“Piazza d’Uomo”. Filippo Sorgonà: “Nessuna scelta per i cittadini, ma solo colate di cemento”

Reggio Calabria. Alluvioni, terremoti e catastrofi naturali di varia entità hanno devastato la città di Reggio fin dall’antichità ma se c’è un evento ricorrente e puntuale registrato nell’ultimo secolo con precisione svizzera è la metodicità cinica e spietata con cui il reggino distrugge la sua storia , la sua memoria ed ogni traccia del suo passato; quasi fosse un processo catartico. E’ successo dopo il sisma del 1908 con la demolizione a suon di dinamite di parte del Castello Aragonese nonché dell’ Abbazia Normanna di S.Maria di Terreti e continua oggi senza alcun ritegno! Allora forse non esisteva ancora la “cultura” del Restauro e della Conservazione (qualche luminare potrebbe opporre) ma la cultura vera non ha alibi ed oggi men che meno visto che siamo in un’epoca in cui non solo i monumenti ma finanche il paesaggio è divenuto “bene culturale”; esistono musei pure della pasta o delle scarpe. Invece abbiamo dovuto assistere inermi allo smantellamento della pavimentazione storica del Corso senza diritto di replica per l’assurda decisione del comune di andare avanti “ad ogni costo” nel nome di una “nuova” pavimentazione (insignificante da un punto di vista artistico- architettonico) balzata alle cronache più volte, d’altronde, per palesi difetti di messa in opera; si elimina la “memoria” per sostituirla con il “nulla”: questa è la solenne lezione.
A “nulla” infatti sono valse infatti le proteste di sensibili soggetti del mondo culturale cittadino che “ a parità di condizioni” avrebbero assolutamente preferito la pavimentazione basaltica dello scorso inizio secolo che, quantomeno, evidenziava una “continuità” estetico-­architettonica con altre parti della città che ad oggi ancora la conservano intatta e gradevolissima alla vista. Il comune decide di andare avanti ed il corso scompare sotto gli occhi e sotto i piedi dei reggini. La città è un cantiere aperto fintanto da mettere in discussione anche lo svolgimento regolare delle feste patronali che vedono nella “processione della Madonna” il loro momento topico con decine di migliaia di fedeli che si riversano nell’arteria principale cittadina. Non solo il corso, tuttavia, ma anche Piazza Italia, Piazza Camagna, Piazza Garibaldi e la centralissima Piazza del Duomo risultano del tutto o parzialmente fruibili.
Sul nuovo progetto del Duomo c’era stata una sollevazione popolare che registrò la nascita di comitati che, dalle pagine dei quotidiani a quelle dei social­networks, animarono a suo tempo un avvincente dibattito che portò, finalmente, al progetto attuale più o meno condiviso dalla cittadinanza anche se con legittime riserve .
Ed ecco che il “pranzo è servito”! Prima gli alberi letteralmente “decapitati” con le radici tranciate in più parti giustificando l’azione come “necessaria potatura” ; adesso il ritrovamento di reperti archeologici di cui non si è voluto far sapere nulla alla cittadinanza né circa la loro natura né sull’opportunità o meno di valorizzarli bloccando lavori di pavimentazione solo ed esclusivamente nelle aree interessate. Non solo tracce di “muri” ma anche “cocci” e molti “frammenti” ben conservati in sacchetti di plastica dagli “addetti ai lavori” della Sovrintendenza fotografati da vari cittadini durante la delicata operazione di recupero. Si sollevano legittime domande che sia il comune che la sovrintendenza stessa lasciano senza alcuna risposta. Cosa sono quei resti? Perché non recuperarli come “memoria” a prescindere dal loro valore? Perché non valorizzarli come in qualsiasi città civile che meriti di essere definita tale? Silenzio assoluto;assordante. Quel comune, che nasceva sulla promessa del recupero della bellezza e dell’armonia proprio in quella piazza Duomo da cui il neo­sindaco, nel suo primo comizio da primo cittadino, si rivolse a tutti i reggini annunciando il ritorno della primavera , sembra ora sprofondato nella più fredda notte invernale.
Ad oggi né il giovane sindaco della svolta né il suo assessore alla cultura sembra si siano prodigati per la scelta di recupero di questi ritrovamenti nulla opponendo alla prosecuzione della pavimentazione e della cementificazione dei siti in questione ( già avvenuta per uno di questi) . Comune che dopo un anno non ha attivato, violando il suo stesso statuto, le dovute consulte per la partecipazione di cittadinanza, associazioni e soggetti della “società civile” alla vita amministrativa schiaffeggiando una già precaria democrazia . I reggini vanno solo interpellati al momento delle elezioni e della questua dei voti? Vi siete dimenticati delle promesse di “Palazzo di Vetro” in cui la trasparenza doveva essere il primo atto di riconciliazione ad una città mortificata da un commissariamento per mafia? Dov’è il palazzo “aperto” ai cittadini in cui le istanze e le richieste della collettività avrebbero dovuto dettare i contenuti e l’agenda del governo cittadino? Oggi a Reggio è di nuovo in lutto la nostra “memoria storica” uccisa da ignoranza, saccenza e superbia. Avremmo voluto esercitare il diritto di scelta per una “Piazza D’Uomo” e non per una colata di cemento con addosso la maschera del “progresso”. La democrazia non va più di moda e la tirannia si veste di “modernità”.

Filippo Sorgonà
Operatore culturale

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