Pagliacci Clandestini: un sorriso in Pediatria

Reggio Calabria. L’arcobaleno è quel meraviglioso fenomeno atmosferico che si verifica dopo un temporale: un fascio di colori che automaticamente porta la mente a pensare alla magia ed alla spensieratezza dell’infanzia. Ma non esiste solo il fenomeno atmosferico, esistono anche arcobaleni di altro tipo come l’ “arcobaleno umano” che visita abitualmente il reparto di pediatria dell’Ospedale Riuniti: variopinti e sorridenti pagliacci che intrattengono i giovanissimi degenti regalando loro qualche ora di spensieratezza.
Questa settimana oltre ai palloncini colorati ed alle simpatiche gag la squadra dei Pagliacci Clandestini ha provveduto a donare al reparto di pediatria un carrello visita di ultima generazione, per un valore di 1400 euro. Non nuovi a queste iniziative, negli scorsi anni, sempre previa consultazione con i responsabili dei reparti, hanno provveduto a donare altra strumentazione, un oftalmoscopio ed un otoscopio. «Siamo presenti anche nel reparto di oncologia e nel reparto trapianti – dichiara Santo Nicito – e svolgiamo la nostra attività, gratuitamente, anche presso i reparti di pediatria dell’ospedale di Locri e di Polistena».
«Siamo molto contenti delle loro visite – dichiara il primario Demetrio Costantino – insieme ad altre due associazioni, la AVIO e la ABIO, rendono il nostro lavoro più semplice». Ogni bimbo che arriva in ospedale è sottoposto al “trauma” da ricovero, che può aggravarsi di fronte a lunghe permanenze, la visita dei clown integra la terapia medica coadiuvando il piccolo paziente e sostenendo psicologicamente lui e la famiglia.
E’ scientificamente provato che, l’intervento della clownterapia, produce effetti positivi nei confronti di tutti coloro che sono coinvolti nel processo terapeutico; in particolare nei pazienti riduce la somministrazione di analgesici, i tempi di degenza ed aumenta le difese immunitarie e la produzione di endorfine.
Occorre evidenziare infatti che la prima forma di comunicazione del bebè è il sorriso. Il bambino, infatti, tra i tre ed i sei mesi risponde attraverso il sorriso – non ad una persona specifica – ma solo allo stimolo prodotto dal segno-gestalt, costituito dalla linea d’impianto dei capelli, dalla fronte, dagli occhi e dal naso e l’introduzione di questo precursore dell’oggetto rappresenta, per lo sviluppo del bambino, una tappa fondamentale per la genesi delle sue relazioni gestuali.
Freud sosteneva che attraverso il sorriso, che è tra l’altro una delle prima manifestazioni spontanee, l’uomo riduce le proprie inibizioni e libera una tensione psichica minima attraverso la via fisiologica. La risata è quindi un comportamento istintuale, programmato dai nostri geni: il cervello riceve uno stimolo risorio, si verifica cioè una situazione che spinge al riso, questa situazione viene percepita da una zona del cervello, detta encefalo, e scatena un meccanismo riflesso. Ecco che dal talamo e dall’ipotalamo parte l’impulso per il sorriso che arriva i nervi facciali i quali, a loro volta, stimolano i muscoli risorio e zigomatico. Più l’impulso è forte e più arriva lontano fino al diaframma ed ai muscoli dell’addome.
Norman Cousins – nel suo libro La volontà di guarire – ha sostenuto che un paziente attraverso la forza di volontà, indubbiamente coadiuvata dalla collaborazione scientifica del medico, può guarire da una grave malattia. Il giorno in cui gli fu diagnosticata una grave malattia del collageno iniziò una propria terapia di base: 10 minuti di risate al giorno unite alla somministrazione giornaliera di 25 grammi di acido ascorbico.
Cousins inaugura una nuova strada in campo scientifico: lo studio dei reali benefici psichici e fisici dati dalle emozioni positive e dalla risata.
Sono trascorsi molti anni da quando queste idee per la prima volta si sono affacciate nel campo scientifico. Oggi molte di queste teorie si sono evolute ed hanno preso vita grazie ai clown che hanno assunto, in ogni parte del mondo, il ruolo di facilitatori. È pacificamente riconosciuta, infatti, l’assoluta efficacia dell’intervento dei clown tramite l’utilizzo della risata e del divertimento come strumenti terapeutici. Effettivamente, l’altro pomeriggio, con l’arrivo dei clown in reparto l’atmosfera è realmente cambiata e – con l’arrivo del nuovo carrellino – questa volta i clown hanno strappato un sorriso anche agli operatori.

Monica Bolignano

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