazione puntuale della misura delle riduzioni richieste ai singoli organismi societari, in un range avente come limite minimo il 10% e come limite massimo il 30% della spesa sostenuta nel 2014.
Vengono previste misure per rafforzare il ruolo della “governance” regionale nell’ambito delle società “in house” e in quelle controllate, quali ad esempio, la preventiva autorizzazione di ogni atto che abbia influenza sul livello delle spese del personale.
Sono inoltre previste misure specifiche per le società che presentino bilanci in perdita e sanzioni a carico dei rappresentanti regionali delle predette società, in caso di perdite perduranti o di inottemperanza alle predette disposizioni.
Lo stesso sistema di razionalizzazione delle spese viene previsto per le Fondazioni, gli enti strumentali e gli enti vigilati, introducendo, altresì, il termine del 31 luglio 2015, per porre in essere tutte le attività di liquidazioni dell’AFOR, dell’ARSSA e dell’ARDIS. Medesimo termine viene assegnato per concludere le procedure di accorpamento disposte con la legge regionale 16 maggio 2013, n.24.
Inoltre, si prevede che entro il 31 luglio 2015 sia terminato l’accorpamento delle ATERP regionali nell’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica regionale (articolo 7 della L.R. n.24/2013), l’accorpamento dei Consorzi provinciali per le aree di sviluppo industriale (di cui alla legge regionale 24 dicembre 2001, n. 38) nel Consorzio regionale per lo sviluppo delle attività produttive –CORAP – (articolo 5 della L.R.24/2013) e, infine, l’accorpamento della Fondazione FIELD all’Azienda Calabria lavoro.
Anche per le Fondazioni, gli enti strumentali e gli enti vigilati vengono previste misure tese a rafforzare il ruolo della “governance” regionale, disponendo la preventiva autorizzazione di ogni atto che abbia influenza sul livello delle spese del personale.
Al fine di garantire gli equilibri di bilancio nonché il concorso della Regione Calabria alle misure di contenimento delle spese dettate per l’anno 2015 dal legislatore statale, viene disciplinata l’introduzione di limiti all’assunzione di obbligazioni giuridicamente vincolanti per l’anno 2015 e anche per gli esercizi successivi, demandando ad un apposito atto di Giunta l’individuazione dettagliata delle singole misure da adottarsi.
Nel collegato sono previste, inoltre, misure organizzative tese ad evitare il proliferare di spese per i pignoramenti a carico dell’Amministrazione regionale, disponendo che i Dipartimenti, o in caso di inerzia la ragioneria generale, liquidino i titoli giudiziali muniti di formula esecutiva nella fase antecedente al pignoramento.
Considerata la mole di debiti fuori bilancio regolarizzati negli scorsi esercizi finanziari in materia socio sanitaria, sono introdotte misure dirette ad evitare la formazione futura di ulteriori debiti, nonché a garantire l’uniformità ed il coordinamento unitario delle procedure di liquidazione delle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie erogate dalle strutture accreditate.
Alle misure di carattere organizzativo si aggiunge la quantificazione del debito pregresso anche alla luce delle somme pignorate e già liquidate, l’autorizzazione a porre in essere accordi transattivi, nonché il blocco delle procedure di accreditamento di nuove strutture socio-sanitarie per le prestazioni che determinino spese eccedenti la disponibilità del Bilancio (fino al successivo atto di accertamento del fabbisogno da parte della Regione).
Nel collegato, infine, sono contenute disposizioni tese a garantire l’applicazione concreta, anche da parte del Consiglio regionale, delle nuove regole in tema di armonizzazione dei bilanci (D.Lgs 118/2011).

Infine, la legge di stabilità regionale, contiene il quadro di riferimento finanziario per il periodo compreso nel bilancio di previsione. Con essa si provvede:
al finanziamento dei fondi speciali di parte corrente e di parte in conto capitale per l’approvazione di nuove leggi regionali;
al rifinanziamento, per il triennio 2015-2017, delle leggi di spesa regionali, con esclusione delle spese obbligatorie e delle spese continuative;
a poche nuove autorizzazioni di spesa, alcune delle quali inserite con emendamenti in sede di Commissione.

Quella che proponiamo è, quindi, una manovra finanziaria fortemente condizionata dai diversi vincoli indicati, ma che si muove in una rigorosa logica di contenimento dei costi.
Come Giunta abbiamo già avviato un percorso di risanamento finanziario attraverso
la riduzione dei Dipartimenti della Struttura organizzativa della Giunta Regionale, che ha comportato un risparmio di circa due milioni di euro;
una rivisitazione delle modalità per l’acquisizione di beni e servizi, che ha comportato già un risparmio di 1 milione di euro;
l’accelerazione delle procedure per il trasferimento degli Uffici nella nuova sede di Germaneto, provvedendo alla disdetta dei vari contratti di fitto.
In tal modo ed anche attraverso un’attenta politica delle entrate, contiamo di poter reperire risorse, da utilizzare in direzione dello sviluppo e dell’occupazione.

Concludo sottolineando che avremmo senz’altro preferito presentare una proposta di tutt’altro tenore e di diversa portata, ma la situazione oggettiva in cui versa oggi la Regione è tale, che l’aver garantito l’invarianza delle risorse finanziarie ai vari comparti nonostante i tagli operati dallo Stato e, soprattutto, non aver fatto pesare sui cittadini calabresi l’onere di un incremento delle tasse, costituisce un primo significativo risultato del nostro lavoro.
Questo è solo l’inizio di un cammino irto di difficoltà, in un momento storico contraddistinto da una crisi profonda e da una carenza di risorse finanziarie senza precedenti, che potrà essere superato solo seguendo i principi di legalità e trasparenza che sono basilari per il rilancio della nostra terra.
La Regione dovrà adoperarsi con tutte le proprie forze in un percorso di risanamento finanziario teso a difendere i più deboli, impegnandosi con determinazione a creare sviluppo e occupazione, rispettando le regole imposte dalla nuova normativa, e cercando di non perdere l’ultimo treno per un utilizzo finalmente produttivo ed efficiente delle risorse comunitarie.

Sono convinto che in quest’aula ci sia la volontà comune, pur nel rispetto dei diversi ruoli, di fornire un contributo decisivo per la crescita e lo sviluppo della nostra amata Calabria, affinché le sia data la giusta credibilità sia a Roma che a Bruxelles.

Exit mobile version