L’arte del dono: il monumento “Sirene dello Stretto” restaurato gratis per la seconda volta dal suo autore

Reggio Calabria. L’arte del dono, ovvero la grande generosità del maestro Ermonde Leone, che da un mese è al lavoro per restaurare l’opera che lui stesso ha creato, il monumento “Sirene dello Stretto”, realizzato gratuitamente per il Comune di Reggio Calabria in due anni di lavoro, dal 2004 al 2005, da un tronco d’albero abbattuto. L’opera fu inaugurata nella sua attuale collocazione, sul lungomare cittadino, il 14 febbraio 2006. Una scultura in legno, però, è soggetta alle intemperie. Ed è così che lo stesso maestro Leone, 84enne nato a Pratola Serra, in provincia di Avellino, ma da tantissimi anni cittadino di Reggio Calabria, già una prima volta si era rimboccato le maniche e, sempre gratuitamente, aveva eseguito un primo intervento di restauro 5 anni fa, nel maggio 2010. Oggi, a distanza di 5 anni dal primo intervento, e dopo un mese di lavoro, il restauro è quasi agli sgoccioli. “Mancano solo pochi giorni e avrò finito”, ci spiega lo stesso Maestro. Nell’arco di questo mese il suo lavoro non è passato inosservato, scolaresche, passanti, curiosi, turisti. Il vulcanico maestro Leone ha intrattenuto chiunque volesse spiegando la genesi dell’opera e gli interventi realizzati. “In questi giorni si sono fermate molte persone, soprattutto molti stranieri. Si fermano, si informano, e quando capiscono che ho realizzato io l’opera ne approfittano per farsi una foto con l’autore. Restaurare la parte interna è stato il lavoro maggiore, ho dovuto togliere parte del materiale, che si sbriciolava, e sostituirlo con altre sostanze, per preservare l’opera. Sui tagli fatti dai boscaioli ho applicato della fibra di vetro con una malta speciale, la nanoflex, che si usa per la pavimentazione delle piscine. Adesso può anche piovergli di sopra, l’acqua scivolerà via”.
Insomma, un legame forte, quello che lega quest’opera al maestro Leone, tanto da indurlo a “sfidare” ben due volte la burocrazia per ottenere i permessi per eseguire i restauri. Del resto ricordiamo ancora quanto ci confidò il maestro nel giorno dell’inaugurazione in quel lontano febbraio del 2006. Un particolare anatomico di una delle sirene, un orecchio, era stato scolpito usando come modello il primo suo primo nipotino. Da allora la preoccupazione che l’opera si sciupi, esposta così com’è all’aperto. “Avevo suggerito di spostarla all’interno di qualche edificio istituzionale, per non farla rovinare. La mia idea è di fare una fusione in bronzo da lasciare esposta sul lungomare, mentre l’originale dovrebbe stare al chiuso, al sicuro. Se invece non vi piace – conclude il maestro – lasciatela qui fino a che muore”. Il canto delle Sirene è diventato un grido d’allarme.

Fabio Papalia

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