“La Zecca di Reggio attraverso i secoli”: le monete come testimoni della storia

Reggio Calabria: Teatro Francesco Cilea

Reggio Calabria: Teatro Francesco Cilea

Reggio Calabria ha una storia tri-millenaria, una storia ricca di avvenimenti, purtroppo, per lo più drammatici. Ma è una storia che è stata caratterizzata da una ricca attività di monetazione ed è per dare rilievo a una pagina che dà grande lustro alla nostra città che, promossa dall’Università degli Studi di Messina, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni archeologici Calabria ed il Comune di Reggio di Calabria è stata allestita nei giorni scorsi, presso il Foyer del Teatro Cilea, la mostra “La Zecca di Reggio attraverso i secoli”.

“La moneta è un oggetto di storia e in questo contesto verranno “interrogate” ed utilizzate come testimoni della storia – dichiara emozionato il responsabile scientifico professore Daniele Castrizio – nel mondo antico, infatti, ogni coniazione ha a che fare con un fatto storico”.

Il viaggio attraverso le fasi della “monetazione” reggina attraversa differenti età: la prima, la più antica è del periodo Arcaico, segue il periodo Ellenistico, Romano e si conclude con quello Bizantino.

Tutte ugualmente interessanti e ricche di fascino, raccontano l’evoluzione e le vicende delle genti reggine attraverso le raffigurazioni di quelle piccole monete racchiuse e protette nelle teche. La mostra, magistralmente illustrata con la commistione di strumenti classici, come i poster descrittivi, e strumenti modernissimi, come gli schermi interattivi che consentono agli utenti di “interrogare direttamente” le monete, ha il suo punto di forza nel “gabinetto del conio” un angolo dove in tempo reale vengono coniate le “simil” monete.

La fase forse più ricca di fascino, vuoi per l’eccezionalità dei ritrovamenti, vuoi per le straordinarie ipotesi scientifiche, è probabilmente quella più antica, il racconto delle origini della monetazione infatti parte addirittura dalla fondazione della città. Secondo l’ipotesi più acclarata, si suppone infatti, che Reggio fu fondata da un gruppo di Greci che provenivano da una regione chiamata Calcide. In quel tempo in Grecia ci fu una terribile carestia, seguita dalla peste e, come era costume, i governanti decisero di offrire un voto al dio Apollo affinché ponesse fine alle loro sofferenze. Così, recatisi a Delfi, un gruppo di Calcidesi chiese alla Piza dove avessero dovuto fondare la nuova città, la sacerdotessa rispose: “Laddove l’Apsias, il più sacro dei fiumi, si getta nel mare, laddove, mentre sbarchi, una femmina si unisce al maschio, là fonda una città; il dio ti concede la terra Ausone.”

Ecco che il gruppetto, che era tra l’altro formato da provetti marinai, comprendendo esattamente gli indizi della Piza, partì alla volta dell’estremità della terra Ausone, la Calabria antica, fino al limite in cui sfociava il fiume Apsias, il “moderno” Calopinace, e gettarono le ancore solo quando si imbatterono in una vite che si era avvinghiata al tronco di un fico, “… una femmina che si unisce al maschio”.

La prima serie monetale di Reggio risale, quindi, alla fine del VI inizi del V secolo A.C., si tratta di un incuso, (il diritto in rilievo, il rovescio concavo): si tratta di alcune dracme d’argento che presentano un toro dal volto umano inginocchiato e subito sopra una larva di cicala, chiamata “toro androprosopo”. Il toro a volto umano rappresentava nell’antichità i fiumi, gli studiosi sono portati a pensare che il fiume in questione fosse il Calopinace. Per quanto riguarda poi la larva di cicala rappresenta, certamente, la risurrezione. E’ noto infatti che il ciclo biologico di questo insetto prevede un lungo periodo durante il quale la pupa rimane in uno stato di “letargo” sotto terra salvo poi emergere dalla sua “tana”, trasformata in insetto, per affacciarsi alla vita. Dall’altro lato, però, potrebbe anche riferirsi al mito di Eracle e le cicale, quando l’eroe, tornando esausto da una delle sue imprese, chiese al padre Zeus di zittire le cicale di Reggio affinché non disturbassero il suo riposo.

In principio Reghion, come tutte le città greche, fu una democrazia, ma si avvicendarono anche periodi di terribile tirannide, tra i quali ricordiamo gli anni del dominio di Anassila. Questi aveva un programma ben chiaro: voleva prendere possesso delle feconde terre dell’Aspromonte per utilizzarne principalmente il legname con il fine di arrivare al controllo delle rotte commerciali. La realizzazione del suo intento implicava il controllo dello Stretto e la conseguente sottomissione dell’antica Zancle, l’odierna Messina; organizzò quindi un’invasione della città. Zancle fu distrutta e rifondata dal tiranno con il nome di Messina. Ecco che per realizzare il suo piano di conquista il tiranno dovette coniare moneta. La monetazione relativa è la prima serie battuta in gran numero di esemplari, la cui importanza è anche simbolica ed iconografica: al diritto, infatti, troviamo per la prima volta il leone solare, il leone di Apollo, il dio di Reggio, e nel rovescio una testa di vitello. La ratio della scelta del vitello, decisamente poco usuale nella consuetudine della monetazione greca, si riconduce, probabilmente, alla venuta di Eracle a Reggio con la mandria dei buoi di Gerione. Eracle si era innamorato del giovane Iocastos, figlio di Eolo, e qui aveva chiamato la regione “Vitulìa” (terra dei vitelli) in quanto, si racconta, che un vitello si era gettato in mare, seguito da tutta la mandria, costringendo Eracle a seguirlo per tutta la Sicilia.

