Guardie ambientali WWF: gli antichi Romani e l’applicazione delle moderne teorie criminologiche

Reggio Calabria. Anche questa settimana si è tenuta, nella suggestiva cornice delle Officine Miramare, la lezione del corso organizzato dal WWF per le aspiranti guardie ambientali. Un percorso impegnativo che vedrà i volenterosi ambientalisti impegnati ancora per 11 lezioni. L’appuntamento ha visto un doppio impegno, con due relatori d’eccezione: la prima parte della lezione, infatti, è stata tenuta dal Commissario Capo del Corpo Forestale dello Stato, Pietro Guerrera, che ha trattato in modo abbastanza scorrevole, anche per i non addetti ai lavori, le varie fasi del procedimento penale; un’overture necessaria per preparare i corsisti alla parte più calda della lezione quella relativa all’approfondimento della Legge n. 189 del 2004, introdotta con il brocardo latino “saevitia in bruta est tirocinium crudelitatis in homines”.
Guerrera ha, infatti, ha evidenziato il fatto che gli antichi Romani si sono dimostrati molto più attenti e sensibili verso gli animali rispetto alle moderne società “evolute”, per la semplice ragione che partivano dalla riflessione di base, che trova riscontro anche in molte teorie poste alla base della moderna criminologia, che “la crudeltà sugli animali è un allenamento per la crudeltà sulle persone”; ecco che, per ragioni di ordine ed equilibrio sociale, un tale comportamento deve essere considerato un termometro di allarme; questo assunto trova il suo fondamento nei casi di scuola. Molti serial killer, infatti, hanno manifestato una sintomatologia comportamentale raggruppata sotto il nome di Triade di MacDonald – teorizzata nel 1963 – che ricomprende oltre all’enuresi notturna, alla piromania anche la crudeltà sugli animali (Jeffrey Dahmer, il noto cannibale di Milwaukee da bambino impalava i cani e conficcava chiodi nei gatti, era solito trascorrere intere giornate in cerca di animali morti, una volta trovati, li portava a casa e dopo averli sezionati, fotografati e disegnati nelle varie fasi della dissezione compiva esperimenti sullo sciogliere i resti con l’acido oppure triturava le ossa).
Ma vi è di più, mentre, in principio, la normativa contenuta nei nostri Codici si riferiva all’animale inteso come res e come tale la sua tutela era strettamente collegata alla capacità dello stesso di produrre reddito – tanto che la norma di riferimento veniva ricompresa nell’ambito dei delitti contro il patrimonio – oggi, nel testo redatto con l’ausilio di un gruppo di giuristi della LAV, si è codificato un principio che ha un fondamento decisamente opposto rispetto all’obsoleto articolo 727 CP: gli animali vengono tutelati in via diretta in quanto, ogni azione crudele e gratuita di cui sono oggetto, offende il comune sentimento di pietà umana.
Senza troppo approfondire le questioni di diritto ma per riuscire a dare, anche ai non addetti ai lavori, la misura dell’evoluzione del pensiero del legislatore in questo senso è sufficiente accostare il testo di due articoli del codice penale: l’art. 575 “Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni 21”, e l’art. 544 bis “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da 4 mesi a 2 anni.”, la costruzione della norma è identica. Durante la seconda parte della lezione – che ha avuto come relatore Massimo Gurnari dell’ASP – si è affrontato il delicato tema del trasporto degli animali vivi e della conseguente attuazione del Reg. n. 1 del 2005.
Gurnari ha illustrato, contemporaneamente alla normativa, in modo molto pratico le modalità attraverso cui il personale preposto provvede ad effettuare i controlli ricomprendendo anche un’ampia casistica di esempi concreti che hanno mantenuto viva l’attenzione dei corsisti ed acceso il dibattito sulle zone d’ombra della normativa. Purtroppo ogni settimana il tempo si dimostra tiranno e le quattro ore di lezione scorrono troppo in fretta.

Monica Bolignano

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