Fermato dalla Procura per duplice omicidio, era interdetto: la conferenza stampa, i dettagli, foto e video

Da sinistra: Masciopinto, Paci, Grassi, Cafiero De Raho, Rattà

Da sinistra: Masciopinto, Paci, Grassi, Cafiero De Raho, Rattà

Reggio Calabria. Era interdetto l’uomo accusato di avere ucciso moglie e suocera. La Procura di Reggio Calabria ha emesso un provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di Pasquale Laurendi, l’uomo di 55 anni bloccato la scorsa notte alle 3.30 dalle Volanti poco tempo dopo il duplice omicidio avvenuto nella sua abitazione in una palazzina popolare Ina Casa in via San Giuseppe, nella zona sud di Reggio Calabria, ai danni della moglie e della suocera, rispettivamente Antonia Labella di 53 e Carmela Cicciù di 83 anni.
I dettagli dell’attività di indagine, che ha visto operare gli uomini delle Volanti dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico, sempre i primi a intervenire, gli ottimi investigatori della Squadra Mobile e gli specialisti del Gabinetto regionale di Polizia Scientifica diretta dal vice questore aggiunto Diego Trotta, sono stati illustrati in serata nella sala “Nicola Calipari” della Questura nel corso di una conferenza stampa tenuta alla presenza del Questore Raffaele Grassi, del procuratore capo Federico Cafiero De Raho, del procuratore aggiunto Gaetano Paci, del capo della Squadra Mobile Francesco Rattà e del vice dirigente dell’Upgsp, Gesualdo Masciopinto.
“Nel giro di poche ore – ha esordito il procuratore capo Cafiero De Raho – è stato assicurato alla Giustizia l’autore di un duplice omicidio. Un dramma – ha spiegato Cafiero De Raho – che si svolge in ambito familiare. L’uomo ha ucciso la moglie e la suocera, ha inferto loro una ventina di coltellate ciascuna”. La scena del crimine si è presentata particolarmente forte agli investigatori. La moglie, ha spiegato ancora il procuratore capo, trovata uccisa nel proprio letto, ha tentato di difendersi parando i colpi con le mani e le braccia, ma l’uomo, di particolare stazza fisica, l’ha sopraffatta. La suocera è stata trovata riversa per terra nel corridoio. Non è ancora ben chiara la sequenza omicida, se sia stata uccisa prima la moglie o l’anziana donna. L’arma del delitto è stato un comune coltello da cucina. Il medico legale che ha eseguito una prima ispezione cadaverica ha contato oltre venti coltellate su ciascuno dei corpi. Nelle prime fasi investigative si è ipotizzato che l’uomo, oltre al coltello, avesse potuto fare uso anche di un oggetto contundente, un candelabro rinvenuto in terra vicino al corpo della suocera. I rilievi della Scientifica, in tempi record, hanno escluso tale ipotesi, l’oggetto era semplicemente caduto in terra, evidentemente durante le fasi concitate del delitto.
Di certo c’è che i parenti di Laurendi hanno offerto piena collaborazione agli investigatori. Sono stati proprio i suoi familiari, da cui l’uomo è andato dopo il delitto e che lo hanno visto con gli abiti ancora intrisi di sangue, ad allertare alle ore 2:55 il 113 e il 118, avvisando che certamente era successo qualcosa di terribile. Poi l’uomo si è allontanato a bordo di un’autovettura, sembra per dirigersi da un suo fratello, ma grazie alla professionalità degli operatori della pattuglia delle Volanti, è stato intercettato in zona San Gregorio, bloccato e condotto in Questura.
Da quanto emerso dalle indagini, la serata in quella casa al primo piano della palazzina popolare di via San Giuseppe era trascorsa tranquilla, tutto era regolare ancora all’ora di cena, poi durante la notte è successo qualcosa nell’abitazione o qualcosa è scattato nella mente dell’uomo.
Anche il procuratore aggiunto Paci ha sottolineato l’ennesima tragedia che si consuma tra le mura domestiche, elogiando l’ottimo lavoro della Squadra Mobile “che ha consentito nel corso delle indagini di raccogliere una serie di elementi indiziari che per qualità e quantità convergono sul fermato come autore del duplice ed efferato omicidio”.
A Laurendi sono state contestate anche le circostanze aggravanti sia sulla qualità delle vittime, coniuge e affine in linea retta, che di avere agito con particolare crudeltà.
Quanto al movente del delitto, il procuratore aggiunto Paci ha chiarito che “probabilmente l’uomo covava dentro di sé una condizione di alterazione psichica che lo ha portato a compiere il gesto”. “I figli della coppia – ha aggiunto Paci – hanno raccontato una situazione psicologica non serena, per il resto il clima familiare era assolutamente normale se non per la gestione di questi momenti critici da un punto di vista psicologico”.
Riguardo alla personalità del fermato, oggi pensionato, gli inquirenti hanno rivelato che l’uomo in passato era stato coinvolto in alcuni procedimenti giudiziari, sia per associazione per delinquere di stampo mafioso che per tentato omicidio e altri reati, ma ne era sempre uscito assolto.
Durante la giornata, condotto nella stanza del pm Sara Amerio presso gli uffici della Procura, al Cedir, per essere sottoposto a interrogatorio alla presenza dei suoi due avvocati difensori, prima ancora che iniziasse l’interrogatorio l’uomo improvvisamente ha dato in escandescenza, si è agitato, ha tentato di raggiungere la finestra nella stanza, ed è stato bloccato dalle forze dell’ordine. “In quel momento sono accorso io – ha raccontato il procuratore Paci – e mentre veniva portato via ha continuato ad agitarsi e andare a sbattere contro alla parete divisoria con la testa in atteggiamento di chi è in preda a una crisi forte che gli ha fatto perdere i sensi”. L’uomo quindi è stato accompagnato presso le camere di sicurezza del Cedir al piano sotto zero. “I suoi difensori – è proseguito il racconto di Paci – hanno rappresentato che l’uomo aveva bisogno della somministrazione di medicinali che assumeva o doveva assumere nelle ultime ore, quindi grazie al 118 gli è stata fornita l’assistenza medica e farmacologica necessaria”. “Le indagini proseguono – ha concluso Paci – per capire cosa sia accaduto e dare una chiave di lettura razionale o ricondurlo ai meandri alterati della psiche del fermato”. Il capo della Mobile ha affermato di voler condividere i complimenti ricevuti dai magistrati con i colleghi dell’Upgsp e la Polizia Scientifica. Dello stesso avviso anche Masciopinto, il quel ha citato le parole del Questore Grassi, ricordando che “il risultato conseguito va ascritto alla squadra Stato“.

Fabio Papalia

Da sinistra: Masciopinto, Paci, Grassi, Cafiero De Raho, Rattà

Exit mobile version