Il “Regno dello Stretto” viene sconvolto, nel 480 a.c., dalla sconfitta di Cartagine, cui Reggio era alleata, da parte di Siracusa ed Agrigento, nella guerra per il controllo della Sicilia greca. Ecco che, conseguentemente, anche le modalità del conio cambiano, fino a quel momento infatti, il conio si rifaceva al “piede calcidese”, da questo momento in poi, invece, si coniò secondo il “piede attico”, tetradrammo di 17,45 g., che era quello cui faceva riferimento Siracusa. La prima produzione in tal senso è la “biga lepre” che vede al diritto la “biga di mule”, che probabilmente fa riferimento alla vittoria Olimpica di Anassila, al rovescio, invece, troviamo una lepre in corsa, probabilmente in riferimento alla costellazione “Lepus”. Anche sulle motivazioni della scelta iconografica per questa particolarissima moneta c’è una ricca serie di aneddoti, il cui più verosimile, sembra sia quello relativo alla volontà di Anassila di partecipare alle Olimpiadi del 484 a.c. cimentandosi nella corsa di cavalli con le quadrighe, ma poiché nessuno poteva competere in questa disciplina con i tiranni siracusani alla fine Anassila decise di partecipare alla corsa delle bighe tirate da mule e, sorprendendo tutti, vinse. L’entusiasmo fu tale che il tiranno greco offrì il più sontuoso banchetto che la storia ricordi ed addirittura commissionò al più famoso poeta del tempo, Simonnide, un componimento in versi in onore delle “figlie delle cavalle dai piedi in tempesta”, posto che, chiamarle mule, era sembrato “sconveniente”.

Nel 461 a.c. cadde la tirannide degli Anassilaidi ed al suo posto sorse la Prima Democrazia, conseguentemente anche la monetazione subì delle modifiche: “In una data non precisata la città strinse un patto di alleanza militare con Atene. La vita politica dovette essere contrassegnata da torbidi, che si protrassero, teste Tucidide, almeno per trenta anni. Verso il 450 a.C. Rhegion ricominciò ad emettere moneta, con una serie caratterizzata al diritto dalla testa frontale di leone e al rovescio da una figura in trono con scettro entro corona d’alloro, Leone Asclepio. Nello stesso torno di tempo la polis iniziò anche a battere frazioni non solo in argento ma anche in bronzo, caratterizzate da un costante e rapido décalage ponderale.

La figura di questa divinità, chiamata “reggina” nella leggenda è stata al centro sempre di un acceso dibattito fra studiosi. Alcuni pensano che si tratti del demos di Rhegion, celebrato dopo la cacciata dei tiranni; altri hanno pensato a Giocasto, il mitico re fondatore di Reggio, anche a causa di diversi animali che compaiono sotto il trono dell’eroe (un serpente, l’animale che diede la morte a Iokastos, e poi un gatto che gioca con la palla, una papera, un levriero, un alano, un gru, un cigno), tutti legati a divinità ctonie.”

Quando, a causa della trentennale Guerra del Peloponneso, arrivò nel porto di Reggio una nave Ateniese i progetti delle genti reggine cambiarono: gli intenti erano quelli di conquistare le Isole Eolie, Messina ed il Promontorio di Eracle, (il Capo Spartivento). Per finanziare la guerra si dovette battere moneta: molti tetradrammi e divisionali in argento ed in bronzo. Questa serie di monete risulta essere allo stato tra le più belle e raffinate tra le serie antiche “Il diritto rimase stavolta immutato, con la testa frontale di leone solare e apollineo, ormai “sigillo” della città, mentre sul rovescio la figura seduta, matura, venne raffigurata giovane, per poi essere sostituita da una splendida testa di Apollo di profilo. L’Apollo “a capelli corti”, per distinguerlo da quello, posteriore, di epoca agatoclea “a capelli lunghi”, venne rappresentato a volte con un disegno veramente superbo, soprattutto ad opera dell’incisore – rimasto anonimo – chiamato “il Maestro della foglia”, dal marchio da lui lasciato, per cui è stato evocato, sia pure a livello di suggestione, il nome di Pythagoras Reggino, anche se la moneta sembra essere più tarda rispetto al ciclo vitale del grande artista, inventore del primo canone della scultura greca. L’unico nome certo tra gli incisori reggini è quello di Cratesippo, autorizzato a “firmare” i suoi conii, come i più celebri Maestri Firmanti siracusani, quali Eumene e Eveneto.”

Questo spaccato della mostra abbraccia solo la fase più antica della storia della monetazione reggina, l’arco di tempo più lontano che presta il fianco all’utilizzo dei miti e delle leggende, un “aperitivo” che ci si augura riesca a suscitare l’“appetito” della curiosità per una realtà che è la testimonianza del nostro grande passato.

Monica Bolignano

Il sito della mostra: http://www.zeccadireggio.it/

Il video della mostra

– Il periodo Classico:

– Il periodo Ellenistico:

– Il periodo Romano:

– Il periodo Bizantino:

– Il periodo Medioevale:

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