Rischio dissesto finanziario per Reggio Calabria? La Cosa Pubblica: “La città deve sapere”

Reggio Calabria. Le recenti vicende riguardanti le gravi e perduranti sofferenze economiche dell’Ente comunale dimostrano che a Reggio Calabria si continua ad amministrare senza tenere in conto il diritto dei cittadini a conoscere la reale situazione né a valutare le possibili soluzioni disponendo di una informazione corretta e trasparente da parte dell’Amministrazione Comunale. La richiesta di pignoramento, ieri parzialmente accolta, da parte dei liquidatori della società mista Leonia, come si ricorderà, ha prodotto nelle scorse settimane una serie di accuse incrociate tra i responsabili del disastro passato e quelli dello stallo attuale. L’assessore al bilancio Neri, infatti, accusa – giustamente – le passate amministrazioni della “finanza creativa” che ha prodotto i debiti, mentre gli ex scopellitiani promuovono un’improbabile richiesta di risarcimento per lo scioglimento per mafia. In aggiunta, in una successiva intervista, l’assessore Armando Neri, ricorda “gli errori del passato che ricadono sulle spalle dei cittadini” e annuncia uno strenuo impegno dell’amministrazione Falcomatà per evitare il dissesto. Non si tratta di un impegno nuovo e l’assessore, nella medesima intervista, lo ricorda: “abbiamo spalmato i fondi di rotazione… non consentiremo il dissesto finanziario che sarebbe un’ulteriore mortificazione per la città” (Neri, 18 aprile 2016).
Tuttavia, rileviamo la contraddittorietà tra quello che l’assessore al bilancio ha dichiarato in sede di approvazione dello scorso bilancio, “abbiamo seriamente valutato la procedura di dissesto” e quello che dice oggi: “il dissesto non è nemmeno da considerare”. Si tratta di affermazioni contraddittorie, quanto palesemente manipolatrici sono le seguenti: “in una città dissestata diminuiscono ulteriormente i margini di manovra sui tributi” e “il dissesto proietterebbe Reggio in un cono d’ombra dal quale la città si riprenderebbe solo tra cento anni (sic!)”. (Neri, 18 aprile 2016). Infatti, come ogni reggino sa dal 2012, perché lo vive sulla propria pelle, contrariamente a quanto l’assessore vorrebbe dargli a bere, i tributi comunali sono già al massimo e lo saranno ancora per lungo tempo. Anzi, l’amministrazione Falcomatà, “spalmando il debito”, ossia allungandolo nel tempo, non ha fatto altro che protrarre questa situazione, addirittura con la sfrontatezza di mascherare il minore importo annuale delle rate (il cui numero però aumenta) come un “risparmio”!
E ancora, come ogni reggino sa, contrariamente a quanto l’assessore tenta di propinargli, il dissesto in cinque anni avrebbe riportato la città alla normalità. Ne saremmo stati già praticamente fuori se lo avessero dichiarato i commissari al tempo del loro insediamento. Avremmo avuto da stringere la cinghia per soli tre anni ancora, se lo avesse fatto Falcomatà. Il cammino seguito, invece, è stato l’opposto: l’amministrazione ha spalmato i debiti dei cittadini su un numero ancora maggiore di anni (oltre 30!) pur di evitare il dissesto che, vista la situazione attuale, dovrebbe invece essere preso in seria considerazione da un’amministrazione che abbia a cuore la città. Anzi, come la cronaca di questi giorni ci dice, al salasso di questi anni si aggiungono gli spropositati aumenti di alcune tariffazioni per i servizi comunali, perché, evidentemente, i cittadini non sono stati spremuti abbastanza. Il tutto, senza che si intraveda uno straccio di quella trasparenza e condivisione delle scelte propagandata in campagna elettorale, dato che lo scorso bilancio è stato licenziato in poche ore, senza che neppure il consiglio comunale approfondisse (come testimonia l’imbarazzante video della diretta della seduta, nella quale neppure i consiglieri relatori di maggioranza hanno praticamente proferito parola evitando scientificamente di illustrare nel merito le loro proposte).
La città, invece deve sapere e invitiamo l’assessore Neri e la giunta comunale a dare seguito concreto alle loro professioni di trasparenza e partecipazione.
Intanto, informino la città, anche sul caso Leonia. Sappiamo bene delle gravi responsabilità del passato, ma riteniamo che la cittadinanza debba conoscerle in maniera analitica, voce per voce. Se la vicenda del debito con Leonia è da ascriversi alla finanza creativa di Scopelliti e Arena, che hanno “sperperato denaro per anni in maniera scellerata e senza badare ai conti” senza che “che in questo caso le spese fatte non hanno portato alcun beneficio concreto sul territorio, se non per i pochi adepti e sodali di una parte politica” (Neri, 15 aprile 2016), dovremmo dunque inferire che tali scelleratezze siano state compiute con la partecipazione della società Leonia. Sarebbe allora opportuno che l’assessore Neri e il sindaco affiancassero il dott. Abenavoli, che potrà fornire alla città notizie di prima mano giacché è stato consigliere di amministrazione proprio di Leonia negli anni passati (e oggi da loro posto a capo delle nuove società Castore e Polluce), in un incontro con la cittadinanza che spieghi come è stata gestita Leonia e quali sono i crediti che oggi vanta e non dovrebbe, invece, esigere.
Vorremmo sapere, analiticamente, quali siano le spese che non hanno portato beneficio alla città, ma solo agli adepti e sodali della destra, e vorremmo lo facesse chi gestiva, come Abenavoli, la società che le ha materialmente prodotte. Allo stesso tempo, l’operazione verità potrebbe coinvolgere quei liquidatori della Leonia nominati dai commissari che oggi chiedono i pignoramenti al Comune e che sono contemporaneamente destinatari di incarichi legali importanti da parte dell’amministrazione Falcomatà. Siamo certi che i responsabili dello sfascio passato persisteranno nella loro difesa a riccio. Dovrebbe invece essere diverso il caso di quegli amministratori che hanno gestito il Comune o le partecipate durante gli anni del sacco di Reggio, e che Falcomatà ha candidato nelle sue liste o ha nominato per gestire importanti settori comunali. Vogliamo credere siano stati scelti perché hanno tenuto un atteggiamento di critica e denuncia delle storture del passato (cosa della quale non si ha ancora notizia) o siano comunque disponibili, almeno oggi, a mettersi al servizio di un’operazione di verità che ancora stenta inspiegabilmente ad avviarsi.

Per l’associazione “La Cosa Pubblica”
Stefano Morabito

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