Siamo tutti un po’ Scatorchio

Reggio Calabria. Secondo appuntamento con la rassegna invernale La Casa dei Racconti, organizzata dall’Associazione culturale Spazio Teatro, Groppi d’amore nella scuraglia, tratto dal racconto di Tiziano Scarpa, interpretato da Silvio Barberio, della Compagnia Teatrale Carichi Sospesi.
In un luogo non ben identificato ed in un tempo non esattamente individuato, che parrebbe molto lontano, per il sapore ed il tenore del racconto, ma che, al tempo stesso, risulta chiaramente collocato ai giorni nostri, un originale personaggio senza età, Scatorchio è il protagonista della nostra serata che racconta, utilizzando un linguaggio decisamente personale – una nuova ed originale lingua perfettamente costruita e musicalmente riuscita – il suo amore per Sirocchia.
A metà strada tra racconto, poesia e fiaba, in un crescendo che lascia quasi senza fiato, sia per la velocità nella narrazione che per l’avvicendarsi degli accadimenti, nella storia si susseguono dialoghi incredibili e riflessioni profondissime in un diretto interloquire confidenziale – addirittura – con la divinità.
Scatorchio, nella sua semplicità, è un uomo fuori dal comune, rozzo ma al tempo stesso ricco di poesia, sprizza passione, sensibilità ed è talmente tanto diretto nei suoi ragionamenti che rasentare l’estremismo; ma è un uomo vero, il frutto del suo percorso di vita che si appalesa nelle diverse sfumature della sua evoluzione davanti ad un pubblico congelato ed attento.
Non è facile essere Scatorchio, lasciare libere le contraddizioni interiori, domare le consuetudini sociali ed avere il coraggio di dire quello che si pensa, c’è – probabilmente – un po’ di Scatorchio in ognuno di noi: sta gridando adesso, sta urlando in quella lingua diversa che non ci sforziamo di comprendere, quei suoni che ci colpiscono, ma non abbiamo bisogno di grammatiche o di vocabolari, ne consociamo perfettamente il significato ed il senso … è il sapore agrodolce della vita e delle debolezze umane.
Incredibile l’interpretazione di Barberio, non tanto per la gestualità del corpo quanto per l’espressività della mimica facciale e la scioltezza con cui possiede, oramai, questa lingua particolarissima.

Monica Bolignano

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