Impieghi bancari. Berna (Ance): “In Calabria meno dell’1% del totale, sistema creditizio iniquo. Bonus occupazione? Beffa per il Sud”

Catanzaro. “Gli ultimi dati Bankitalia sugli impieghi e le sofferenze bancarie nel nostro Paese confermano una situazione nota da tempo ma oggi evidente in tutta la sua drammaticità: l’atteggiamento degli istituti di credito è il paradigma di un’Italia che procede a due velocità, con un Nord in cui l’erogazione di finanziamenti è copiosa e un Sud in cui i ‘rubinetti’ sono chiusi in maniera ermetica”. E’ quanto afferma il presidente di Ance Calabria, Francesco Berna, che prosegue: “La distanza che separa il Mezzogiorno dal resto del Paese è riassunta da un dato eloquente: il sistema bancario ha effettuato impieghi in Calabria per 6 miliardi di euro (meno dell’1% di tutti gli impieghi complessivi) e 216 miliardi in Lombardia. Ovvero 3mila euro procapite per ogni nostro corregionale contro i 21.600 di un cittadino lombardo. Si potrebbe pensare alla ‘solita’ disparità di trattamento nei confronti della nostra terra. Invece – prosegue il rappresentante dei costruttori edili – la situazione è molto più grave e investe l’intero sistema creditizio del Paese, che ha testa e cuore al Nord. Infatti, gli impieghi nella sola Lombardia sono più del doppio di quelli che le banche hanno concesso a tutte le regioni meridionali e insulari messe assieme: in Sicilia, Sardegna, Calabria, Basilicata, Campania e Puglia cittadini e imprese hanno ottenuto poco più di 90 miliardi. Ovvero quanto la sola Toscana”. Francesco Berna prosegue: “Tutto questo alimenta la crisi interminabile del Sud. Se gli stanziamenti dello Stato diminuiscono e le banche non svolgono una delle loro funzioni fondamentali, quella di concedere finanziamento, nessuna crescita economica sarà possibile nel nostro territorio. Oggi un imprenditore del Sud ha scarsissime, se non inesistenti, possibilità di realizzare un progetto o trasformare in prodotto un’idea dalle buone potenzialità di mercato. Dinanzi a questa situazione, è retorico ogni riferimento ai giovani, alle startup, alla necessità di incentivare l’autoimprenditorialità e alla propensione al rischio: gli investimenti in risorse umane, in beni strumentali, in innovazione tecnologica sono preclusi, mentre le opportunità di sviluppo restano chimere”. A ciò vanno aggiunti i risultati, che Berna definisce “beffardi”, del bonus occupazione. Secondo quanto svelato da Demoskopica, dice ancora il presidente di Ance Calabria, “dei 3,5 miliardi di fondi Fas sottratti al Sud un anno fa dal Governo, il 69% è stato destinato agli sgravi nelle regioni del Centro-Nord e appena il 31% al Mezzogiorno. Quest’ultima area del Paese si è fatta carico di assicurare all’Agenzia per la coesione il 98% delle coperture finanziarie, ma tale sforzo ha garantito appena 364mila nuovi posti di lavoro contro le 794mila assunzioni incentivate nel Centro-Nord. E adesso, nel 2016, ci ritroviamo ad avere sgravi per neoassunti di appena il 40%, mentre fino al 31 dicembre scorso il beneficio era integrale”. Berna incalza: “La questione meridionale conferma la propria drammatica attualità. Il Sud versa in uno stato di crisi profonda, forse irreversibile. Per questo riteniamo sia di vitale importanza rilanciare la centralità di un problema atavico di cui lo Stato, in primis con il Governo, deve farsi carico. Non vogliamo una nuova Cassa per il Mezzogiorno. Chiediamo però giustizia sociale e una distribuzione più equa delle risorse e delle opportunità, che devono essere maggiori per chi parte, come il Sud, da condizioni di svantaggio e sottosviluppo. La fine dell’assistenzialismo è un dovere dello Stato, ma il sostegno all’economia sana è un diritto di cittadini e imprese. E chi ha la responsabilità del Paese – conclude Berna – non può esimersi dal rispettare il valore dell’indissolubilità della Nazione”.

Exit mobile version